Con la nomina di viceministri e sottosegretari il governo è al completo a poco più di un mese dal voto. Una rapidità che si è resa necessaria per superare possibili crepe nella maggioranza e per dare una risposta alle urgenze economiche e alle conseguenze internazionali del conflitto russo-ucraino. L’esecutivo dunque c’è, ma il sistema politico resta fragile. A Giorgia Meloni non è bastato vincere le elezioni e ottenere una maggioranza parlamentare certa per evitare polemiche e tensioni. Al di là delle indispensabili alleanze internazionali, ancora più importante per garantire che i nostri conti pubblici restino in ordine è la stabilità finanziaria che si lega a quella politica. La parola stabilità si intreccia dunque con la fragilità che invece da troppo tempo è il nervo scoperto della politica italiana. Giorgia Meloni per evitare questa debolezza del sistema deve dunque costruire un’alleanza forte non solo numericamente ma soprattutto politicamente. Per riuscire in questa operazione non basta aver ottenuto la fiducia al suo governo, deve dimostrare con i fatti che l’esecutivo è affidabile e credibile e deve andare anche oltre immaginando un centrodestra diverso da quello costruito quasi trent’anni fa da Silvio Berlusconi. La coalizione oggi c’è ma resta più un cartello elettorale che un’alleanza politica tra partiti diversi. Rispetto al 1994 quando Berlusconi “inventa” il centrodestra la situazione interna si è radicalmente modificata. Forza Italia da perno è diventato il terzo gruppo della coalizione mentre sia Salvini nel 2019 che adesso la Meloni hanno offerto agli elettori delle nuove possibilità confermando la tendenza che ormai il leader conta più del partito. Fratelli d’Italia è insomma cresciuta come forza politica assorbendo sia il voto della Lega che quello di una larga parte di Forza Italia, spingendo l’elettorato più a destra. Un volto diverso della coalizione che è stato sufficiente per vincere le elezioni e che adesso deve dimostrare di essere anche capace di governare mettendo da parte conflittualità interne e diffidenze reciproche. Come già è accaduto altre volte, la lista dei ministri non ha rispecchiato previsioni, ambizioni, delusioni dei tanti aspiranti papi che poi sono usciti cardinali dal conclave, insomma tutte le delizie dei cronisti politici. Stavolta però è più importante il contesto rispetto ai nomi. La novità è propria la vittoria di Fratelli d’Italia e la nomina di Giorgia Meloni come nuovo Presidente del Consiglio, toccherà a lei convincere i suoi alleati che gli equilibri interni sono cambiati. E già alcuni commentatori scommettono che tra qualche tempo il grosso di Forza Italia, di fronte a una leadership al tramonto, farà un investimento sul futuro puntando su Giorgia Meloni. La nuova inquilina di Palazzo Chigi conosce bene il mondo dei partiti e sa quanto sono cambiati in questi ultimi anni. Qualche giorno fa l’ex Presidente della Corte costituzionale Giuliano Amato ha detto che “un tempo la politica era partecipazione, come previsto dalla Costituzione. Adesso sotto i leader la piramide non c’è più. Ci sono i comunicatori….Ora al posto dei partiti che pensavano al bene comune, sono sorti degli aggregatori contro. Contro gli immigrati, contro i cattolici, contro i neri, contro tutti. E se la società liquida ci frammentava, ora gli aggregatori ci spaccano”. La forza dei partiti si esprime in Parlamento, all’inizio di questa legislatura è toccato a Liliana Segre, senatrice a vita e dunque non eletta, difendere la costituzione e le istituzioni repubblicane. Speriamo che adesso gli eletti seguano il suo esempio. Un sistema che attraverso il voto ha portato al superamento della soluzione di emergenza incarnata dal governo Draghi e adesso c’è nuovamente un premier espressione di un partito, il prossimo passo è rendere più stabile ed efficace l’intero assetto politico.
di Andrea Covotta
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