Alto Calore, Santoro: altro che trionfalismo, siamo ad un passo dal baratro. Festa rispetti il mandato del consiglio – IL CIRIACO

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«Si fa fatica a comprendere su cosa si basi il trionfalismo di Ciarcia. Alto Calore resta un ente in profonda crisi, schiacciato da una debitoria che invece di diminuire aumenta addirittura di un altro milione». Amalio Santoro commenta così le dichiarazioni del presidente dell’Alto Calore Servizi Michelangelo Ciarcia, alla vigilia dell’assemblea dei soci chiamata ad approvare, nel pomeriggio, il bilancio dell’ente (leggi qui).

Il capogruppo di “Si Può”, autore della mozione approvata a maggioranza dal consiglio comunale di Avellino in cui oltre a sancire la gestione pubblica della risorsa idrica, veniva bocciato il piano di risanamento dell’ente e chiesto l’azzeramento dei vertici, non ha dubbi: «quel documento resta la bussola con cui muoversi per affrontare l’emergenza Alto Calore. Un ente che resta in profonda crisi, schiacciato da un debito spaventoso di oltre 140 milioni, che, nonostante i proclami dell’amministratore, aumenta di un altro milione e mezzo».

Santoro va all’attacco di Ciarcia «non si capiscono i toni trionfalistici di chi, è bene ricordarlo a chi ha memoria corta, non è una new entry in Alto Calore ma è lo stesso che, da revisore dei conti, era già presente quando l’ente è stato portato allo sfascio. Quindi oggi non può auto accreditarsi come risanatore. Il presunto utile di cui lui parla, stando a quanto ho appreso dalla stampa visto che, come mi confermano anche molti sindaci chiamati ad approvare il documento, il bilancio non è ancora stato inviato formalmente ai comuni, è legato al pensionamento di un numero consistente di dipendenti, per cui l’ente si indebolisce ulteriormente nella sua capacità organizzativa e di risposta ai bisogni dei cittadini,  e, cosa ancor più grave, da un aumento delle tariffe che arriva in un momento di forte crisi economica. E, se ho ben compreso, anche dal calcolo piuttosto immaginario di investimenti regionali di cui non vi è ancora alcuna traccia né ricaduta sui territori».

L’operazione finanziaria in atto a Corso Europa è per Santoro «una conferma della difficoltà strutturale di un ente che fa i conti con il fallimento del famoso piano di risanamento Pozzoli che avrebbe dovuto comportare un investimento importante da parte dei comuni, che si affida a società esterne per poter recuperare un po’ di crediti, operazione ancor più complicata in questo tempo di emergenza sociale e sanitaria». Non solo. All’esponente di sinistra non va giù che, tra le azioni realizzate in attuazione del tanto contestato piano di risanamento, vengano riportate misure previste dai nuovi decreti del Governo per far fronte alla crisi Covid 19. Tra questi un finanziamento  di 32.000.000, assistito dalla garanzia di Sace nella misura del 90% del capitale per attuare almeno in parte la manovra finanziaria senza coinvolgere i comuni soci, la cassa integrazione per i dipendenti e sovvenzioni per il pagamento di salari e stipendi, nella misura dell’80% delle somme dovute, per quei dipendenti che, in ragione dell’emergenza Covid 19, avrebbero potuto essere licenziati. «Ciarcia- commenta Santoro- approfitta dei decreti emanati dal Governo per l’emergenza sanitaria ed economica per provare a recuperare qualche spicciolo per “tutelare” i dipendenti ma anche per tentare di liberarsi di crediti deteriorati e per chiedere, dopo che aveva deriso l’iniziativa delle forze politiche in particolare di Sinistra Italiana, di affidarsi a Cassa Depositi e Prestiti per un robusto intervento di 32 milioni per liberarsi di parte dell’enorme debito. E’ abbastanza singolare che adesso, in piena emergenza, si riscopra questa strategia e, soprattutto, resta il dato politico che per un’operazione del genere ci vuole la credibilità necessaria, una capacità manageriale che questa dirigenza non ha mostrato, insomma le carte in regola per poter aprire una vertenza con i livelli istituzionali superiori, compresa Cassa Depositi e Prestiti. Tutto questo sempre nella speranza che gli amici dell’Ente Idrico Campano, altro oggetto misterioso guidato dal sindaco di Solofra Michele Vignola, non intervengano per cui l’Alto Calore, con la sua spensieratezza, possa andare avanti nei secoli futuri in attesa di liberarsi  dei suoi problemi».

Alto Calore «resta un ente prigioniero di un passato che sembra non passare mai e che invece avrebbe bisogno di una discontinuità radicale, nei metodi e nella gestione. Non si può immaginare di andare avanti puntando solo su pensionamenti, trattative più o meno occulte con qualche sindaco disponibile, o con operazioni di bassa cucina politica che inchiodano l’ente ad una  condizione finanziaria insostenibile e che rischiano di lasciare sempre all’orizzonte il possibile intervento di privati che, alla luce del referendum, bisogna assolutamente scongiurare. Insomma non si capisce quale risultato vada strombazzando Ciarcia visto che andremo incontro a disagi per l’utenza, anche a causa dell’indebolimento del personale, né ci si può consolare l’arrivo di una pandemia per poter approfittare di qualche intervento tampone. La pezza non serve a coprire ferite ormai putrescenti che non mi pare questa dirigenza sia in grado di sanare». Il capogruppo di opposizione chiama anche il sindaco Festa alle sue responsabilità «nelle sue mani ha un mandato esplicito del consiglio comunale a cui dovrà tener fede (leggi qui). Il Comune di Avellino ha un ruolo significativo all’interno dell’assemblea Alto Calore, perchè il sindaco del capoluogo non è uno qualunque: il suo ruolo è spiccatamente politico e ha il dovere di indicare all’assemblea un’alternativa possibile. Resta tutta intatta la necessità di aprire una pagina nuova, per aiutare anche il rinnovamento della politica in questa provincia dove tutto si riduce a transazione, a galleggiamento e operazioni di piccolo cabotaggio per mantenere equilibri consolidati. Un’occasione per una riflessione politica sul destino non solo dell’ente ma anche del territorio alla vigilia di scadenze importanti. L’Irpinia, non va dimenticato, fa i conti anche con i ritardi della Regione sia sotto il profilo degli interventi tecnici sia nel far partire l’ente idrico e gli enti territoriali. E’ insopportabile il silenzio e l’assenza dell’Eic, dove per ora abbiamo solo garantito qualche stipendio. Non è tollerabile che un servizio essenziale come quello idrico sia lasciato così al suo destino, mentre nel frattempo i cittadini ne pagano le conseguenze con tariffe aumentate e una nuova, già annunciata, emergenza idrica».



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