Bradicardia, cosa fare quando il cuore è troppo lento

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di Giorgia Martino

È meno nota della tachicardia, ma non per questo da trascurare: parliamo della bradicardia, ossia quell’aritmia per cui il cuore batte troppo lentamente (dal greco bradys , “lento” e cardía, “cuore”).

Di sicuro un battito lento può essere normale in alcuni casi specifici, senza causare sintomi o complicanze. Spesso, la frequenza cardiaca può essere più bassa durante il sonno, oppure nei soggetti sportivi e particolarmente allenati. Purtroppo, però, non sempre si tratta di una manifestazione del tutto innocua.

I problemi provocati da una frequenza troppo rallentata, fondamentalmente, derivano dal fatto che il cuore potrebbe non riuscire a pompare abbastanza sangue ricco di ossigeno nel corpo: se accade questo, è facile potersi sentire stanchi, deboli, senza fiato, confusi, con offuscamento della vista e giramenti di testa.

Come funziona il cuore

I segnali elettrici, che danno impulsi al cuore, viaggiano attraverso le sue quattro cavità: i due atri, che si trovano nella parte superiore, e i due ventricoli, in quella inferiore.

Questi segnali portano il muscolo cardiaco a battere in modo continuo e costante. Ma gli impulsi non si attivano sempre come dovrebbero: questo provoca quelle che vengono chiamate “aritmie”, ossia battiti cardiaci irregolari.

Alcune condizioni fanno battere il cuore troppo velocemente (tachicardia) o in modo anomalo (extrasistolia). Con la bradicardia il problema è opposto: i battiti sono rallentati.

Per affrontare meglio questo tema, ne abbiamo parlato con il professor Francesco Vetta, cardiologo a Roma.

Cause e sintomi

Prima di approfondire le cause che possono portare a un battito troppo rallentato, occorre specificare cosa si intende per frequenza cardiaca “normale”: il cuore, in genere, batte da 60 a 100 volte al minuto. Al di sotto di questo range si parla di bradicardia. Come anticipato, non è detto sia sempre sintomo di una qualche anomalia, come nei casi in cui si sta riposando o se si è degli atleti.

Tuttavia, da un punto di vista prettamente patologico, un battito lento può essere collegato al blocco atrio-ventricolare (con rallentamento o arresto dei segnali elettrici che attivano i battiti cardiaci), alla malattia del nodo del seno (comune negli anziani), oppure all’uso di alcuni farmaci che hanno la bradicardia tra i propri effetti collaterali, come ad esempio i beta-bloccanti.

Come capire se un battito lento è trascurabile o meno? Tutto dipende da alcuni sintomi specifici a cui può essere associata. «Astenia, precoce faticabilità, affanno per sforzi modesti, svenimenti: sono tutte situazioni in cui è opportuno fare degli approfondimenti che si basano su visita cardiologica, elettrocardiogramma e frequentemente su indagini di livello superiore quali ecocardiogramma, elettrocardiogramma dinamico delle 24 ore, test ergometrico (test da sforzo), esami ematici» avverte il professor Vetta.

Come si cura la bradicardia

Quando è indotta da cause esterne al funzionamento cardiaco, il trattamento si focalizzerà proprio sul risolvere i problemi che originano l’aritmia. Ad esempio, se la causa è l’ipotiroidismo, ci si concentra sulla funzionalità della tiroide. Se invece si usano dei farmaci che rilassano il muscolo cardiaco, si prova a regolare il dosaggio dei medicinali o si tenta la strada dell’utilizzo di un principio attivo diverso.

«Nei casi in cui si tratti di un problema patologico, invece, sarà opportuno e necessario l’impianto di un pacemaker che risulti in grado di sostituire il normale funzionamento del sistema elettrico cardiaco» conclude Vetta.

Il pacemaker è un piccolo dispositivo che si inserisce sottocute a livello del petto. È dotato di fili sottili e flessibili chiamati “conduttori”, che si estendono fino al cuore, trasportando così piccole cariche elettriche che lo aiutano a pompare a un ritmo costante.

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