Sangue dal naso o epistassi: perché succede e cosa fare

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Aiuto, mi sanguina il naso! L’epistassi è un disturbo piuttosto comune e generalmente benigno, eppure ogni volta spaventa come qualunque altra perdita ematica. «Nella maggior parte dei casi il sanguinamento è causato dalla fragilità dei capillari presenti nella parte anteriore del naso: decorrendo molto in superficie, possono risentire di numerosi fattori che portano alla perdita del normale stato di salute della mucosa nasale», spiega il dottor Giovanni Ciavarro, otorinolaringoiatra presso il Centro Medico Lazzaro Spallanzani di Reggio Emilia e il Piccole Figlie Hospital di Parma.

«Più comunemente il sangue dal naso può indicare la secchezza della mucosa nasale, spesso favorita da varianti anatomiche come la deviazione del setto nasale, così come talvolta c’entrano infezioni nasali, traumi, interventi chirurgici rinologici e condizioni generali di salute, come variazioni improvvise della pressione arteriosa, terapie farmacologiche, alterazioni della coagulazione e, molto più raramente, patologie nasali o sistemiche di maggiore gravità».

Perché il naso sanguina all’improvviso

Il naso è un organo riccamente vascolarizzato che riceve il sangue da diversi rami della carotide, uno dei principali vasi arteriosi che irrorano il distretto testa-collo. Le strutture nasali interne sono dinamiche, in continuo movimento e si occupano di filtrare, umidificare, riscaldare e purificare l’aria prima che questa arrivi ai polmoni: dovendo gestirne circa quindicimila litri al giorno, può accadere che le mucose vadano incontro a secchezza e rottura, aprendo la strada al sanguinamento.

Di norma non ci accorgiamo di nulla, perché piastrine e fibrina sigillano immediatamente le zone danneggiate, ma talvolta può accadere che il sangue non si arresti subito e fuoriesca all’esterno. «Il sanguinamento ha spesso una natura improvvisa, legata alla repentina vasodilatazione, che è notoriamente correlabile alla temperatura dell’ambiente in cui ci troviamo», precisa l’esperto.

Quali sono le principali cause dell’epistassi

Nei bambini la causa più comune di epistassi è rappresentata dalle classiche “dita nel naso” (che provocano la formazione di croste a causa dell’infezione da parte di germi come lo Stafilococco), mentre negli adolescenti può essere legata alle modificazioni ormonali tipiche della pubertà e negli adulti invece può essere dovuta a traumi (banali, come soffiarsi il naso troppo violentemente, oppure più gravi, come quelli contusivi al volto provocati da cadute o incidenti), infezioni (compreso il raffreddore,), l’inalazione di aria eccessivamente secca (soprattutto in inverno quando l’accensione del riscaldamento domestico porta a un abbassamento dell’umidità relativa dell’aria che respiriamo) oppure, in età più avanzata, a picchi ipertensivi e all’indebolimento delle pareti vascolari.

«Anche alcuni farmaci possono favorire l’epistassi, come prolungate terapie nasali con spray cortisonici oppure antiaggreganti e anticoagulanti assunti per fluidificare il sangue a scopo curativo o preventivo», avverte il dottor Ciavarro. «In rari casi ci sono patologie più gravi alla base dell’epistassi, come i tumori delle cavità nasali, la cui incidenza tuttavia è abbastanza rara, quindi è bene non allarmarsi».

Quanto dura mediamente l’epistassi e quando preoccuparsi

Normalmente, con le giuste manovre, l’epistassi si rivolve nell’arco di pochi minuti. Se invece persiste oppure quando gli episodi sono molto frequenti, è consigliabile rivolgersi a un otorinolaringoiatra per eseguire una valutazione delle fosse nasali. «Talvolta può essere scoperta una piccola varice, cioè la dilatazione di un vaso venoso o arterioso, che in alcuni casi può richiedere la cauterizzazione. Si tratta di un intervento che viene eseguito ambulatorialmente in anestesia locale, di breve durata e non doloroso, che consiste nel “bruciare” il vaso responsabile del sanguinamento», illustra il dottor Ciavarro.

«Frequentemente, invece, si osserva una mucosa particolarmente asciutta, per cui si consiglia al paziente l’applicazione di creme emollienti sulle pareti interne delle narici per ripristinare un’idonea protezione dei capillari». In genere, l’epistassi rappresenta un sintomo isolato, ma è meglio indagare se è associata a un’alterazione della funzione nasale (respirazione difficoltosa, soprattutto se a carico di una sola narice), secrezioni anomale o senso di pesantezza e indolenzimento intorno agli occhi e alla base della fronte.

Gli esami da fare

In generale è fondamentale un’attenta anamnesi al fine di raccogliere tutte le informazioni utili su frequenza, durata e periodicità del sanguinamento, abitudini di vita, eventuali patologie sistemiche e terapie assunte dal paziente. Nell’ambito della valutazione otorinolaringoiatrica è spesso indispensabile eseguire un esame fibroscopico delle fosse nasali: «Nella cavità nasale viene introdotto un tubicino sottile e flessibile, formato da fibre ottiche, che permette di osservare in versione ingrandita e dettagliata su un monitor sia la porzione anteriore sia quella posteriore del naso», spiega l’esperto.

In età avanzata, può essere utile anche un monitoraggio della pressione sanguigna, al fine di escludere stati ipertensivi o improvvisi picchi ipertensivi. «Stando ai dati raccolti, sarà poi il medico a valutare l’opportunità di eseguire ulteriori accertamenti clinici, come esami ematochimici, Holter pressorio arterioso oppure indagini radiologiche come la Tac o la risonanza magnetica del massiccio facciale», illustra il dottor Ciavarro.

Come gestire la situazione

Che fare quando accade? «È importante mettersi in un ambiente tranquillo, isolato e non troppo caldo, flettendo il capo verso il basso e comprimendo le ali del naso con due dita, come una pinza. Respirando con la bocca, bisogna restare fermi per almeno 5-10 minuti, evitando di controllare compulsivamente lo stato del sanguinamento», raccomanda il dottor Ciavarro.

«Occorre sfatare un mito. Non bisogna introdurre cotone emostatico, carta igienica o garze nelle narici: occludere le narici non favorisce la coagulazione, ma al contrario rischia di ostacolarla, oltre a favorire un nuovo sanguinamento nel momento in cui rimuoviamo il materiale estraneo».

In caso di epistassi abbondante, può accadere di rilevare ancora qualche goccia ematica una volta trascorsi i 5-10 minuti e magari di avvertire un coagulo che occupa l’intera fossa nasale: «In maniera delicata, soffiamo il naso per eliminare l’ostruzione e poi ripetiamo la compressione per altri 5-10 minuti», conclude l’esperto. «In conclusione, di fronte all’epistassi manteniamo la calma, gestiamo l’episodio in maniera serena e parliamone appena possibile con il medico di fiducia».

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