Dalla novità asporto/domicilio alla riapertura al pubblico: così bar e ristoranti affrontano l’emergenza – IL CIRIACO

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Da ormai quasi 20 giorni bar e ristoranti di vario genere hanno potuto dare un nuovo input al proprio locale, grazie alla concessione del servizio a domicilio e poi quello d’asporto. Salvo sorprese, inoltre, da lunedì dovrebbero poter riaprire i propri locali al pubblico, seppur con misure restrittive ingenti per quanto riguarda l’ingresso della clientela.

Abbiamo quindi intervistato i proprietari di bar e ristoranti irpini, che ci hanno spiegato sia come hanno vissuto questo frangente fatto solo di servizio d’asporto e a domicilio, sia di che presagi anno sull’ormai prossima riapertura al pubblico.

A partire da Luigi Galluccio, del Gallimbo Bar: “Sicuramente la situazione che si è presentata a partire dal 27 aprile è la più particolare e difficile che abbia mai affrontato in quasi 15 anni di attività. Quello che non è mancato è stato però il desiderio di rimettermi in moto accettando e rispettando tutte le restrizioni del caso, a partire dalla sanificazione prima dell’apertura a quelle giornaliere, come da decreto e via discorrendo. Quindi ho trascorso la settimana dal 27 aprile al 2 maggio effettuando solo consegne a domicilio che i clienti prenotavano online o telefonicamente. Ho vissuto il mio bar in maniera insolita, in solitaria, senza interfacciarmi con nessuno dall’altra parte del bancone. Cosa che invece è un po’ stata possibile a partire dal 4 maggio fino ad ora: anche se solo per il tempo di ritirare le ordinazioni da asporto e con il dovuto distanziamento, ho avuto modo di avere comunque più contatto con i miei clienti. È proprio grazie alla loro risposta positiva davanti alle mie iniziative che non ho mollato dopo le incertezze dei primi giorni e ho capito che, nonostante la difficoltà del momento, era giusto continuare a lavorare, anche con più determinazione di prima.
Certo, la normalità è ancora lontana ma a piccoli passi la stiamo raggiungendo. Sul futuro non riesco mai a pronunciarmi, forse un po’ per scaramanzia. Ma sono fiducioso e positivo, magari ci vorrà un po’ per entrare nella giusta ottica, nel gestire per bene il distanziamento, nel ritrovare un nuovo modo per far sentire i miei clienti a casa anche solo per il tempo di un caffè velocissimo, il tempo di togliere e rimettere la mascherina. Credo che però con la collaborazione e il buonsenso di tutti riusciremo ad ottenere buoni risultati e un clima più disteso, soprattutto grazie alla riapertura di tutte le altre attività che fino ad ora hanno dovuto per forza tenere le saracinesche abbassate. Ecco, in questo mi sono sentito molto più fortunato di tanti miei colleghi commercianti che non hanno avuto la possibilità di rimettersi in gioco come invece ho potuto fare io. E quindi con lo stesso spirito propositivo che ha contraddistinto l’inizio di questa seconda fase, sono pronto ad affrontare anche quest’altra sfida
“.

Diversa la situazione della Hosteria Giù da Thomas, di Thomas Taccone, che dovrà far fronte a uno spazio molto limitato nel suo locale oltre all’impossibilità di usufruire del suolo pubblico a titolo gratuito a causa della mancanza di spazio: “A differenza di ristoranti o pizzeria, essendo noi una trattoria, l’asporto non era sufficiente per mantenere le spese dell’azienda, quindi sono rimasto chiuso e lo sono tutt’ora. Sto aspettando il decreto per capire come dobbiamo tutelarci sia per quanto riguarda le norme di sicurezza sia per far sedere le persone, e quindi come modificare il locale dallo stato attuale. La mia è una situazione particolare: ho una piccola osteria di circa 30 posti, quindi dovrei ridurre, con la misurazione di cui si parla, i posti a sedere fino al 20%, restando con sole 8 sedute, avendo io un locale con 24 mq calpestabili. Molti si arrangeranno con lo spazio esterno, che verrà concesso gratuitamente, ma io anche in questo senso ho un problema: il mio locale si trova al centro storico, dove c’è la dogana. I lavori non partiranno per ora, non ci saranno riqualificazioni a breve, e proprio nel mio vicolo c’è anche un passo carrabile causa garage, con conseguente passaggio delle macchine.
L’unica alternativa percorribile sarebbe quindi rendere lo spazio della dogana agibile al passeggio: l’anno scorso fu sfruttato per la musica, sarebbe illogico poterlo utilizzare per un evento musicale, con decibel altissimi, e non per il passeggio. Chiediamo quindi al sindaco e all’assessore un contributo: sarebbe l’unica salvezza per l’osteria. Adesso stiamo provando anche a reinventarci, dando vita ad uno street food in alternativa alla sola osteria. Quando prendi un locale al centro storico vai incontro a tante difficoltà: sono arrivato 2 anni fa, prima del bando pubblico, ci ho creduto, quando nessuno avrebbe aperto. L’ho fatto per una questione affettiva,per continuare nella ristorazione, con i miei zii che hanno un ristorante e con i miei genitori che hanno avuto un bar in quella zona per tantissimi anni. Ma gli stessi miei problemi li affronteranno anche altri piccoli locali come Martella e Gino e la Giraffa
“.

