Dopo le trattative e le indiscrezioni degli ultimi giorni, la chiusura della casa di cura Villa Esther diventerà ufficiale a partire dal 22 giugno. La direzione sanitaria, gestita dalla Pineta Grande spa, ha informato i centri accreditati e l’Azienda Sanitaria Locale dell’interruzione delle attività in accreditamento con il Sistema Sanitario Nazionale. Continueranno ad essere operative solo quelle relative ai servizi assistenziali e ambulatoriali privati.
Inoltre, è stata avanzata la richiesta ufficiale di autorizzazione al trasferimento dei 49 posti letto in dotazione della struttura di San Tommaso. Ben 40 sono destinati alla Pineta Grande a Castel Volturno, mentre gli altri 9, afferenti al ramo di ortopedia, saranno ricollocati presso la Clinica Santa Rita di Atripalda. Uno spostamento che ricade nel cronoprogramma del progetto di ampliamento del Pineta Grande Hospital che, di fatto, assorbirà Villa Esther.
Le principali sigle sindacali UilFpl, Ugl, CislFp e Nursind a seguito di un nuovo rinvio dell’accordo in sede sindacale sul ricollocamento del personale attualmente in servizio presso la struttura di Avellino alla Clinica Santa Rita, hanno richiesto ai vertici aziendali un incontro urgente per conoscere le ragioni ed eventuali diverse decisioni. La novità rispetto alle precedenti interlocuzioni è la richiesta della presenza della futura proprietà dell’ospedale di Atripalda che è in una fase di trattativa di cessione a favore della Nefrocenter.
Degli 80 dipendenti attualmente impiegati presso Villa Esther, per sole 24 unità erano state fornite garanzie di continuità occupazionale nel trasferimento del ramo di ortopedia ad Atripalda. Se dovesse essere confermato, in ballo ci sono altri 56 dipendenti dei quali, al momento, non si conosce il futuro. Intanto i sindacati di categoria attendono risposte dalla direzione sanitaria e dalla Nuova Domiziana spa. Qualora si dovesse rendere necessario – fanno sapere gli esponenti delle organizzazioni sindacali – sono pronti a proclamare lo stato di agitazione.
La provincia di Avellino perde un punto di riferimento sanitario diventato, negli anni, un fiore all’occhiello per l’Irpinia.