Le nuove droghe degli adolescenti: i farmaci di casa

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Uno sballo facile, a portata di mano: i farmaci che si trovano negli armadietti di casa. Un fenomeno che coinvolge oltre 13.000 studenti italiani che hanno ammesso di aver utilizzato almeno una volta nella vita psicofarmaci, antidolorifici, sostanze appartenenti alla categoria dei farmaci analgesici oppioidi di sintesi, come l’ossicodone e il fentanile, alla ricerca della trasgressione, del piacere, dell’aumento delle prestazioni o per emulazione.

I dati provengono da una ricerca di Espad Italia sui consumi psicoattivi (come alcol, tabacchi, sostanze illegali, psicofarmaci): uno studio condotto su un vasto campione di ragazzi tra i 15 e i 19 anni negli anni 2007-2021. Abbiamo chiesto di commentare il fenomeno a un grande esperto di dipendenze, il dottor Riccardo Gatti, direttore del Dipartimento Interaziendale Prestazioni erogate nell’Area Dipendenze; direttore UOC Programmazione Ricerche nell’Area Dipendenze ASST Santi Paolo e Carlo a Milano.

Ci spiega, data la sua esperienza, come nasce il fenomeno dell’abuso di antidolorifici (painkillers) nei ragazzi tra i 15-19 anni?

I giovani sono sempre alla ricerca di nuove esperienze e oggi vivono in una società interconnessa, dove possono trovare, in proposito, un mare di informazioni, anche sulle sostanze che possono dare alterazione o provocare piacere. A volte l’abuso nasce dal tentativo, non sempre consapevole, di medicare in qualche modo disagi, problemi, disturbi o traumi ma, nella grande maggioranza dei casi, la scoperta di queste sostanze può essere del tutto casuale: una esperienza individuale o una emulazione rispetto al comportamento del gruppo dei pari, reale ma anche virtuale, all’interno di relazioni che si sviluppano solo in ambito “social”. Non va dimenticato, inoltre, che i più giovani imparano dagli adulti e il modo disinvolto con cui questi ultimi si “auto-prescrivono” cure non è da sottovalutare. Nel mercato clandestino, inoltre, alcuni farmaci (magari anche contraffatti), possono costare meno delle droghe classiche.

Secondo la ricerca Espad Italia lo 0,5% degli studenti italiani (oltre 13.000 ragazzi) ha utilizzato almeno una volta nella vita farmaci analgesici oppioidi di sintesi, come ossidocone e fentanile. Cosa sono queste sostanze e come funzionano?

Sono oppiacei semisintetici o sintetici che fanno parte di una più grande famiglia, in cui ci sono anche sostanze derivate direttamente dall’oppio, come la codeina o la morfina che può essere “lavorata” chimicamente per diventare eroina. I farmaci oppiacei funzionano bene per controllare specifiche tipologie di dolore ma, nel loro uso improprio, ciò che si cerca è un effetto di alterazione, piacevolmente euforizzante. Farmaci sicuri, se usati sotto stretto controllo medico e se la prescrizione, il dosaggio e la gestione del trattamento è appropriata per il tipo di dolore, possono essere veramente pericolosi in tutti gli altri casi dove l’azione prevalente non è più il blocco della percezione del dolore, ma l’attivazione di vie neuronali della gratificazione e del piacere. Il rischio è che le dosi vengano aumentate o ripetute, per ottenere lo stesso effetto, arrivando rapidamente ad uno stato di dipendenza con astinenza, se l’uso viene sospeso. Inoltre, sin da subito, il pericolo di overdose mortale, anche in sinergia con altri farmaci, alcolici, altre droghe o per condizioni individuali specifiche, è tutt’altro che teorico. Insomma non sono sostanze gestibili con sicurezza, leggendo qualcosa su internet o ascoltando l’esperienza di un amico o dell’influencer di turno.

Gli psicofarmaci più diffusi sono quelli per dormire e rilassarsi, (l’8% li ha provati almeno una volta), perché secondo lei?

