Allergia al nichel: che cos’è e come si cura, il vaccino

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Non conosce stagioni e causa fastidiosi sintomi in ogni periodo dell’anno. È l’allergia al nichel, che interessa circa il 18% della popolazione italiana, due terzi dei quali sono donne. La sua parola in tedesco significa “folletto dispettoso” o “diavoletto” alludendo ai fastidiosi “sfoghi cutanei” con cui i minatori del Nord Europa, che lo estraevano dalle miniere, si ritrovavano a dover combattere.

Metallo argenteo del gruppo del ferro, duttile e malleabile, il nichel è una sostanza ubiquitaria che è molto difficile evitare. Si ritrova, infatti, in tantissimi oggetti quotidiani, il cui uso prolungato può provocare la cosiddetta DAC, dermatite allergica da contatto. Come comportarsi in caso di reazioni cutanee indesiderate? E che cosa aspettarsi dal vaccino?

Un’infinità di insidie

«Il nichel è presente nella bigiotteria (orecchini, collane, braccialetti, spille) ma anche nell’oro e nell’argento, entrando a far parte delle leghe metalliche», avverta la dottoressa Norma Cameli, responsabile del Servizio di Dermatologia correttiva e rigenerativa dell’Istituto Dermatologico San Gallicano di Roma. «In teoria l’oro 800 e l’argento 925 ne sono quasi privi, ma una piccolissima percentuale di nichel viene aggiunta per rendere i metalli preziosi più resistenti. E questa può scatenare comunque una reazione allergica nei soggetti presensibilizzati». Il nichel si ritrova in fibbie, bottoni, cinture, orologi, pentole, monete, chiavi, occhiali e persino in alcuni cellulari e tablet.

Il nichel è inoltre presente nei cosmetici (creme, rossetti, ombretti, bagnoschiuma, tinture per capelli), nei pigmenti di tatuaggi e microblading, negli anelli da piercing, nelle protesi ortopediche o endovascolari, nelle reti sintetiche non riassorbibili utilizzate negli interventi di ernioplastica, nei dispositivi intrauterini impiantati a scopo anticoncezionale (IUD) e in altri applicati nelle tube uterine, nonché negli impianti odontoiatrici.

Persino molti alimenti sono ricchi di nichel: pomodori, funghi, patate, cipolle, crucifere, spinaci, piselli, fagioli, lenticchie, cioccolato, thé sono tra quelli che ne contengono di più. Difficile, quindi, se non impossibile sventarne l’agguato.

Come trattare la dermatite

Il contatto con l’allergene, in questo caso il nichel, provoca un fastidioso eczema cutaneo, con prurito, bruciore, arrossamento e, a volte, la comparsa di vescicole sierose. In alcuni casi, a causa di una sudorazione abbondante, il nichel contenuto, per esempio, negli orecchini può “sciogliersi”, migrare e penetrare in profondità sotto la cute, determinando una linfoadenopatia, cioè un ingrossamento dei linfonodi limitrofi, segno della reazione infiammatoria.

Come trattare la Dac? «Per prima cosa bisogna evitare l’esposizione, cioè rimuovere il contatto con la sostanza sospetta di rilasciare microtracce di nichel», avverte la dottoressa Norma Cameli. «Per calmare prurito e infiammazione, si possono utilizzare creme o pomate a base di antinfiammatori non steroidei, come l’allantoina, l’alfa-bisabololo e la calendula. Se la dermatite è molto estesa, meglio applicare creme a base di cortocosteroidi, mentre nelle reazioni più importanti occorre assumere gli steroidi sistemici, con dosaggio a scalare».

Cosmetici, consigli per gli acquisti

Per arginare il dilagante fenomeno dell’allergia al nichel, negli ultimi anni la Commissione Europea ha emanato delle direttive tese a stabilire una sua soglia massima di utilizzo. Direttive che sono mirate sia alla prevenzione primaria (contenimento di nuovi casi di soggetti allergici) sia a quella secondaria (contenimento dei sintomi nei soggetti presensibilizzati). Sono quindi aumentati i brand cosmetici che producono creme, make up, detergenti e tinture per capelli “nichel tested”, cioè ad alta tollerabilità per le pelli più sensibili e reattive. Dermatologicamente testati, hanno una percentuale di nichel bassissima, e alcune linee cosmetiche vantano in etichetta il fatto di essere testate anche sul fronte cromo e cobalto, altri due minerali che possono scatenare la Dac. Vale, quindi, la pena di scegliere con attenzione i cosmetici destinati alla skincare quotidiana, per limitare il rischio di andare incontro a reazioni eczematose.

Come regolarsi con gli alimenti?

Abbiamo visto che anche tantissimi alimenti, soprattutto vegetali, sono naturalmente ricchi di nichel. «Occorre poi considerare il nichel presente nel sottosuolo delle coltivazioni di ortaggi, quello apportato dai fertizzanti e dai fitofarmaci, quello presente nelle acque di irrigazione, nei terreni contaminati da scarichi industriali e rifiuti urbani. Senza considerare che una coltivazione può non trovarsi distante dalle fonderie di nichel, con tutti i fenomeni di deriva annessi e connessi», avverte Norma Cameli. «Fare la spesa biologica può limitare il problema, ma non risolverlo del tutto. Fortunatamente, il nostro organismo tollera molto bene una certa quantità di nichel introdotta attraverso l’alimentazione: ogni giorno ne introduciamo dai 300 ai 600 microgrammi. Oltre questa soglia, gli studi dimostrano che assumere dosi elevati di nichel nella dieta può determinare la comparsa o il peggioramento della dermatite».

L’arma in più del vaccino

Chi è stanco di ritrovarsi spesso alle prese con eritemi pruriginosi, può oggi contare sul vaccino. Si tratta di un trattamento iposensibilizzante orale, che va prescritto dal dermatologo o dall’allergologo: consiste nel prendere tutti i giorni delle gocce o delle capsule contenenti le proteine dell’allergene a dosi crescenti, in modo da riabituare piano piano l’organismo alla loro presenza. L’obiettivo è raggiungere una tolleranza immunologica al metallo, migliorando sensibilmente il quadro cutaneo. Funziona? «Sì ma i risultati sono lenti e occorre assumere il vaccino per tre anni. La risposta è molto soggettiva: in alcuni casi l’allergia al nichel scompare, in altri si attenua sensibilmente», risponde la dottoressa Cameli.

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