Disturbo Ossessivo-Compulsivo: sintomi e terapia

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di Giorgia Martino

Per capire il DOC (Disturbo Ossessivo-Compulsivo), bisogna immaginare di essere bersaglio continuo di pensieri disturbanti, angoscianti e totalmente irrazionali più forti di noi.

Non si tratta del semplice rimuginare di quando si è ansiosi o preoccupati, perché i DOC non riguardano idee razionali o situazioni reali, ma sono immagini mentali totalmente avulse dalla realtà che provocano un’angoscia irrefrenabile.

Qualche esempio?

  • “Se immagino mio fratello che sta male, sarà colpito da una malattia mortale”;
  • “anche se ho controllato il gas, di sicuro è aperto: tutto salterà in aria per colpa mia”;
  • “se stringo la mano a qualcuno, contrarrò qualche virus letale”;
  • “ho paura di poter avvelenare qualcuno, di essere un mostro violento”;
  • “sono fortemente religioso ma penso ossessivamente a delle bestemmie, per cui provo disgusto per me stesso”.

Si tratta di pensieri che provocano angoscia, paura, senso di colpa, repulsione verso se stessi, e sono le cosiddette “ossessioni”.

Le ossessioni, a loro volta, provocano così tanta ansia nell’individuo che ne è vittima, che costui mette in atto dei rituali per tenerla a bada: sono le cosiddette “compulsioni”.

Questi atti compulsivi possono essere, ad esempio, toccare un determinato numero di volte un oggetto, oppure dire una specifica frase o preghiera, o ancora lavarsi continuamente le mani o controllare anche centinaia di volte le manopole del gas.

Tali gesti ripetitivi mettono l’individuo in uno stato di momentanea tranquillità, come se l’atto compulsivo ripulisse l’angoscia e la paura che sono scaturite dal pensiero ossessivo. Tuttavia, l’inquietudine si placa solo per un po’, a volte per qualche minuto, fino alla successiva ossessione, seguita da un ennesimo atto compulsivo per sedarla.

Da ciò si evince quanto la giornata di un soggetto affetto da DOC sia faticosa e piena di paura e tormento, il tutto con la sua totale consapevolezza: il soggetto ossessivo-compulsivo, infatti, non sta delirando, perché sa perfettamente che si tratta di pensieri assurdi e che non possono verificarsi, ma non riesce a domarli, come un carcerato in una prigione mentale fatta di immagini terribili e rituali senza significato. Il paziente affetto da DOC, quindi, non solo si sente in gabbia con la propria angoscia, ma si colpevolizza, temendo di non essere normale, di stare impazzendo, di non poter essere, semplicemente, come gli altri.

Tipologie di ossessioni

Le tipologie di DOC sono varie, ma sono tutte accomunate da pensieri che il soggetto trova ripugnanti e profondamente disturbanti. Di seguito alcuni tipi:

  • DOC da controllo: è caratterizzato dal terrore di poter far del male a se stessi o agli altri. Un esempio è il controllo ripetitivo che il gas sia chiuso, o che la porta sia messa sottochiave, o che la macchina sia davvero spenta. Non basterà un solo controllo, e nemmeno due, ma a volte anche centinaia, fino allo sfinimento.
  • DOC da contaminazione: è il terrore di contagiarsi con virus letali, o che questo possa succedere ai propri cari se si toccano oggetti di uso comune come maniglie o penne. Questo porta a lavarsi di continuo le mani, a sottoporsi a frequenti esami medici, e ad evitare situazioni in cui è possibile entrare in contatto con gli altri, arrivando così ad isolarsi.
  • DOC da ordine e simmetria: sono le ossessioni di chi non riesce a placare la propria ansia se vede un quadro storto, o se ha una scrivania su cui gli oggetti non sono disposti in un predeterminato ordine di colore o dimensione. Oppure consistono nel ripetere una lettura più volte, per paura di non capirne il significato al di sotto di un determinato numero di revisioni (solo per fare qualche esempio).
  • DOC superstizioso: in questo caso, la paura illogica che possa avvenire qualcosa di terribile a sé o ai propri cari viene lenita momentaneamente da compulsioni sotto forma di formule magiche o numeriche. Il DOC superstizioso, infatti, viene chiamato anche “pensiero magico”.
  • DOC aggressivi: il soggetto in questione è perseguitato dal terrore di essere colto da raptus e di poter usare violenza contro se stesso o i propri cari. Ciò porta spesso questi individui ad evitare contatti col prossimo, o a prendere provvedimenti per evitare di far loro del male (ad esempio, far sedere dietro il passeggero per non essere ossessionati dalla paura di poterlo spingere fuori dalla macchina).

