Covid: la quarantena di 7 giorni, Omicron e i nuovi vaccini, la variante BA.2.75

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di Laura Della Pasqua

1. Ha ancora senso mantenere la quarantena di 7 giorni?

2. Il nuovo vaccino contro Omicron, atteso in autunno, potrò essere “superato” da altre varianti?

3. Cosa sappiamo di BA.2.75

1. Ha ancora senso mantenere la quarantena di 7 giorni?

Le norma sulla quarantena, dopo aver accertato l’infezione, prevedono 7 giorni di isolamento. Dopodiché, verificata con un tampone la negatività, si può riprendere la vita ordinaria. Ma ha ancora senso questa disposizione? Lo chiediamo al virologo Mauro Pistello, direttore della Unità Operativa di Virologia dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana.

In molti casi i malati si negativizzano prima, soprattutto se vaccinati e reinfettati. Inoltre, in alcune situazioni la scoperta del contagio è tardiva, quando il virus è già nella fase decrescente. Dal punto di vista di sanità pubblica c’è stata la necessità di definire un tempo valido per tutti. Rispetto alle ondate precedenti, questi 7 giorni sono un periodo più breve. Poi si può discutere se far stare a casa le persone o farle uscire ma è una questione più politica che scientifica. Secondo me, se si facessero stare a casa tutte le persone contagiate, che sono molte di più di quelle rilevate, il danno economico sarebbe più grave che farle circolare. Del resto siamo quasi tutti vaccinati e queste varianti sembrano essere meno patogene. Chiederei piuttosto a chi sta male, di usare tutte le precauzioni, come la mascherina e non esporsi a contatti diretti con altre persone, nella consapevolezza che si possono contagiare anziani e fragili esponendoli a un grave rischio”.

2. Il nuovo vaccino contro Omicron, atteso in autunno, potrò essere “superato” da altre varianti?

L’aumento dei contagi in queste ultime settimane ha dimostrato che Omicron5 riesce a neutralizzare il vaccino e l’immunità da precedente infezione. C’è il rischio che, quando arriverà in autunno il nuovo vaccino per Omicron, questo possa già essere superato dall’ennesima variante “più scaltra”? Abbiamo girato la domanda al virologo Maria Chironna, professoressa dell’Università di Bari e responsabile del laboratorio di analisi Covid del Policlinico. «I vaccini usati finora proteggono ancora abbastanza bene contro le forme gravi di malattia, anche da Omicron 4 e Omicron 5, ma non contro le infezioni. I dati attuali dei contagi lo dimostrano. È ormai improcrastinabile fare un punto sull’aggiornamento dei vaccini che sono l’unica arma vera a disposizione per la prevenzione primaria, per evitare molti contagi e, di conseguenza, ricoveri e decessi anche causati da Omicron e sottovarianti. Vanno aggiornati, certo, come si sta facendo. Ma anche contro l’influenza, noi aggiorniamo i vaccini a ogni stagione. Questo virus lo conosciamo ancora poco, perciò dobbiamo usare le armi che abbiamo. I vaccini con il vecchio ceppo Wuhan, funzionano bene nell’evitare le forme severe negli anziani e nei fragili con patologie. Infatti, sono queste persone che dovrebbero effettuare prima possibile la quarta dose. Purtroppo ancora molti non hanno completato il ciclo vaccinale. Vorrei ricordare che in qualche raro caso, possono manifestarsi forme severe di infezione, anche in soggetti senza grandi problemi di salute».

3. Cosa sappiamo di BA.2.75

La sigla BA.2.75 indica la nuova variante segnalata per la prima volta il 2 giugno scorso in India e che si è già diffusa in Australia, Canada, Germania, UK e Nuova Zelanda. Secondo il virologo Tom Peacock, dell’Imperial College di Londra, che ha analizzato nel dettaglio il nuovo sottolignaggio di Omicron, è “in apparente rapida crescita”. Al momento non esistono pubblicazioni scientifiche su Omicron BA.2.75, ma solo segnalazioni sul web fra gruppi di esperti che rilevano come questa nuova sotto-variante non derivi da BA.5, bensì da BA.2, e sia diversa da quest’ultima per via di nove mutazioni sulla proteina Spike, con la quale il virus si aggancia alle cellule umane. Pare che sia molto più contagiosa delle “sorelle”: in un mese ha superato i confini dell’India  e sta dilagando. In Italia al momento, come riferito da Massimo Zollo, coordinatore della Task force Covid-19 del Ceinge, “non è stata rilevata”. Il genetista ha sottolineato che “è presto per poter dire che la variante diventerà predominante: occorrono dati che oggi non abbiamo, e non si possiamo fare previsioni”. L’infettivologo Matteo Bassetti, sostiene che “vale la pena tenerla d’occhio, ma senza allarme. Potrebbe essere ancora più contagiosa della Omicron 5 e avere un’elevata capacità di infettare, le persone guarite e vaccinate”.












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