di Beatrice Serra
Quali sono i test anti-age per valutare l’efficacia di un cosmetico anti-età? Ce lo spiega una grande esperta: Monica Mazzoleni. Farmacista, responsabile di ricerca e sviluppo di Aurora Biosearch, l’azienda da anni impegnata nello studio delle tecniche epigenetiche, che ha formulato “Stem Age”, una rivoluzionaria linea di creme antiage.
Dottoressa, come si misura l’efficacia di un antiage?
Ci sono tre livelli di test. Il primo è quello di autovalutazione: si fa provare il prodotto in questione a un campione di donne (per un periodo variabile dalle due settimane a un mese circa) che, alla fine della prova, danno il loro parere su quanto il cosmetico è stato efficace nel risolvere un determinato problema (se la ruga è diventata meno profonda, per esempio). Con questo test, in genere, si hanno percentuali piuttosto alte di successo.
Il secondo livello è il test clinico, ossia una valutazione visiva da parte del dermatologo che controlla, in base a delle scale fotografiche di riferimento, se sono cambiati il micro rilievo della superficie (cioè, la profondità della ruga), la compattezza (controlla la resistenza al pizzicamento, alla trazione, al recupero dopo il pizzicamento), la secchezza, l’omogeneità vascolare della pigmentazione. Al controllo clinico, le percentuali s’abbassano.
Il terzo test che si può fare è strumentale, una valutazione oggettiva eseguita con apparecchiature che misurano, dopo l’applicazione del prodotto tre cose: la capacità di conduzione elettrica delle cellule epidermiche (serve per controllare gli effetti del prodotto sull’idratazione superficiale e profonda); l’elasticità (viene valutata la validità del trattamento sulla tonicità); la profilometria delle rughe, necessaria per definire l’attività antirughe. Questo è il test più importante, che dà le percentuali di efficacia più piccole perché quando si controlla con un apparecchio di solito le variazioni sono meno rilevanti.
Per essere commercializzato, un antiage di quali risultati ha bisogno?
Per poter scrivere sull’etichetta “crema antietà” basta fare l’autovalutazione. Noi abbiamo effettuato sulla nostra linea di creme tutti i tipi di test e i risultati sono stati straordinari.
La formula a base di peptidi (piccole sequenze di amminoacidi), contenuti nel Caviale Bianco di Zebrafish (Roe Extract) e presenti anche nel nostro organismo, ha il potere di stimolare in modo fisiologico la vitalità e il rinnovamento cellulare. Le prove cliniche e strumentali, eseguite presso l’Istituto Derming di bioingegneria della cute, hanno rilevato in un solo mese un meno 40% d’indice di invecchiamento cutaneo. A testimonianza che questa linea di prodotti è in grado di migliorare tutti i parametri da cui dipende la giovinezza della pelle quali l’estensione delle rughe, l’omogeneità di pigmentazione e la compattezza. Un dato molto alto, di grande importanza.
Altri esami da passare?
L’importante è che tutte le creme siano costruite per non dare problemi, anche alle pelli più sensibili. Prima del test d’efficacia, c’è la prova “dermatologicamente testato” che assicura una formula il più compatibile possibile con la nostra pelle. In questa rientra pure il test per i metalli pesanti (nichel, cromo e cobalto).
La soluzione multitasking
La pelle cambia faccia (meno macchie, rughe, imperfezioni a colpo d’occhio) anche con Acid Infusion, il nuovo trattamento rinnovante e bioattivante di Dibi Milano. Si fa in due fasi distinte e complementari: una in istituto (3 sedute distanziate di almeno 4 giorni l’una dall’altra, 95 € l’una) e l’altra a casa con prodotti della stessa linea. Questi, infatti, hanno nelle loro formule un binomio di attivi preposti al ricambio cellulare (acido piruvico, allantoina) e riparativi, nutritivi e antiossidanti (bisabololo, vitamina F, resveratrolo, retinolo ecc). Con questo spettro d’azione multifattoriale, Acid Infusion è perciò adatto a tutti i tipi di pelle e d’età.
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