A Torino ad Area X: com’è concreta la realtà virtuale

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Torino al posto di Cape Canaveral. Area X al posto degli space shuttle. Sviluppo della cultura della protezione al posto dello studio dello spazio. Ho visitato il primo centro esperienziale con la tecnologia della realtà virtuale, lanciato nel 2019 da Intesa Sanpaolo Assicura e dedicato a far riflettere su quel che potrebbe accaderci nella vita di tutti i giorni.

La casa, più insidiosa dell’auto

Il mio viaggio avveniristico nella protezione dagli incidenti parte da un presupposto: gli italiani sono preoccupati degli imprevisti in auto ma ancora pochissimo di quelli in casa. I dati Istat, però, parlano chiaro: fra le mura domestiche sono 4,5 milioni gli infortuni ogni anno. La cucina è il luogo più pericoloso (63% degli incidenti), seguita dalla camera da letto e il soggiorno (10%); in coda le scale e il bagno (8%), tutti luoghi che ho visitato in modalità virtuale, ma su un altro pianeta.

A fronte di questi dati siamo un Paese dove la protezione da questi infortuni è coperta da una polizza solo nell’1% dei casi contro una media UE del 2,6%.

Realtà virtuale, insegnante anti-guai

Si capisce dunque perché occorre fare ancora molta strada nel campo della protezione ed è nata Area X. Un posto avveniristico, incentrato sulla realtà virtuale. Perché proprio questo tipo di tecnologia-gioco? Perché la realtà virtuale permette di entrare e agire in ambienti artificiali a 360 gradi, sperimentando azioni (dal camminare a fare giardinaggio) e facendo delle scelte, nel nostro caso per prevenire i danni, senza subirli davvero.

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Una totale immersione in un mondo in 3D molto realistico, che non solo vedi, ma senti fisicamente. Non a caso Facebook ha investito 10 miliardi di dollari nei Reality Labs, i laboratori di realtà virtuale. Insomma, questa tecnologia è uno degli strumenti futuri della prevenzione degli infortuni. Sono stato fra i primi giornalisti italiani a provare la realtà virtuale anni fa, ma non c’è paragone oggi: senti il vento sulla pelle, cammini a bassa gravità, incontri ologrammi che sembrano persone reali. Un ottimo modo per interagire “giocando” con ambienti nuovi e ostili, senza farsi male.

La passeggiata sull’isola fluttuante

Il mio battesimo della protezione, indossata maschera, cuffie e zaino con l’apparato 3D (comodo e leggero) è stato entrare in una navicella che mi ha portato su un’isola fluttuante nello spazio, dove gli alberi sembrano funghi e i cieli sono cangianti. Prima di entrare in nuovi mondi ho scelto su un computer come proteggermi in viaggio, optando per tre fra le diverse opzioni assicurative disponibili e non, dal risarcimento danni allo scudo magnetico. È un momento importante e, scoprirò, educativo, perché fa la differenza nel punteggio finale (i visitatori si sfidano a chi va più sano e più lontano in base alle scelte iniziali).

Ho optato per gli stivali speciali e il cibo (non sia mai che nello spazio non si possa cenare!). Scendo dalla nave e barcollo: il terreno è soffice e con meno gravità. Cammino a tentoni, il vento soffia forte, passo da un’isola all’altra ammirando le stelle sopra di me (il senso di profondità è quello di quando ti immergi in mare), e il gioco finisce con una tempesta magnetica. Risultato: stivali e cibo non sono serviti, avrei dovuto avere un sistema protettivo. Sbagliando si impara.

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Le trappole della casa spaziale

Passo sul rover spaziale e scopro che ho il mio primo appuntamento con una ragazza bionda e carina che sale con me: devo portarla a prendere un aperitivo, semplice no? Mi sono premunito di assicurazioni varie, ma ho fretta e prendo una scorciatoia: la strada è accidentata, il rover (lo sento sulla poltrona) traballa, salta si inclina e… fondo il motore. Siamo fermi in un tunnel e lei… si mette a riparare il motore! Figuraccia ma non solo: la fretta è una delle cause più frequenti di incidenti.

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Ultima esperienza, la casa. Sembra di essere su una base lunare ma anche lì bisogna annaffiare i fiori. Evito un allagamento: bravo. Attivo il robot delle pulizie che va in corto: per poco non brucia tutto. Non è finita: arriva una tempesta lunare, ma riesco a chiudere le serrande tranne una: per fortuna i danni sono risarciti.

Alla fine del percorso ho capito che divertendomi ho imparato a proteggermi sempre meglio, sostituendo scelte inutili con altre più previdenti. Così, dalla barcollante passeggiata iniziale ho salvato la casa nello spazio.

Ecco la nostra esperienza in video:

UN GIOCO DA CAMPIONI

260548Poter toccare la mitica Coppa delle ATP finals di tennis (proprio prima che tornasse al torneo) è stato uno dei privilegi della mia visita in Area X, e una vera emozione leggere su di essa i nomi di campioni epici di ieri (come Borg e McEnroe) e di oggi (Djokovic).

Area X, con il suo progetto Protezione e sport, attraverso interviste e storie di grandi campioni che si alternano nello spazio interattivo della sede di Torino, promuove la cultura della protezione partendo anche dalla pratica dell’attività fisica a tutti i livelli. Chi meglio dei grandi campioni può infatti insegnarci a prepararsi e proteggere il proprio futuro!


4 DOMANDE ALL’ESPERTO

A risponderci è Mauro Palonta di Intesa Sanpaolo Assicura.

Perché avete creato Area X?

«Per mettere al centro la cultura della protezione, visto il gap del nostro Paese sull’argomento. La sfida è farlo senza usare le parole, ma attraverso le emozioni e l’esperienza diretta. Noi puntiamo sul prepararsi all’incerto con serenità. Così è nata l’idea di creare uno spazio che, con un linguaggio semplice e sfruttando la tecnologia, porti a riflettere sul tema».

Quindi non solo un gioco?

«Parte come un gioco supertecnologico e divertente per tutti (vengono in Area X persone di tutte le età, dagli adolescenti ai nonni) e diventa un’esperienza educativa. Qui molti entrano pronti a fare “solo” un gioco, ne escono avendo provato sulla loro pelle cosa può voler dire essere più o meno attenti alla protezione, intesa come pensare a quello che ti può accadere in futuro».

Chi sono i visitatori?

«È un pubblico molto trasversale. Vengono qui gruppi di persone (dalle famiglie ai colleghi di lavoro) che gareggiano fra loro per fare il miglior punto di “sopravvivenza”, ed è davvero interessante vedere come interagiscono a seconda delle età. Succede anche fra nipoti e nonni, e scopriamo che se i primi sono più smart con gli strumenti i secondi sono più evoluti nella scelta delle protezioni. Ma tutti imparano tutto, alla fine, migliorando».

E i Vip che coinvolgete?

«Area X è teatro di eventi, live streaming, concerti. In questo contesto incontriamo personalità e campioni dello sport che rafforzano il messaggio della cultura della protezione. L’astronauta Maurizio Cheli, per esempio, ci ha raccontato come prepara una missione spaziale. Ovviamente con la nostra realtà virtuale se l’è cavata benissimo».








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