Il dibattito incessante, che da alcuni giorni ha come oggetto la scuola al tempo del covid, anziché contribuire a rendere più agevole ed efficiente il servizio di istruzione nel nostro Paese in questi giorni difficili e complessi, rischia di ampliare a dismisura lo stato confusionale che si sta attraversando.
Continua a mancare la saggezza antica, si scopre che gli statisti vanno pericolosamente esaurendosi… Si parla e sparla con estemporanea leggerezza, si accentuano le divisioni, si diffonde a macchia d’olio la mancanza di chiarezza che deriva sostanzialmente dal protagonismo esasperato ed esasperante dei vari soggetti che alla fine scaricano vicendevolmente le responsabilità. Tutti, infondo, confidano nella storica tenuta della scuola che funziona al meglio in ogni tempo e in ogni luogo, grazie alla straordinaria tenuta professionale e psicologica dei suoi operatori.
Ogni giorno è un tormento per chi dirige le scuole, per chi ci insegna, per chi le frequenta…
Tutti ad aspettare che il Governo nottetempo decida e la notte dopo che decida il governatore e la notte successiva il sindaco… Un susseguirsi di notti di attesa e di giorni senza fine.
E nel frattempo le famiglie si preoccupano, perdono la fiducia nel decisore che si moltiplica, si contraddice, si arricchisce ogni giorno di nuovi esperti…
Apriamo prima di Natale, forse è meglio dopo, la ministra dei trasporti dice che si può fare anche di domenica, visto che i bus sono vuoti perché i pendolari sono a casa e gli studenti sarebbero finalmente tranquilli…
Le mamme pensano che forse è meglio tenere i figli a casa, visto che si pensa a una scuola per caso, ma ci sono quelle che proprio non possono tenerli a casa, perché la casa è piccola, la connessione va e viene, la depressione incalza e si percepisce anche l’avanzare dell’ignoranza di ritorno…
Un dibattito surreale che si sviluppa prevalentemente sui social e che mette a nudo che tanti genitori, sia pure con titoli di studio (non sempre di provenienza certa), scrivono ancora peggio dei figli, nonostante le nostalgiche declamazioni della scuola di una volta…
Chiamo la collega dirigente disperata, la connessione al Sud è un disastro, spesso si fa fatica a garantirla anche a scuola, i finanziamenti sono arrivati, si è fatto di tutto per dare una mano a chi ne aveva bisogno… Magari si prova con la fibra, e pure a spese dell’istituzione scolastica…
E se azzerassimo tutto e cominciassimo davvero a ragionare?
Ricordandoci che le scuole hanno l’autonomia, costituzionalmente riconosciuta (l’unico punto del Titolo V di riforma costituzionale che siamo riusciti ad apprezzare), e allora lo Stato dica quello che vuole da chi è preposto al servizio pubblico di istruzione e formazione, i comuni se riscontrano situazioni di pericolo chiudano pure, la regione stia un po’ buona… Affidiamo alle scuole la responsabilità di organizzare il servizio, rispettiamone l’autonomia, pretendiamo i risultati…
Sono così questo gioco al massacro può finire, garantendo la serenità che la scuola ha sempre saputo custodire, una sorta di zona franca in tempo di guerra, per ridare fiducia, speranza, qualche piccola certezza ai ragazzi e alle loro famiglie.
E nel frattempo chi di dovere dovrà porre mano alle questioni che la nostra Associazione Nazionale dei Dirigenti Scolastici (ANDIS) ha appena nuovamente segnalato come prioritarie per contrastare la povertà educativa e innalzare la qualità del servizio scolastico: formazione iniziale e in servizio del personale; trattamento economico, carriera e sviluppo professionale; reclutamento per concorso; edilizia scolastica funzionale alle nuove esigenze della didattica; digitalizzazione e multimedialità; interventi di perequazione per il Sud e le aree interne; dimensionamento delle istituzioni scolastiche (che le regioni indugiano a realizzare dove è necessario); organici.
Ecco, se ognuno provasse finalmente a fare la sua parte, in qualche modo ne verremmo fuori, e bene…
Le scuole non sono mai state chiuse e soprattutto le menti di chi le dirige, di chi ci insegna, di chi ci lavora sono rimaste aperte, spalancate, per cogliere il nuovo che bisognava realizzare, impegnarsi per continuare ad essere il punto di riferimento per le nuove generazioni in questa fase storica di profonda depressione, umana ed economica…
Il vaccino contro il virus tra qualche mese auspicabilmente arriverà, intanto proviamo a vaccinare da subito tutti contro l’ignoranza, che rischia di provocare danni irreversibili per il futuro che verrà…
di Gregorio Iannaccone
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