Dal recente congresso della Società Italiana di Andrologia arriva l’elenco delle sostanze contenute negli alimenti, che hanno un’efficacia protettiva della salute della ghiandola prostatica. Una bella novità. Secondo i dati (AIOM-AIRTUM. I numeri del cancro in Italia), in Italia il carcinoma della prostata rappresenta oltre il 20% di tutti i tumori maschili diagnosticati a partire dai 50 anni di età.
Gli antiossidanti del tè verde e del pomodoro
Epigallocatechine e licopene sono contenute rispettivamente nel tè verde e nel pomodoro, sono conosciute da tempo. Ma non era chiaro il loro effetto per quanto riguarda la prevenzione del tumore della prostata. «Sono sostanze ad azione antiossidante ed antinfiammatoria», interviene Alessandro Palmieri, presidente SIA e professore di Urologia all’Università Federico II di Napoli. «Uno studio clinico condotto su persone ad alto rischio ha dimostrato che il rischio di ammalarsi tra chi assumeva regolarmente epigallocatechine si è ridotto del 60% rispetto a chi assumeva solo una sostanza placebo. Nel caso del licopene, invece, la riduzione del rischio varia dal 12% per tutti i tipi di tumore della prostata fino al 26% per le forme più aggressive. In uno studio appena pubblicato su Cancer Prevention Research, infine, sono state dimostrate le proprietà preventive del Pterostilbene, un antiossidante simile al resveratrolo del vino rosso e presente in diversi cibi, dal mirtillo alle arachidi».
Devono essere prescritti dallo specialista
Epigallocatechine e licopene si assumono sotto forma di integratori. Ma attenzione. «Devono essere prescritti dallo specialista per individuare il tipo di prodotto giusto per ciascun paziente, con le giuste modalità di utilizzo, in modo che la dose corretta non sia troppa bassa e quindi inefficace ma neppure troppo alta e quindi a rischio di effetti collaterali», sottolinea il professor Palmieri. «Bisogna anche ricordare che gli integratori non sono una panacea ma vanno accompagnati da uno stile di vita sano: non fumare, praticare una regolare attività fisica, mangiare in modo equilibrato, cioè frutta, verdura, cereali integrali, pesce e per contro pochi grassi animali e rispettare le regole del Ministero della Salute relative al consumo di alcolici».
L’importanza della prevenzione
Uno stile di vita sano e integratori ad hoc, non sono ancora sufficienti. Ci vogliono anche i controlli regolari. È un’abitudine che può fare la differenza quando si parla di tumore della prostata. E salvare la vita in caso di diagnosi precoce. Il tumore della prostata è tutt’ora la seconda causa di morte maschile per cancro dopo quella al polmone. La ragione? Negli uomini è ancora poco radicato il valore preventivo dei controlli, anche perché molti credono che siano inutili in assenza di sintomi. Una concezione, questa, errata dal momento che è una forma che dà segno di sé solo quando è in fase avanzata.
Sì allora al primo controllo a 45-50 anni. Comprende la visita urologica e l’analisi del sangue per verificare il dosaggio del PSA, cioè della proteina che fluidifica il liquido seminale che si può alterare nel caso di infiammazione e di tumore della prostata. La visita in particolare prevede l’esplorazione rettale e la valutazione clinica della ghiandola prostatica da parte del medico e il colloquio per evidenziare gli eventuali fattori di rischio e la familiarità.
In base a tutte le informazioni ottenute nel corso della prima visita e dai risultati del PSA, lo specialista mette a punto un programma di controlli personalizzato, l’unica strada percorribile per cogliere tempestivamente il tumore, in una fase inziale. E la diagnosi precoce, oltre a salvare la vita, può anche preservarne la qualità, grazie a una strategia: la Sorveglianza Attiva. Vale a dire, niente intervento chirurgico o radioterapico, nessuna terapia farmacologica, ma solo un monitoraggio attento.
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