di Valentino Maimone e Gerardo Antonelli
Digrignare i denti o serrare la mandibola senza rendersi conto di farlo. Consiste in questo il bruxismo, un problema che riguarda almeno 15 milioni di italiani e sempre più spesso siverifica anche durante il giorno. Il dottor Fabio Carboncini, professore a contratto dell’Università di Siena, socio fondatore e tesoriere della Sipro (Società italiana di odontoiatria protesica e riabilitazione orale), spiega come si riconosce e cosa puoi fare per contrastarlo.
Quali sono i sintomi
I segnali sono chiari: «Un dolore localizzato alle arcate dentali o una tensione dei muscoli mandibolari quando ti svegli al mattino, una maggiore sensibilità dei denti o cefalee ricorrenti. E ancora, difficoltà nell’aprire la bocca e una sensazione di indolenzimento quando mastichi», elenca l’esperto. «Il bruxismo diurno in particolare fa irrigidire la mandibola anche senza che i denti si tocchino». Poi ci sono segnali che saltano all’occhio del dentista: «Durante la visita si possono notare scheggiature o usura eccessiva delle superfici dei denti, deterioramento di otturazioni, corone o faccette, lesioni della mucosa orale all’interno della guancia, addirittura l’impronta dei denti sul bordo della lingua», precisa Carboncini.
Attenzione però: «I denti consumati non sempre e non solo sono conseguenza del bruxismo», avverte l’esperto. «Bisogna distinguere fra usura meccanica (dovuta al contatto fra i denti stessi oppure fra denti e oggetti esterni, provocata per esempio da uno spazzolamento troppo aggressivo, dall’abitudine di mangiarsi le unghie o mordicchiare oggetti) ed erosione chimica, causata sia dagli acidi che possono arrivare in bocca in seguito ad abitudini alimentari (abuso di bevande acide e addizionate di carbonati, abitudine di mangiare limoni) che da acidi provenienti dallo stomaco in seguito a disturbi quali reflusso gastroesofageo e bulimia. Il dentista svolge un ruolo molto importante in questi ultimi casi perché osservando attentamente i denti può essere il primo ad accorgersi di tali problemi e indirizzare il paziente dallo specialista di riferimento», puntualizza Carboncini.
Tensioni e abitudini che influiscono sul sonno
Tutta colpa dello stress? «I ritmi frenetici della vita quotidiana e i motivi di ansia o preoccupazione come un lutto, problemi sul lavoro o in famiglia sono di solito i responsabili. Anche la situazione verificatasi durante la pandemia sembra aver contribuito a un aumento dei problemi legati al bruxismo. Ma pure le cattive abitudini che influiscono sulla qualità del sonno: fumo, alcol, caffè», aggiunge l’esperto.
Le soluzioni: bite e mascherina
L’arma più efficace contro il bruxismo notturno è il bite, un piccolo apparecchio che si mette in bocca per proteggere le superfici dei denti e le articolazioni della mandibola. Ma se il disturbo si verifica di giorno, c’è qualcosa di molto meno invasivo: «Si tratta di una mascherina sottilissima e invisibile. Pur essendo spessa solo 1 mm, quando serri la mandibola ti ricorda che c’è e in questo modo ti aiuta a non farlo», fa notare Carboncini. Puoi toglierla in qualunque momento, lavarla e riutilizzarla. La realizza soltanto il dentista, che la personalizza secondo le caratteristiche della tua bocca. «In un paio di settimane, il bruxismo diurno può diminuire perché il paziente prende gradualmente coscienza del problema. Ma molto dipende dalla forza di volontà e dalla disponibilità alla collaborazione di ciascuno», conclude l’esperto.
Prova questo trucco cognitivo-comportamentale
Contro il bruxismo è molto utile la terapia cognitivo-comportamentale: «Significa prendere consapevolezza del problema. Intanto bisogna sapere che i denti dovrebbero andare in contatto solo durante la deglutizione (compreso quando semplicemente si ingoia la saliva) e alla fine di ogni ciclo masticatorio, per un totale di meno di venti minuti al giorno. Per tutto il resto del tempo non dovrebbero toccarsi.
Una volta capito questo, puoi adottare le giuste contromisure, ossia tenere la mandibola rilassata in modo che i denti non si tocchino tra loro e resti uno spazio di 2-3 millimetri: è una posizione fisiologica, chiamata proprio posizione di riposo della mandibola», spiega il dottor Fabio Carboncini. Prova questo stratagemma pratico: «Attacca dei post-it nelle stanze che frequenti più spesso. Ogni volta che ne noterai uno, ti ricorderà di prestare attenzione e chiederti se stai serrando le mandibole o digrignando i denti. Esistono anche delle app che, con lo stesso obiettivo, mandano degli allarmi ad intervalli casuali», conclude l’esperto.
Fai la tua domanda ai nostri esperti