Covid: il farmaco per non perdere gusto e olfatto, la flora batterica schermo all’infezione, siamo più fragili contro influenza

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di Laura Della Pasqua

1. Un farmaco per prevenire la perdita di gusto e olfatto

2. La flora intestinale fa da schermo all’infezione

3. Dopo il lockdown siamo più fragili contro l’influenza

1. Un farmaco per prevenire la perdita di gusto e olfatto

Uno dei sintomi che sin dall’inizio della pandemia ha identificato l’infezione da Covid-19 è stata proprio l’anosmia, cioè la perdita di gusto e olfatto che in molti casi si prolunga anche dopo la guarigione. Cosa succede se ad ammalarsi è un sommelier? L’evento è paragonabile al grave infortunio dell’atleta. Egli infatti si affida al naso e al palato per il lavoro, per consigliare vini e abbinamenti. Il long Covid diventa per questa categorie di professionisti una malattia invalidante. È per questo che il più importante magazine europeo sul mondo del vino dal punto di vista degli affari, The Drink Business, ha riportato con enfasi la notizia che i ricercatori della Yale School of Medicine, hanno scoperto un farmaco che può prevenire la perdita del gusto e dell’olfatto. La sperimentazione clinica ha coinvolto 70 pazienti che sono stati trattati con il farmaco indicato, quattro volte al giorno per sette giorni.

I risultati iniziali della ricerca a Yale hanno indicato come il “Camostat mesilato”, farmaco generalmente usato per trattare la pancreatite, anche se non è efficace a ridurre la gravità della malattia, dà risultati interessanti nel prevenire il deficit di gusto e olfatto nei pazienti positivi al Covid in un forma lieve-moderata.

Intestino

2. La flora intestinale fa da schermo all’infezione

I microbiti presenti nell’uomo, chiamati anche flora batterica, ovvero quell’insieme di batteri presenti nel nostro organismo e con i quali conviviamo, sarebbero in grado di modulare le dinamiche funzionali del sistema immunitario, così intervenendo nella genesi e sull’entità dei processi infiammatori non solo locali.

Secondo uno studio condotto da ricercatori giapponesi, l’abbondanza del genere batterico Collinsella, imparentato con i più famosi bifidobatteri, può ridurre gli effetti delle infezioni da Covid e, quindi, spiegare i differenti tassi di mortalità tra i diversi paesi asiatici ed europei. La ricerca ha confrontato i tassi di mortalità per il virus tra popolazioni il cui microbiota intestinale si è rivelato particolarmente ricco di Collinsella, e popolazioni con presenze intestinali piuttosto scarse dello stesso genere di batteri. Si è così potuto constatare che, mentre Paesi come il Giappone, la Corea del Sud, la Finlandia, nei quali Collinsella risulta fortemente presente in una percentuale che oscilla tra il 35% e il 60% della popolazione, fanno registrare i più bassi tassi di letalità per Covid, altri Paesi, tra cui l’Italia, l’Inghilterra, gli Stati Uniti, il Messico, il Belgio, abitati da cittadini che ospitano tali batteri in una percentuale oscillante tra il 4% e il 18% della popolazione, mostrano tassi di mortalità tra i più elevati. Secondo gli scienziati, questi i batteri sarebbero in grado di inibire il legame del coronavirus con i recettori delle cellule umane, così contribuendo a ridurre significativamente la gravità dell’infezione e il numero dei decessi.

donna a letto con influenza

3. Dopo il lockdown siamo più fragili contro l’influenza

Le misure restrittive durante circa due anni hanno ostacolato la circolazione del virus influenzale, indebolendo molto l’immunità di comunità. Siccome le disse immunitarie non sono state sollecitate, l’influenza nei prossimi mesi invernali sarà particolarmente aggressiva, afferma il presidente del Siti, la Società italiana di igiene, Antonio Ferro. E avverte: «C’è preoccupazione proprio per questo motivo, ma anche per via del numero delle somministrazioni antinfluenzali in netto calo. Stiamo parlando di un ceppo ben identificato che proviene dall’Australia e i vaccini che usiamo sono fatti proprio su questo”. Gli over 65 e i fragili sono chiamati a proteggersi anche da altre malattie infettive pericolose: pneumococco, Herpes Zoster e meningococco. In particolare, l’Herpes Zoster (spesso noto come Fuoco di Sant’Antonio) è una malattia gravata da severe complicanze soprattutto nei soggetti sottoposti a terapie immunosoppressive e che compromette in maniera importante la qualità della vita delle persone che ne sono affette. Queste vaccinazioni si possono fare anche contemporaneamente con la quarta dose contro il Covid.







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