Le cause del Disturbo Ossessivo-Compulsivo

Le motivazioni per cui vi sono delle persone in cui si manifesta questo disturbo di personalità non sono del tutto chiare, e soprattutto non sono univoche. Spesso si incontra un insieme di fattori eterogenei, come ci spiega il dott. Pasquale Parise, Psichiatra a Roma: «Il Doc è una patologia che sembra avere una predisposizione su base genetica: da studi su gemelli omozigoti si evince che l’ereditarietà del disturbo oscilla tra il 35 e il 48%. Sembrerebbe avere un suo peso anche la familiarità, quindi ciò che è spiegabile attraverso fattori ambientali, rapporti con le figure genitoriali, stili di attaccamento: sembra che i familiari di pazienti con DOC abbiano la probabilità di ammalarsi da 5 a 10 volte superiore alla popolazione generale. Dalle storie di questi pazienti, pare che un’educazione molto rigida e cure parentali caratterizzate da freddezza affettiva, severità e ambivalenza delle figure genitoriali, favoriscano l’insorgenza di questa patologia».

DOC e terapia: come si curano le ossessioni

Il DOC è presente nel 3% della popolazione mondiale, e può manifestarsi molto presto. «L’esordio di un DOC avviene generalmente in età giovanile – specifica Parise – Una sintomatologia, anche sfumata, può manifestarsi fin dai 18/20 anni, con rituali di controllo, eccessiva attenzione all’ordine, paura di essere contaminati da sporcizia o malattie. Negli ultimi anni sembrerebbe in aumento l’incidenza di questa patologia tra i minori».

La terapia non è quasi mai una strada imboccata immediatamente, in quanto molti pazienti si vergognano dei propri pensieri, e si tende a chiedere un aiuto di tipo professionale solo quando la situazione diventa insostenibile.

Eppure, la tempestività nella cura del Disturbo Ossessivo Compulsivo è fondamentale per evitare il più possibile che peggiori, invalidando la vita emotiva del paziente. «Riconoscere fin da subito i segnali di un probabile DOC favorisce l’individuazione della giusta terapia psicologica e, laddove necessaria, anche farmacologica, per intervenire nel minor tempo possibile – spiega la dott.ssa Beatrice Peroni, psicologa clinica a Milano – I vantaggi sono la non cronicizzazione del ciclo di ossessioni e compulsioni, in modo da migliorare la qualità di vita del paziente».

Dunque il Disturbo Ossessivo Compulsivo è cronico? «Tende a cronicizzare – risponde la Peroni – Ci possono essere però dei periodi di remissione, in cui il soggetto riesce a controllare meglio i pensieri ossessivi e i rituali compulsivi. Questo avviene avvalendosi di professionisti validi e preparati per trovare la strada migliore».

Quale può essere la terapia più idonea? Oltre a delle sedute di psicoterapia – generalmente con un approccio cognitivo-comportamentale – nel caso dei DOC può essere necessario il ricorso a specifici farmaci, come ci spiega il dott. Parise: «Una terapia spesso va portata avanti anche per anni, onde evitare le recidive. I farmaci più utilizzati sono quelli in grado di bloccare il recettore della serotonina (noti come SSRI), che hanno l’effetto di aumentare la trasmissione serotoninergica nel Sistema Nervoso Centrale. Bisogna sottolineare che la latenza terapeutica di questi farmaci è tra le più lunghe della farmacologia, e possono essere necessarie dalle 4 alle 8 settimane prima di vederne gli effetti terapeutici, a differenza della loro azione antidepressiva che in genere si manifesta tra le 2 e le 3 settimane. A volte può essere utile associare anche bassi dosaggi di farmaci antipsicotici».

Una volta innescatosi, è molto difficile che il DOC migliori da solo. Per questo è fortemente consigliato rivolgersi a uno specialista che possa valutare il singolo caso e decidere la strada da intraprendere. Il prezzo da pagare, in caso contrario, potrebbe essere molto alto: il Disturbo Ossessivo Compulsivo, quando non viene affrontato, rischia di rendere la vita del paziente infernale, completamente travolto nel suo vortice di ossessioni e rituali che, occupandogli tutta la giornata, si autoalimentano e gli impediscono di svolgere le normali attività quotidiane.

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