Scuola, migliaia di bambini pronti a tornare in classe in Irpinia ma le criticità sono ancora tante – IL CIRIACO

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Tra lunedì 11 gennaio e lunedì 18 gennaio, torneranno in aula in Irpinia oltre ventitremila bambini delle scuole dell’infanzia e della primaria. La prima tranche, asili e primi due anni delle elementari, tra due giorni mentre gli altri, andamento dei contagi permettendo, dovranno attendere ancora una settimana così come stabilito dal calendario regionale di ripresa graduale della didattica in presenza. Nel solo capoluogo saranno oltre duemila i bambini che lunedì mattina torneranno in aula e con loro circa duecento insegnanti. Ma le incognite sulla ripresa della didattica in presenza sono ancora tante e legate a tutto ciò che orbita intorno alla scuola, a partire dallo screening sul personale scolastico e l’organizzazione del sistema del trasporto pubblico.

Temi su cui, al netto del lavoro che sta portando avanti la Prefettura, incalzano i sindacati.

«In linea di principio condivido il rientro in classe scaglionato, ma come stiamo vedendo in questi giorni a mancare è tutto il resto. La ratio di un ritorno graduale tra i banchi, è quella di poter tenere sotto controllo un numero minore di persone e quindi di poter fare una valutazione epidemiologica esterna su tutto il personale scolastico prima dell’inizio delle lezioni per evitare che il contagio possa diffondersi all’interno degli istituti scolastici. Ma anche su questo registriamo ritardi» commenta Erika Picariello, segretaria della Federazione Lavoratori della Conoscenza Cgil. Da giovedì è in corso a Campo Genova lo screening del Comune di Avellino, organizzato insieme ai dirigenti scolastici, per la somministrazione su base volontaria di tamponi antigenici a docenti e famiglie. «Iniziativa che chiaramente apprezziamo, ma che andava fatta prima e organizzata meglio, e non in pochi giorni e in orari ridotti e corrispondenti a quelli in cui il corpo docente è impegnato nella didattica a distanza- spiega Picariello- Senza un tracciamento preventivo decente dei contagi, il rientro in classe scoglionato diventa inutile».

Quello che appare ancora più difficile da affrontare è il terzo step, quello che dal 25 gennaio dovrebbe riguardare la secondaria di primo e secondo grado. Un ritorno su cui già il presidente della Regione Vincenzo De Luca ha espresso i primi dubbi, chiarendo che avverrà solo dopo un’ulteriore valutazione epidemiologica. «Da un lato comprendo le preoccupazioni considerando che potremmo andare incontro alla terza fase di diffusione del virus, dunque ad una recrudescenza dei contagi. Dall’altro però temo che molto peso avrà la questione organizzazione dei trasporti. In Irpinia, dove proseguono in Prefettura i tavoli del coordinamento a cui non partecipano però le organizzazioni sindacali, è emerso il grande vulnus rappresentato dallo sfalsamento degli orari di ingresso delle scuole che già hanno dovuto riorganizzare gli orari in maniera diversificata. L’Air- è l’accusa della segretaria della Flc Cgil- che gestisce il trasporto pubblico locale ha la possibilità di esternalizzare il servizio e rimodularlo sulla base di quelle che sono le esigenze delle scuole. Per questo abbiamo chiesto al Prefetto di dirci qual è il numero di vettori che servono per non andare a smontare ulteriormente gli orari delle scuole. Continuare a tenere in house il servizio significherebbe richiedere due ore di sfalsamento degli orari perché con 37 corse in più e 20 autobus in più, l’azienda coprirebbe l’orario 8-10 mentre quello che serve alle scuole è lo sfalsamento 8-9. I nodi che stanno venendo al pettine in questa fase, riguardano quei servizi pubblici che nel tempo sono stati profondamente erosi: scuola, sanità, trasporti. Non si può continuare a gestire la straordinarietà con gli strumenti dell’ordinarietà rincorrendo l’emergenza. Il rischio che effettivamente la scuola non riapra tutta, è più che concreto. C’è poi un tema che è quello della salute dei lavoratori che per chi fa sindacato non può essere secondario. Per questo chiederemo di conoscere, per gli ordini di scuola che riprenderanno a pieno regime, l’incidenza del contagio all’interno degli istituti in rapporto a quello del mondo esterno. Vogliamo capire quanto peserà il virus su un’eventuale chiusura prolungata e quanto invece l’incapacità di risolvere i problemi dei sistemi pubblici che ruotano intorno al mondo della scuola».

Infine il tema vaccini su cui Picariello pone due questioni: «a nostro avviso il personale della scuola deve essere vaccinato con priorità, avendo una funzione pubblica analoga a quella dei sanitari vista la prossimità con gli studenti. Ma c’è un tema a monte che il Governo non ha risolto, quello dell’obbligo vaccinale. La volontarietà, e questo vale per i vaccini ma anche per gli screening, crea ovviamente un vulnus che rischia di inficiare tutto il resto. Ma su questo il Governo doveva assumersi la responsabilità di una decisione senza fare scarica barile».



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