Operazione “Grande Carro”: le mani della mafia foggiana sull’agroalimentare, interessi in Alta Irpinia – IL CIRIACO

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Immagine di repertorio

Associazione mafiosa, riciclaggio, sequestro di persona a scopo di estorsione, detenzione illegale di armi ed esplosivi, truffe per il conseguimento di erogazioni pubbliche e concorrenza illecita con minaccia o violenza: sono le accuse a carico di 48 persone indagate a vario titolo nell’ambito di una inchiesta condotta dal Ros dei carabinieri, dal comando per la tutela Agroalimentare e dai comandi provinciali dell’Arma. L’operazione – denominata Grande carro – ha coinvolto le province di Avellino, Bari, Brescia, Brindisi, Chieti, Foggia, Forlì Cesena, Imperia, Lecce, Napoli, Rimini, Salerno e Teramo. I dettagli sono stati illustrati nel corso della videoconferenza stampa a cui hanno partecipato il procuratore nazionale antimafia Cafiero de Raho, il procuratore di Bari Roberto Rossi, il comandante del Ros Pasquale Angelosanto, il comandante del reparto tutela agroalimentare di Salerno Giorgio Borrelli, il vicepresidente di Eurojust Filippo Spiezia e il vice direttore generale di Olaf (ufficio europeo per la lotta antifrode) Ernesto Bianchi.

Le accuse vanno dall’associazione di tipo mafioso, riciclaggio, estorsione, illecita concorrenza con minaccia o violenza, sequestro di persona a scopo di estorsione, detenzione illegale di armi e esplosivi, truffe per il conseguimento di erogazioni pubbliche (anche con riferimento a quelle Ue) ed altri delitti. I provvedimenti scaturiscono da un’indagine avviata dal Ros che – dopo la cattura del latitante Francesco Russo in Romania – si è concentrata sulle dinamiche criminali riconducibili alla batteria “Sinesi-Francavilla”, organizzazione mafiosa sviluppatasi alla fine degli anni ’80 nella Provincia di Foggia, la cui esistenza è stata giudiziariamente accertata da numerose sentenze passate in giudicato.
Strutturato in ”batterie”, nel corso degli anni, il sodalizio ha subito un fenomeno di modernizzazione criminale che lo ha portato ad orientarsi verso un più evoluto modello di mafia degli affari. Le indagini hanno consentito di documentare l’esistenza di una articolazione della batteria attiva a Foggia, Orta Nova (Fg), Ascoli Satriano (Fg) e Cerignola (Fg), con interessi su Rimini e l’Alta Irpinia, nonché in Bulgaria, Romania e Repubblica Ceca. Ed ancora, ruoli e funzioni degli affiliati all’interno della consorteria che rispondeva a Francesco Delli Carri, storico esponente della Società foggiana e a suo fratello Donato. Soggetti impegnati nel reinvestimento dei proventi illeciti nel settore immobiliare e nelle truffe per l’indebita percezione di contributi per l’agricoltura erogati dall’UE e dalla Regione Puglia. Sono emersi inoltre rapporti dei Delli Carri con esponenti della criminalità garganica e di Canosa di Puglia (Bt), grazie ai quali hanno potuto esercitare le proprie attività illecite in quelle aree.



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