Idee Resistenti. La playlist di Massimo Zeccardo: il pianoforte dalla classica al jazz – IL CIRIACO

0
195


Massimo Zeccardo

Questo spazio quotidiano di creatività si chiama “Idee Resistenti” per due motivi: anche nella Fase 2 dell’emergenza Covid-19 è necessario resistere, esercitare la creatività e applicarsi a ciò che ci piace aiuta la mente a orientarsi in una direzione diversa: quella del futuro. Se avete voglia di inviarci le vostre Idee Resistenti scrivete a: eventi@ilciriaco.it.

Massimo Zeccardo

E’ tra i più assidui frequentatori di quel tempio della musica che è Camarillo Brillo, amico di lunga data di Michele Acampora e Silvia Limongiello con cui condivide lo sviscerato amore per la musica, lui è Massimo Zeccardo, stimato bancario, ma ancora più stimato intenditore di suoni raffinati. In questa playlist realizzata per noi, ha condensato il suo amore per il pianoforte attraverso le esecuzioni di grandi autori e grandi solisti che attraversano le epoche nel segno della ricerca della perfezione.

Massimo come hai vissuto questo periodo, la quarantena e ora la fase 2?

“Molti anni fa chiesero ad Arturo Benedetti Michelangeli cosa pensasse di aver insegnato alla giovane pianista Martha Argerich, che era stata sua allieva negli anni ’60, in una masterclass ad Arezzo, e lui, laconico e fulminante rispose:” le ho insegnato il silenzio”. “Il più grande di tutti gli Arturi” ha perseguito, per tutta la vita, un perfezionismo, che era, come scriveva Arbasino, la sua versione “della Ricerca dell’Assoluto”, attraverso la tensione sempre insoddisfatta, verso un suono lontano, paragonabile solo al “silenzio” e “all’infinito” contemplato dai grandi poeti romantici. In queste settimane di quarantena, sia percorrendo a piedi le strade deserte che mi portavano ogni giorno al lavoro, sia negli uffici quasi vuoti, e soprattutto tra le mura domestiche illusoriamente rassicuranti, in un tempo che sembrava dilatarsi e fermarsi, ho percepito, forse per la prima volta, che il silenzio, come la musica, non è la semplice assenza del rumore. Così senza rendermene conto, la musica che ho ascoltato in questo periodo, è stata quella capace di armonizzarsi con questo tempo sospeso, conferendogli senso e forma.

Come sei cambiato? Cosa pensi di aver imparato da questo periodo?

“A questa domanda risponderei che ho imparato a non dare nulla per scontato, a dubitare di qualsiasi certezza o modello precostituito, a non cercare di attribuire un senso o una direzione alla Storia, e tenere a mente i versi leopardiani sulla Natura matrigna e sulla necessità, pur con i suoi limiti della ragione”.

  1. Debussy : Le poisson d’or (dalle Images seconda serie)
    Pianoforte Arturo Benedetti Michelangeli. Il lp della Deutsche Grammophon con le Images di ABM mi fa compagnia dal 1976, ogni volta quel modo sfuggente di trattare la melodia, lasciando non sviluppati tutti gli spunti, e il clima ipnotico ed evocativo, rinnova l’incanto del primo incontro.

2. Ravel: Ondiine da Gaspard de la nuit
Pianoforte – Argerich. Il mare – che tanto ci è mancato in questo periodo – è evocato in questo brano in cui il sogno sembra diventare realtà. La Storia e le sue dinamiche sono lontane. La Argerich, frena la sua passionalità, senza annullarla e forse memore degli ammonimenti di Michelangeli, ne dà una magnifica interpretazione.

3. Bach – Ciaccona BWV 1006
Pianoforte M. Pletnev. In Bach tutto sembra ispirarsi ad un ordine superiore, specie in questa geniale trascrizione di Ferruccio Busoni della Ciaccona per violino solo. Eseguita da un noto pianista russo, Pletnev, formatosi in era sovietica, ma la cui eleganza, insegue da vicino quella di Arturo Benedetti Michelangeli altro grande interprete della Ciaccona.

4. Chopin: Preludi op 28
Pianoforte, Samson Francois. Nei 24 preludi Chopin ripercorre in modo del tutto autonomo e originale le tracce di Bach, alternando tonalità maggiore e minore, in un polittico composto da 24 brevi quadri, che grazie alla libertà del fraseggio di Samson Francois, appaiono scevri di ogni retorica e di ogni sentimentalismo.

5. Billy Strayhorn: Lotus Blossom
Pianoforte Duke Ellington (dal LP “ And her mother called him Bill). Questo Lp del 1967 è l’omaggio di Duke Ellington al suo più stretto collaboratore e autore di molti successi della sua Orchestra, il brano che ho scelto è un addio intimo e scarno ad un amico. Addii di cui ci ha privato il periodo che abbiamo attraversato, rendendoci consci di quanto essenziale sia per noi umani il culto dei morti.

 

 

 



Source link

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here