Todisco: DeP, il progetto va avanti per una nuova sinistra. Aree Interne, non disperdere il lavoro fatto – IL CIRIACO

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«Il percorso di Democratici e Progressisti non è finito, resta l’obiettivo di costruire una casa comune per la sinistra. Aree interne, bene commissione speciale in consiglio regionale ma parallelamente continua il lavoro sulla strategia nazionale. Il dramma Covid ci consegna delle opportunità, ai sindaci è richiesta la massima collegialità e auspico che Avellino ritrovi questo spirito». Francesco Todisco, presidente regionale di Democratici e Progressisti a tutto campo su aree interne, centro sinistra e città.

Dopo l’avventura elettorale Democratici e Progressisti ha deciso di andare avanti e l’ha scelta come presidente regionale. Qual è il percorso da seguire in questa fase?

«Abbiamo voluto salvaguardare quel patrimonio rilevante di persone ed esperienze, di militanti e amministratori locali, che hanno creduto con la propria candidatura e con l’impegno in campagna elettorale, nel progetto di Democratici e Progressisti. Una forza di sinistra, capace di stare dentro la coalizione di centro sinistra a sostegno di De Luca e di portare in quella coalizione i valori della nostra storia. Con una consapevolezza chiara rispetto alla necessità di mettere insieme persone che, ritrovandosi nello stesso orizzonte valoriale, pur non mettendo in discussione la militanza all’interno del proprio partito, costruiscono le basi per costruire una casa comune per quanti non si riconoscono nelle tante forze di centro sinistra. Un lavoro che ha una tensione unitaria, iniziando da quella che è la casa di molti degli iscritti a Democratici e Progressisti, che è Articolo Uno naturalmente. Non a caso tra i fondatori di DeP oltre me e Salvatore Vozza, c’è anche Arturo Scotto che è coordinatore nazionale di Articolo Uno».

Quale sarà il rapporto di Dep con il Pd e con l’amministrazione De Luca?

«Io credo che questo progetto sia stato utile ad iniettare all’interno della coalizione a sostegno del presidente De Luca determinati valori di sinistra e a dimostrare che la nostra presenza, cioè quella di una forza autenticamente e sinceramente di sinistra, fosse compatibile con il mondo variegato a sostegno del Governatore. Evidenziando anche alcune contraddizioni, come l’eccessivo numero di liste, e con la capacità di rappresentare all’interno di quella coalizione la tradizione politica di centro sinistra più importante. C’è stata però la difficoltà di alcuni dirigenti autorevoli di Articolo Uno che, pur non avendo il coraggio di dirlo in maniera chiara, avevano in testa una riserva mentale rispetto al sostegno al Presidente De Luca e hanno fatto di tutto per ostacolare il progetto di DeP. In provincia di Avellino questo non è accaduto perché il gruppo dirigente ha compattamente sostenuto la lista, ma nel resto della Campania, a partire da Salerno, è mancato l’appoggio a DeP perché si voleva contrastare la candidatura di De Luca pur non avendo la forza di proporre un’alternativa. Molti hanno preferito, sotto traccia, sostenere candidature in altre liste».

Lei è stato consigliere delegato del Governatore alle Aree Interne. Ora è stata istituita una commissione speciale per queste zone, da cosa bisogna iniziare?

«Il fatto che all’interno delle funzioni che il consiglio regionale ha ci sia uno spazio di ragionamento autorevole, con l’istituzione di una commissione speciale, è una novità di rilievo importante per le aree interne. Prima delle elezioni ci siamo fermati su un punto estremamente rilevante, cioè l’individuazione attraverso un percorso di selezione che è stato fatto dal tavolo per le aree interne, di altre zone da inserire nella nuova programmazione della Strategia Nazionale. Ora sta al Governo indicarci, come detto dal Ministro Provenzano ad Avellino, quali sono gli ulteriori passaggi da compiere per inserire queste aree. C’è poi il lavoro altrettanto rilevante di continuare ad accompagnare le azioni della programmazione 2014/20 partendo dal pilastro del ragionamento complessivo che è il superamento del separatismo tra le zone inserite nella strategia nazionale e quelle che ancora non lo sono ma che hanno le stesse caratteristiche. Il Covid ci consegna una pagina drammatica, ma al tempo stesso una possibilità straordinaria di cambiamento del destino di questi territori. Lo Svimez lo ha detto chiaramente parlando di South Working, verificando che nelle aziende superiori ai 240 dipendenti sono 45mila i cittadini del Mezzogiorno rientrati dal Centro Nord nei luoghi di residenza al Sud grazie allo smart working. Un elemento che racconta come le conseguenze economiche e sociali della pandemia, possono offrire occasione per ripensare il ruolo delle Aree Interne. Dobbiamo mettere in campo elementi di riflessione e coinvolgere il meglio delle intelligenze e delle competenze che ci sono in Campania. Pochi hanno in testa un’idea chiara su cosa debbano diventare le aree interne dal punto di vista produttivo, occupazionale, e con quali livelli di vivibilità e accessibilità ai servizi. Il fatto che finanche il consiglio regionale abbia immaginato di istituire una commissione speciale e che ci sia tanta attenzione a tutti i livelli istituzionali, politici, sociali e sindacali è assolutamente positivo ma tutto questo impegno deve trasformarsi nella capacità di costruire un percorso concreto per dare opportunità a chi abita in queste zone di poter continuare ad abitarci».

Che giudizio dà alla gestione dell’emergenza da parte del sindaco Festa, in molti lamentano una sua gestione amministrativa poco democratica e collegiale.

«E’ un elemento che sta caratterizzando la vita politica e amministrativa di tante comunità, basti vedere il comportamento del sindaco della più grande città del Mezzogiorno in questa fase (Luigi De Magistris ndr). Il Covid ci ha consegnato una rissosità dei vari livelli istituzionali e amministrativi che non dovrebbe appartenere ad una fase così delicata, in cui invece ai vertici amministrativi viene richiesta la massima capacità di coinvolgimento delle forze democratiche del territorio per affrontare l’emergenza. E Festa non è da meno. Auspicherei, per il bene di tutti, che il sindaco e le forze consiliari giochino meno a ripicche infantili e inizino a dialogare affinché anche ad Avellino l’emergenza venga affrontata con la massima responsabilità che il momento storico richiede».



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