Gruppo sanguigno Er: identificati due nuovi sottogruppi

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Un’analisi del sangue nel corso della gravidanza e il sospetto che qualcosa non va nel feto. Inizia così in un ospedale di ginecologia inglese una vicenda tragica, ma che ha portato a identificare un gruppo sanguigno molto raro.

La storia è nota perché è apparsa su molti quotidiani anche italiani. Le trasfusioni al neonato dopo la nascita con un taglio cesareo in emergenza purtroppo non sono servite, il piccolo ha un’emorragia cerebrale e non ce la fa. Un evento, questo, abbastanza raro e difficile da interpretare. Ma con qualcosa di sospetto: gli anticorpi della mamma non facevano parte dei soliti noti alla scienza. Un campione del suo sangue viene allora portato in un laboratorio di Bristol specializzato nello studio dei gruppi sanguigni, e i ricercatori scoprono un gruppo sanguigno super-raro. Da qui, l’ipotesi che proprio a causa di questo rarissimo gruppo sanguigno, il sistema immunitario della donna possa avere prodotto anticorpi contro il sangue del feto, rendendone incompatibile la presenza.

Il gruppo sanguigno Er è stato identificato nel 1982

Il gruppo sanguigno della donna, insieme a quello di un’altra neomamma che ha avuto la stessa storia, è Er, identificato la prima volta nel 1982. Ai tempi, i ricercatori ne avevano individuate tre versioni: Er a, Er b ed Er3. E qui sta la novità. Un team di scienziati dell’NHS Blood and Transplant (NHSBT) e dell’Università di Bristol, adesso ha identificato altri due sottogruppi, che sono stati chiamati Er4 ed Er5. Entrambi sono molto rari, e la loro particolarità è di essere coinvolti nei casi di malattia emolitica del feto e del neonati.

In pratica, i globuli rossi del feto possono attraversare la placenta ed essere riconosciuti dal sistema immunitario della donna come estranei. Scatta così l’allarme da parte del sistema di difesa dell’organismo, con una produzione di anticorpi per distruggere i globuli rossi del feto. Le conseguenze possono essere di diversa gravità, come la malattia emolitica del neonato, una malattia del sangue. È una condizione però che oggi si può prevenire.

Una scoperta importante

Insomma, una scoperta importante che, ha sottolineato la sierologa del Nhsbt Nicole Thornton, che ha guidato il team di ricercatori, “porterà allo sviluppo di nuovi test per identificare quelli con gruppi sanguigni non comuni, con l’obiettivo di fornire la migliore assistenza possibile anche ai pazienti più rari”.

La scoperta di questo nuovo sottogruppo sanguigno permetterà di intervenire tempestivamente nei casi di incompatibilità tra madre e feto. Questo, già avviene nei casi in cui la donna ha un sangue Rh negativo. Di solito, all’incirca nel corso della ventottesima settimana di gravidanza, alle donne Rh negative vengono somministrate immunoglobuline Rh, che per l’appunto prevengono la produzione di anticorpi materni contro i globuli rossi del feto Rh positivo. La terapia viene ripetuta circa 72 ore prima del parto.

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