La Scandone è prepotentemente tornata in lotta per un posto nel prossimo campionato di A2, questo oramai è assodato. Ma gli interrogativi posti ieri rimangono e hanno bisogno di una risposta. Ebbene questo non è ancora possibile, non tanto per il poco tempo passato dal passo fatto dalla dirigenza nel presentare un’offerta ai Roseto Sharks per l’acquisizione del titolo sportivo, quanto per le dinamiche burocratiche che, come da un anno a questa parte, continuano ad affliggere la Scandone.
L’offerta, dunque, è partita ma i cavilli e le restrizioni sono quelle che erano state presunte nelle scorse ore: potremmo dire che senza l’ok del tribunale non si cantano messe, mischiando il sacro col profano. O meglio, con il giudiziario.
Come fonti interne al club biancoverde fanno sapere, a Roseto sono stati palesati i passaggi burocratici necessari nel caso in cui l’offerta venga accettata ed è quindi facilmente comprensibile come il ruolo di Baldassarre rimanga centrale rispetto alla vicenda. Bisognerà comprendere se le autorità competenti se la sentiranno di spalleggiare questa iniziativa.
C’è poi sul piatto la possibilità di un ripescaggio, evenienza meno costosa e figlia della querelle Torino, promossa in A1 d’ufficio dalla LBA secondo “il ranking interno” (ipse dixit).
I tentativi della Scandone, dunque, oltre ad essere pesantemente interconnessi alle vicende Sidigas sembrano essere figli soprattutto dell’opportunità che si è venuta a creare.
E i soldi? Per quelli, fanno sempre trapelare gli stessi ambienti di cui sopra, non dovrebbero esserci problemi: gli sponsor, che lo scorso anno hanno a più riprese salvato la Scandone dai lodi, saranno chiamati a confermare il proprio sforzo e, magari, a intensificarlo un po’ in modo da fornire a De Gennaro (si suppone rimanga lui alla guida tecnica) un roster capace di sopravvivere in A2.
Certo, però, una questione rimane imprescindibile quando si parla di Scandone e non va mai dimenticata: il club è, ad oggi, ancora di proprietà della Sidigas e quindi di De Cesare. Posto che l’ingegnere non ha ancora palesato, almeno in pubblico, la voglia di tornare ad investire, anche perché tecnicamente impossibilitato, il tribunale dovrebbe lasciar passare un investimento fatto sostanzialmente da terzi per una società di un soggetto giuridico che solo 11 mesi fa è stato indagato per gravi accuse.
Un piano, dunque, che pare ancora in fase di costruzione, con la grossa incognita dei 5 punti di penalizzazione e la solita spada di Damocle di nome Sidigas.
E sullo sfondo resta un campionato di B da protagonisti, almeno ai nastri di partenza.