Gli adolescenti imparano dagli adulti, che li usano con troppa leggerezza. Sono farmaci efficaci nell’immediato, ma dovrebbero essere usati per brevi periodi e in situazioni molto specifiche. Usati male, possono dare dipendenza ed altri problemi. Purtroppo i giovani, che hanno un cervello che va formandosi fino a 20-25 anni, corrono rischi ancora maggiori. In questo senso sono persone fragili, un po’ come, per altri motivi, gli anziani. Ricordo che qualunque farmaco, se è attivo, non è innocuo. Lo si prescrive solo in caso di necessità, altrimenti i danni possono superare i benefici.

Cosa può trovare in casa un ragazzo per amplificare lo sballo da mixare magari con cannabis e alcol?

Di tutto, con gli effetti più diversi, soprattutto nell’ambito dei farmaci, ma non solo. Solventi, gas e altro ancora sono spesso “a disposizione” in famiglia o al supermercato e in rete si trovano anche tutorial che spingono a questi utilizzi. Alcuni sono fake, altri no, ma non intendo offrire suggerimenti pericolosi. Anche i media hanno la loro responsabilità quando descrivono sostanze e le loro possibili combinazioni ed effetti: pensano di rendere un servizio utile, ma possono contribuire a generare mode e tendenze tossiche, perfino letali.

Qual è l’effetto di queste sostanze combinate?

Imprevedibile. Le sostanze psicoattive, possono potenziarsi tra loro in tutto o in parte e, poi, ciascuno di noi può reagire a modo suo allo stress a cui sottopone il proprio organismo. Anche quando ciò che ne deriva può essere inizialmente piacevole, non è detto che qualcosa non si “spezzi” a livello fisiologico o mentale e, quando si crea un danno fisico o si perde l’equilibrio psichico, il recupero della salute non è mai breve o semplice.

Dalla ricerca emerge una grande differenza tra maschi e femmine. I ragazzi sono più portati a cercare lo sballo a tutti i costi. Qual è la ragione secondo lei?

“Sballo”, compensazione di vuoti culturali o affettivi, anestesia rispetto a sofferenze interiori. Le ragazze sono più prudenti in questo genere di consumi, ne parlano meno rispetto ai maschi. Se, però, arrivano alla dipendenza, vediamo situazioni talvolta più complesse da trattare, di quelle presentate dai coetanei maschi. Credo comunque che la ricerca e anche la pratica clinica abbiano ancora molta strada da fare, per capire le differenze di genere, anche perché ci sono situazioni molto differenti in risposta a stimoli ed eventi del tutto analoghi.

I farmaci di casa, le sostanze da tenere sotto chiave

Antinfiammatori. Il capostipite è l’acido acetil salicilico, mentre i più comuni sono ibuprofene e diclofenac.
Come agiscono: Servono a combattere il dolore in generale, oltre a febbre, mal di denti e dolori mestruali. Sono farmaci da banco.

Oppioidi. Derivano dall’oppio prodotto dal papavero. Sono prodotti a base di codeina, morfina e il più moderno fentanyl.
Come agiscono: Agiscono sui recettori a livello cerebrale a la trasmissione del dolore tra midollo spinale ed encefalo.

Ansiolitici. Il capostipite è il Diazepam, seguito da Lorazepam e farmaci che terminano con pam. Sono della famiglia delle benzodiazepine. 
Come agiscono: Favoriscono il sonno e combattono l’ansia ma vanno usati al bisogno perché possono creare dipendenza.

Sonniferi. I più comuni sono benziodiazepine ad azione rapida che permettono un facile addormentamento. 
Come agiscono: Contengono una molecola che si lega a livello cerebrale a un recettore che favorisce il sonno.

Antidepressivi. Ne esistono di vari tipi, i più utilizzati ora sono gli SSRI (inibitori della ricaptazione della serotonina), come la fluoxetina e la sertralina. 
Come agiscono: Agiscono favorendo l’accumulo della serotonina (l’ormone del benessere) e così l’umore si stabilizza.

(A cura del dott. Alberto Astolfi, Famacia Internazionale di Corsico, Milano)

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