Festa e quel pugno in faccia alla città – IL CIRIACO

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Un sindaco può essere criticato per l’utilità di un provvedimento, per il modo in cui lo giustifica e per il metodo che usa per portarlo avanti. È normale dialettica politica e democratica a seconda che avvenga nelle sedi istituzionali o sugli organi di informazione. Il diritto di critica, però, questa volta alza le mani e si arrende alla tristezza e all’amarezza di fronte allo spettacolo di sabato sera, andato in scena in una via De Conciliis chiusa al traffico per evitare assembramenti (!). L’idea, sulla quale si poteva essere d’accordo o meno, è naufragata per mano di colui che l’aveva pensata, il sindaco di Avellino Gianluca Festa, che, forse annoiato da una movida poco mossa, ha mantenuto la promessa di essere in strada, pensando bene di vestire i panni, che sappiamo essergli congeniali, dell’animatore.

C’è voluto davvero poco a coinvolgere i ragazzi in un crescendo di cori da stadio e selfie, naturalmente senza mascherine e con tanti saluti al distanziamento. Per sgombrare il campo diciamo subito che nessuno ha in animo di finire prigioniero del “pippone” sociologico sui giovani e i loro bisogni, ne abbiamo letti fin troppi nelle scorse settimane sui fatti di Milano, Brescia e Napoli, e sulla volontà repressiva della politica. Il punto è un altro e riguarda direttamente il sindaco che non può sfuggire ad alcune ineludibili questioni: per quale ragione ha ravvisato la necessità di una piazzata del genere? Crede davvero che il rappresentante di una comunità possa comportarsi in quel modo e che tale atteggiamento sia quello giusto per far capire che il popolo è con lui? Pensa davvero di poter alimentare lo scontro politico, con il Governatore, ergendosi a Masaniello o, come qualcuno ha scritto sui social, emulo del Generale Pappalardo?

Hanno così poco valore le regole per un rappresentante delle istituzioni, a meno che non le fissi lui? Perché il problema, caro sindaco, è che le regole ci sono e bisogna farle rispettare e lei, da guida di una comunità, deve farsene carico prima di tutti comportandosi in maniera diametralmente opposta rispetto a quanto ha fatto sabato sera. Quello spettacolo è stato un pugno in faccia alla città, tirato, questa è la cosa più grave, da chi la governa, la esalta e non perde occasione per definirla un modello. A questa città, alla sua città, caro sindaco, dovrebbe chiedere scusa invitando poi i ragazzi ad osservarle quelle regole. Un buon sindaco deve anche saper educare i cittadini perché non è saltellando che si fa la lotta politica e non è arringando le folle con un microfono che si dimostra una presunta diversità. No, caro sindaco, sabato sera non c’era nessun modello a cui ispirarsi, ma solo tanto di cui vergognarsi.

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