Sabato scorso, ad Assisi, si è concluso il 54° incontro nazionale di studi sul tema “Dignità e Lavoro, Vie per la speranza”. Il tradizionale evento e le tematiche discusse hanno sempre delineato il pensiero e l’azione culturale e sociopolitico delle ACLI nel dibattito culturale e politico italiano, con proiezioni che varcano anche i confini nazionali. I lavori presso la Cittadella Pro Civitate Christiana di Assisi, non casualmente, si sono aperti con le note di “Bella ciao” perché la “bella” del canto, già adottato dai partigiani, in origine era una mondina costretta a lavorare in condizioni di disagio notevole e di povertà diffusa, nell’area dove c’era la raccolta del riso con le raccoglitrici di riso che erano immerse nell’acqua per tutta la giornata. Quindi il segmento tematico sulla dignità del lavoro, ancora attualmente segnata da non poche mortalità, per il grande movimento dei lavoratori cristiani, ormai al loro 78° anno di presenza attiva nella storia civile e sociale italiana, costituisce una scelta fondativa e sempre nuova per lo sviluppo integrale della persona. Pertanto le ACLI, ancora una volta, coerenti con la loro ispirazione cristiana e, in particolare, con la dottrina sociale della Chiesa rilanciata dallo straordinario umanesimo sociale di Papa Francesco, suonano la sveglia alla politica e più direttamente al governo che sta per nascere, per una giustizia sociale non solo proclamata, ma quotidianamente costruita per sostenere povertà materiali e immateriali, vecchie e nuove, sempre più diffuse all’interno del tessuto comunitario italiano e globale. L’altro grido di allarme, lanciato da Erica Mastrociani, responsabile area ricerche, studio e formazione delle ACLI, riguarda i giovani: “Cosa vogliamo fare di questa generazione? L’attuale condizione giovanile è drammaticamente grigia, triste e afflitta da un disorientamento esistenziale deleterio per ogni ipotesi di futuro e speranza. In Italia un milione di minori è invisibile. Ragazzi senza cittadinanza, che sono italiani di fatto ma non di diritto, osteggiati da una legge vecchia, la 91/1992 sulla cittadinanza, realizzata prima che nascesse questa generazione. È una vita che conosce questi ragazzi, di che ha paura l’Italia?” afferma Mastrociani. Per le ACLI la dignità e il lavoro sono fortemente connessi e vanno insieme promossi, tutelati e realizzati soprattutto nelle regioni del Centro Sud, dove le disparità e le condizioni socioeconomiche sono a tutti evidenti. Nonostante questa analisi impietosa le ACLI riaffermano che l’Italia è una grande democrazia, come la sua storia dimostra e come i cattolici hanno sempre sostenuto, con il pensiero e l’azione di grandi realtà associative come le ACLI, dove pensiero e azione sono efficacemente connesse con servizi e progetti a favore degli ultimi, dei senza voce. Con questo evento le ACLI hanno voluto non solo fare una diagnosi delle emergenze italiane, ma hanno indicato le vie nuove, di speranza e di futuro, per la politica e per il governo nascente, anticipando quasi le affermazioni della nuova premier che chiama i “corpi intermedi” a collaborare per il futuro del Paese.
di Gerardo Salvatore
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