Il Comitato genitori “Riapriamo la scuola” non demorde e, all’indomani della decisione della quasi totalità dei sindaci irpini di rimandare il rientro in aula al 7 gennaio, scrive al Prefetto Paola Spena e chiede l’istituzione di un tavolo di concertazione in Prefettura.
Nella lunga missiva inviata all’inquilina di Palazzo di Governo, il Comitato sorto spontaneamente all’indomani della prima interruzione della didattica in presenza, il 15 ottobre scorso, mette nero su bianco le istanze dei propri figli.
Scuola, ad Avellino non si torna in aula: l’annuncio di Festa – IL CIRIACO – Quotidiano on line di Avellino e Provincia
“Sin dal principio abbiamo espresso la volontà di porre attenzione, in maniera trasversale e proattiva, sul tema della Scuola, con particolare attenzione a quella del Ciclo Primario e Secondario di Primo Grado. Nella nostra prima azione di manifestazione pubblica, il 19 ottobre, aderendo all’appello del movimento nazionale di genitori e docenti, “Priorità alla Scuola”, siamo scesi in strada per affermare una serie di principi e valori radicati in uno stile di passione civile che ci accomuna tutti. Scegliemmo un plesso scolastico simbolico per la nostra città, quello di Borgo Ferrovia, per proporre una riflessione condivisa sull’importanza di una celere ripresa della didattica in presenza, ponendo l’attenzione, principalmente su due aspetti: uno di tipo più pratico, ovvero il grande lavoro svolto dai Dirigenti Scolastici per l’adozione e l’applicazione rigorosa dei protocolli di sicurezza e di contenimento del contagio ed uno più sociologico, la preoccupazione che la DAD potesse provocare e approfondire le diseguaglianze sociali nonché ledere il benessere psicofisico dei bambini, che si alimenta delle relazioni di prossimità. Le ragioni alla base dell’ordinanza regionale non ci convinsero, innanzitutto perché nessun dato a supporto di una scelta così drastica fu mai reso pubblico, né tutt’oggi lo è; nessuno schema di tracciamento del contagio rileva che la scuola sia un luogo in cui si contrae il virus; nessun principio di differenziazione territoriale è stato mai ipotizzato, vagliato o analizzato né a livello regionale ma tantomeno a livello provinciale; e noi, al contrario, riteniamo che questa sia una strada da prendere in considerazione per poter programmare e adottare in maniera più puntuale le decisioni delle amministrazioni locali di piccoli comuni o più genericamente delle Aree Interne, ora più che mai abbandonate ad essere il cono d’ombra delle province più popolose della regione. La nostra riflessione- si legge nella lettera inviata al Prefetto- è stata sempre improntata alla ricerca di un civile confronto con tutte le parti, certe che, a prescindere dai percorsi ideali di ciascuno, i bambini, il loro benessere, la loro istruzione e la loro serenità siano in primo piano. Abbiamo assistito con il tempo ad un’epifania della DAD, verso cui nulla avremmo in contrario, se non fosse che sta diventando l’ordinarietà di una Scuola messa all’angolo dalle istituzioni, ultimo punto dell’agenda politica e mai asset strategico attorno al quale costruire, pianificare e, ancor più progettare una strategia di crescita sociale e finanche economica. Di settimana in settimana, nel caos, nella confusione e nel ricorrersi di dirette Facebook le istituzioni hanno, a nostro giudizio, colpevolmente, alimentato un crescente conflitto non solo tra di esse medesime, ma ancor più tra le diverse opinioni della società civile, tra le anime che differentemente popolano la componente genitoriale e della classe docente. Abbiamo assistito ed assistiamo, unica Regione e, da qualche ora, assieme a Benevento unico capoluogo di provincia campano, ad un appiattamento ed a una semplificazione del ruolo della Scuola e del dibattito che intorno ad essa si è alimentato. Percepiamo, dilagante, presso chi ha la responsabilità di governare, una visione della Scuola come funzione secondaria nella comunità: nel dubbio resta chiusa; per garantire l’economia e il commercio resta chiusa; per permettere la mobilità resta chiusa. Siamo abituate ad essere etichettate come “Mamme no dad”, ma non siamo questo. Siamo mamme