Ci sono momenti nella vita che non vorremmo mai vivere. Uno di questi me lo hai consegnato tu, caro Ettore, amico fraterno. Ricordo i nostri incontri a Roma, in via Nazionale e le serate consumate nel raccontarci più volte la nostra città. Il nostro rapporto viscerale con questa Avellino: tu volevi che cambiasse e ti sei battuto tanto per farlo come faccio anche io da sempre. Per ora non ce l’abbiamo fatta. Caro Ettore, per me gli ultimi giorni sono stati i peggiori della mia vita e non è retorica. Ero ricoverato all’ospedale Moscati per un intervento che s’annunciava banale ma non lo è stato del tutto. Nei momenti più duri, guardando in faccia la sofferenza, ho pensato subito a te e a Franco, mio fratello, che mi aveva appena raccontato come si stava spegnendo la tua vita. Mi sono sentito ancora più profondamente solidale nella malattia, ho provato una forte partecipazione al tuo dolore, ero al tuo fianco. E tutto avrei immaginato tranne che ieri, nel giorno delle mie dimissioni, sarei stato accolto da una così tragica notizia, da un’Avellino privata di te, del tuo luminoso sorriso. Gli amici quando s’incontrano non hanno bisogno di parlare. Gli amici quando s’incontrano fanno parlare i loro occhi, il loro cuore e tu hai avuto un cuore enorme, immenso, un cuore solidale. Ti hanno voluto bene e ti hanno rispettato tutti, sei stato un riferimento importante per la politica locale, per quella nazionale e, soprattutto, per la città di Avellino, che hai amato oltre ogni altra cosa. Ricordo le nostre lunghe chiacchierate nella redazione del giornale quando insieme decidemmo di fare un’inchiesta sulla città e immaginammo che attraverso l’esplorazione delle periferie si potesse dare una mano, un contributo a chi governa e non sa governare. Tu venivi da me, mi guardavi, non parlavi, io ti guardavo e non parlavo, quegli occhi nostri si incontravano e venivano fuori delle pagine stupende che conserverò tra le migliori inchieste mai realizzate in questa provincia. Caro Ettore, sai che è difficile scrivere in questo momento di te e di noi, ma non potevo sottrarmi, non dovevo sottrarmi. Ti ho voluto bene veramente, come si vuole bene ai fratelli. Resti con me, nella mente e nel cuore. Una persona squisita che con grande umiltà, maturità e saggezza ha cercato di dare il suo meglio per la rinascita della sua Avellino. Che Dio ti abbia in gloria.
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