Il Recovery Fund e I ritardi della politica: sottovalutazione o incapacità? – IL CIRIACO

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Sarà per l’incertezza che ancora avvolge, a livello nazionale, il percorso che dovrà seguire la distribuzione delle risorse del Recovery Fund e che ovviamente si riverbera a cascata sul piano regionale e locale, ma il silenzio della politica, dalle nostre parti, comincia a diventare preoccupante. E non vorremmo che si trattasse di una imperdonabile sottovalutazione, o, peggio, di una evidente incapacità di cogliere la sfida che si staglia di fronte al Paese e, quindi, al Mezzogiorno e all’Irpinia. Non può, infatti, assurgere a meccanismo assolutorio l’alibi che a Roma non sappiano ancora come gestire una quantità di risorse mai vista prima. Non lo è perché un pezzo di queste risorse, che dovrebbe essere anche cospicuo, arriverà comunque anche dalle nostre parti ed una classe dirigente illuminata avrebbe quantomeno avviato una riflessione di carattere generale per capire dove e come convogliare le risorse e, soprattutto, su quali progetti. Non è facile, certo, anche perché le forze politiche da tempo hanno smesso di discutere di questioni concrete (qualche iniziativa in tal senso è stata organizzata dal Pd) e in qualche caso anche di esistere, ma fa specie che a fronte di un appuntamento per certi versi storico, anche i partiti più organizzati sembrano dare poco peso alla cosa. Alla politica non è arrivato solo l’appello dell’associazione “Controvento”, che lo ha esteso anche alle associazioni ed alle forze sociali, ma anche quello del nuovo presidente di Confindustria, Emilio De Vizia. Pur non entrando direttamente nel merito della questione il numero uno di via Palatucci ha parlato di “enorme opportunità”, mettendo in guardia dal rischio di errori perché non ci si può permettere più il lusso di sbagliare, utilizzando le risorse in direzione diversa da quella della crescita. Non è più il tempo – ha aggiunto – per una politica che non sa guardare alle esigenze del territorio, centrando il punto della questione. Se la politica, come è stato fino ad ora, non riesce a farlo a chi spetta il ruolo di supplenza? Tocca agli amministratori, che il territorio dovrebbero conoscerlo a fondo, farsi carico di avviare il confronto, magari cominciando a ragionare in un ottica di unione di pezzi del territorio per immaginare progetti comuni. La politica, però, non può fare da spettatrice, deve accompagnare questo percorso se non ha la necessaria autorevolezza per guidarlo. Nei prossimi mesi l’Irpinia, e più complessivamente il Mezzogiorno ed il Paese, si giocano gran parte del loro futuro: bisogna fare in fretta e cominciare una discussione seria. Le ipotesi progettuali dovranno rispondere ad una visione, essere preparate con competenza e diventare cose concrete in un tempo non infinito. E’ una sfida ardua per la politica e non solo, ma allo stesso tempo affascinante perché costruirà l’Irpinia del futuro. Perdere questa occasione sarebbe il colpo di grazia alle speranze di rinascita, anche perché molte di queste risorse andranno restituite e sarebbe davvero una beffa doverlo fare dopo averle utilizzate male. La politica, quella che guarda al territorio, se esiste ancora batta un colpo.



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