Questa l’opinione invece di Chiara Di Maio, proprietaria di Dulcis in Furno: “All’inizio abbiamo rinunciato al domicilio, per concentrare tutto sull’asporto, che è più semplice da gestire. Ovviamente le modalità in cui si svolge sono complicate: molti non hanno inteso che non possono consumare davanti al bar, che non si può entrare all’interno, poi le forze dell’ordine sono giustamente sempre presenti, si lavora quindi sempre con tanta ansia. Quello che ho notato e che fa piacere è che le persone, nel rispetto delle regole, hanno voglia di ricominciare a vivere, gustarsi gelato dolce, a molti è mancato il caffè del bar. Riprendere con responsabilità non significa essere irresponsabili.
Per la riapertura vera e propria al pubblico dobbiamo comunque aspettare l’ordinanza di De Luca. Stanno venendo fuori una marea di indiscrezioni, ma linee guida certe ancora non ci sono. Sicuramente sarà importante la disponibilità da parte dei comuni, nel mio caso di Avellino e di Atripalda, di farci utilizzare spazi esterni più larghi a titolo gratuito o comunque con una forte scontistica, c’è il problema però che non tutti i locali possono usufruirne per mancanza di spazio in alcune zone. In tutto questo sicuramente sono avvantaggiati i locali più ariosi. Comunque se questa è la tendenza per quanto riguarda l’affluenza di persone siamo speranzosi. Rimangono sempre però tanti punti interrogativi: vivo alla giornata, tutti i feedback positivi dei clienti li recepisco, ma fare previsioni ora è davvero impossibile“.

Il rischio di non riaprire per chi ha un locale piccolo c’è, come ci spiega Palmiro Ragno della Pizzeria Erre Club’s, in attesa di novità per l’utilizzo del suolo pubblico all’esterno della sua pizzeria: “Ringraziando Dio la risposta c’è stata, ho avuto ottimo riscontro, tutti erano desiderosi di pizza. La prima settimana è stata una bellissima realtà, quella successiva un po’ meno, con l’euforia del momento che era leggermente passata, quindi si sta lavorando ma non troppo. Di certo non si può fare un paragone col periodo antecedente la pandemia, servire anche ai tavoli è tutto diverso, na ci stiamo abituando a questa nuova vita. C’è da dire che gli incassi sono 1/3 rispetto a prima, ma va bene così: abbiamo ripreso l’attività in mano, con una quasi normalità lavorativa, ci accontentiamo di quello che c’è.
Per quanto riguarda la riapertura del locale al pubblico, le restrizioni di cui si parla per il servizio ai tavoli ci mettono in seria difficoltà: nel locale, con la metratura che ho, potrei ospitare 8 persone. A questo punto il servizio ai tavoli lo escludo e continuo con il servizio d’asporto e a domicilio almeno fin quando non ci sarà la possibilità di riavere il 60% tavoli. Sono però speranzoso per l’utilizzo del suolo pubblico di cui parlava il Comune, spero nella chiusura del centro storico: augurandoci succeda, si potrebbe usufruire di più spazio, e poi le persone preferiscono stare all’aperto in questo momento. Aspettiamo quindi che il Comune ci dia l’ok, spero in un buon risultato. In questo senso però la proposta sarebbe valida solo venerdì e sabato, ma così è poco, tanto più che io ed altri imprenditori  abbiamo presentato una richiesta per poter usufruire dello spazio pubblico tutta la settimana, cercando così di tornare non dico ai ritmi di prima, ma almeno a vedere un po’ di gente in più. Vista la situazione dovrebbero dare questa possibilità, poi noi ci troviamo in un vicolo, non in un’arteria principale.
Per quanto riguarda l’argomento Stato, tasse e così via meglio non parlarne: non si vede nulla, ci sentiamo aggirati, abbiamo riaperto ma senza soldi. La nostra attività ha 30 anni di storia, ma non abbiamo il pozzo dei soldi, viviamo al giorno viste le tasse che dobbiamo pagare. Fortunatamente sono a galla, ma ho sempre la sensazioni che, senza braccioli, possa andare a fondo. Siamo temperati, forti, abbiamo vissuto periodi non peggiori di questo ma quasi. Questa situazione in generale ci ha ammazzato, ci sono persone che sono disperatissimi, che hanno dovuto chiudere attività e licenziare dipendenti. E della cassa integrazione ancora nulla“.



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