e papà, dunque innanzitutto genitori – sarebbe ora che la questione di genere superasse ogni pregiudizio in questa parte di Mondo – i quali chiedono attenzione nei confronti dell’Istruzione. Siamo, parimenti, abituati alla rappresentazione che ci vede impegnati a desiderare, quasi per un capriccio, il ritorno dei nostri figli e delle nostre figlie a scuola. In realtà, chiediamo che si parli in maniera concreta e responsabile di una ripresa della didattica in presenza in un piano più complesso, in cui la scuola sia la causa e non l’effetto, la priorità assoluta e non un grande “se”. Veniamo, quindi, ai motivi per cui Le scriviamo. Ci lasciamo da pochi giorni alle spalle un flash-mob, molto partecipato e di cui certamente Le è giunta notizia, in cui abbiamo ribadito nuovamente la volontà di un confronto istituzionale per poter immaginare un ritorno a Scuola in sicurezza, abbiamo chiesto un’attenzione per i più piccoli, per i più fragili, i bambini che hanno fabbisogni educativi e formativi speciali per le famiglie in difficoltà assieme ad una riflessione sui trasporti e la sanità, con particolare riferimento al potenziamento degli screening, dei monitoraggi e dell’elaborazione dei dati. La nostra richiesta è caduta nel vuoto. Se l’ultima ordinanza regionale ha aperto un varco di speranza, quella del nostro Sindaco Festa ha chiuso ogni possibilità di confronto, facendo intendere che quest’Amministrazione intende rimandare a Gennaio la questione. Ci chiediamo esattamente che cosa si intenda rimandare : la ripresa delle attività didattiche in presenza o l’adozione di una strutturata politica che consenta alle scuole di riaprire in sicurezza? La Scuola e tutti questi piccoli hanno diritto a ricevere risposte certe, definitive e soprattutto adesso perché è solo con un’opera di seria programmazione che si potrà superare questa impasse istituzionale. Chiediamo che si realizzi, perché necessaria e opportuna, una pacificazione sociale e istituzionale, rispetto ad una crescente ostilità, alimentata dalla condotta non chiara e non lineare delle istituzioni competenti. Il dividi et impera non aiuta nessuno, non costruisce ma sfalda e indebolisce la società civile e lo spirito di comunità. L’art. 13 del DPCM “Natale” del 03/12/2020 individua nel Prefetto territorialmente competente l’istituzione deputata al monitoraggio dell’attuazione delle “restanti misure da parte delle amministrazioni competenti”. Cogliendo la portata generale del comma richiamato, facciamo voti alla Sua persona affinché sia indetta una conferenza di servizi o sia attivato un tavolo interistituzionale nel quale “Scuola” sia il tema prioritario. Siamo consapevoli che la programmazione richiede organizzazione, fondi e tempo ma siamo altrettanto consapevoli e convinti che questi venti giorni possano essere decisivi per poter dare una pianificazione ad un percorso didattico ormai poco credibile, nonostante l’immenso ed encomiabile impegno dei dirigenti Scolastici e dei docenti, cui va il nostro ringraziamento e la nostra stima. Se la DAD riesce a produrre esiti positivi e se gli ultimi riescono ad essere seguiti e non lasciati indietro è solo merito loro. I dati ci parlano di circa 1,6 milioni di alunni che la DAD lascia da parte, punte importanti e più rilevanti nelle aree interne, dove la disoccupazione femminile è altissima, i servizi di supporto alle famiglie monogenitoriali sono poco strutturati e quelli per i nuclei in cui entrambi i genitori lavorano economicamente non sempre accessibili, vista l’assenza di nidi comunali. I dati indicano che i nostri figli e le nostre figlie, soprattutto nell’età dell’infanzia e dell’adolescenza, stanno di fatto subendo la Didattica a distanza lasciando intravedere scenari assai preoccupanti rispetto alla salute psicologica e, per gli alunni e le alunne più fragili, anche ai percorsi di apprendimento. La DAD è accettabile come misura di emergenza, non può diventare ordinarietà. Le famiglie che rappresentiamo chiedono una attenzione programmata e programmatica, rinnovando la disponibilità ad ogni forma di dialogo e cooperazione civica, rispetto alla quale ci assumiamo, sin da ora, l’onore e l’onere”.