“Ora come allora, la sfida vera che abbiamo di fronte è mettere in campo una governance della complessità per rendere il Paese resiliente. Lavoriamo per chiudere un accordo di programma tra Benessere Italia e una rete di comuni irpini”. Filomena Maggino, professore di Statistica Sociale presso l’Università La Sapienza e Presidente della Cabina di regia Benessere Italia istituita dal Premier Giuseppe Conte che due anni fa la volle al suo fianco come consigliera, ricorda il sisma dell’80 nell’ambito del webinar “Nuove idee per l’Irpinia”, uno degli incontri della rassegna “Trema ancora” organizzata dalla Provincia di Avellino in collaborazione con l’associazione “Ossopensante”. A confrontarsi, a quarant’anni dal sisma, sul futuro dell’Irpinia e delle aree interne, insieme a Maggino, moderati da Ivana Picariello, Paolo Ricci, Donato Pennetta, Enzo Tenore, Massimo Iapicca, Generoso Picone, Luigi Fiorentino, Giuliana Freda e Toni Ricciardi.
“Quasi tremila morti, 8mila feriti, 300mila senzatetto sono i numeri drammatici del terremoto dell’Irpinia che non vanno mai dimenticati. Come tutte le emergenze però – sostiene Maggino- anche quella ha insegnato qualcosa in termini di governance. Innanzitutto ha consentito di definire l’idea di Protezione Civile, un sistema che oggi in molti ci invidiano. La sfida, ora come allora, è quella di una governance della complessità al fine di rendere il paese resiliente. E’ questo il fil rouge che lega quel terremoto a quanto stiamo vivendo oggi. In entrambi i casi frutto di fattori che sono provocati anche dall’uomo. Basti pensare che la zona colpita dall’epidemia è la più inquinata del mondo, è quella in cui una improvvida riforma sanitaria ha portato il territorio a privarsi quasi completamente dei servizi territoriali alla persona, invece di epidemia dovremmo parlare di sindemia e cioè di un evento che implica una relazione diretta tra fattori ambientali, socio economici e biologici. Queste tragedie non colpiscono tutti alla stessa maniera, e ci insegnano quanto sia importante la prevenzione, la protezione della popolazione e del territorio, per rendere meno fragili le persone di fronte ad eventi che possono accadere”.
Alla base della rinascita del Paese, ed in particolare delle aree interne, il concetto di benessere collettivo che Maggino spiega così: “Le azioni e le programmazioni politiche devono avere un impatto, e quello reale è sul benessere che va equamente distribuito tra i territori, tra i gruppi sociali e promosso in maniera sostenibile. Quando il presidente Conte mi ha chiamata come sua consigliera a Palazzo Chigi, ci siamo resi conto che per promuovere il tema del benessere bisognava avviare una rivoluzione di governance. E cioè portare nell’architettura di governo che prevede pilastri tra loro separati, una mentalità nuova che consentisse di mettere in relazione tutti. Ed è così che abbiamo pensato ed istituito la Cabina di Regia Benessere Italia che ha l’obiettivo di creare un ordinamento di governance che sia, al tempo stesso, orizzontale e verticale. Che sia in grado di tenere contestualmente una relazione con l’Europa ma anche con i livelli di governo locali, Regioni e Comuni. La Cabina di regia è stata creata prima dell’evento emergenziale del Covid, ma proprio con l’emergenza sanitaria ha rivelato la sua grande potenzialità. Stiamo chiudendo accordi quadro con reti di comuni, all’interno dei quali identifichiamo gli interventi necessari a quei territori. Tra questi c’è anche l’Irpinia: anche qui stiamo cercando di definire un accordo quadro con un gruppo di comuni. Una delle grandi infrastrutture a cui pensare in questo momento riguarda proprio le persone e la loro fragilità. Bisogna ripartire dai servizi territoriali al cittadino, e su questo stiamo lavorando con i comuni della dorsale appenninica che presentano grandi potenzialità ma anche grandi fragilità, che vanno affrontate anche pensando in maniera corretta all’alimentazione che si è rivelata fattore importante non solo per affrontare un’epidemia ma anche, al contrario, come causa di aggravamento della stessa. Quello che abbiamo vissuto 40 anni fa, e che stiamo vivendo anche ora con l’emergenza sanitaria, deve servire per accendere la torcia in un momento buio e cercare di capire dove andare. Bisogna inseguire una visione di Paese che si basi sul benessere collettivo, con una mappa che ci consenta di tracciare i percorsi da intraprendere tenendo presente che ogni territorio ha le sue specificità”.