perché la terapia del suono è la più efficace

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Fischi, ronzii: i “rumori di fondo” danno del filo da torcere a ben 740 milioni di persone nel mondo, disturbando il riposo e la concentrazione. Tra le tante cure proposte, la terapia del suono è la più efficace nel liberare la mente dai fastidiosi suoni fantasma

La risacca del mare, il fischio del treno in lontananza, il fruscio del vento tra le foglie, il ronzio di un calabrone, la lavatrice in funzione o il rubinetto lasciato aperto. I modi per descrivere gli acufeni, la percezione di rumori di fondo, sono tra i più vari e pittoreschi. E benché qualcuno la butti sul ridere (vedi il popolare sketch del comico romano Maurizio Battista), chi avverte costantemente dei suoni “dentro l’orecchio”, anche in assenza di stimoli acustici, non se la passa affatto bene.

Secondo uno studio condotto dall’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS di Milano insieme ad altri enti, pubblicato a novembre 2021 su Lancet Regional Health Europe, un cittadino europeo su sette soffre di acufeni. In Italia, più di 6 milioni riferiscono episodi saltuari di “orecchio rumoroso” e, tra queste, oltre 400 mila convivono con gli acufeni quotidianamente, al punto da riposare male (vengono avvertiti soprattutto nel silenzio notturno) e far saltare il proprio equilibrio psicofisico.

Come guarire dagli acufeni? Lo spiega il professor Domenico Rosario Cuda, direttore dell’Unità Operativa di otorinolaringoiatria dell’ospedale Guglielmo da Saliceto di Piacenza, uno dei maggiori studiosi italiani di acufeni.

Laserterapia: funziona davvero?

Chi naviga in Internet alla ricerca di soluzioni definitive, si imbatte in medici che pubblicizzano l’uso del laser per stimolare l’attività delle cellule ciliate della coclea e altre “specializzate” collaterali. Ovvero, le strutture dell’orecchio interno che hanno il compito di captare i suoni e tradurli in impulsi elettrici-nervosi. Funziona?

«I risultati sono molto modesti e il rapporto costi benefici non vale la candela», risponde secco il professor Cuda. «Uno studio in doppio cieco condotto su 46 pazienti da me e dal dottor Antonio De Caria, pubblicato nel 2008 sull’International Tinnitus Journal, prevedeva l’utilizzo di una penna-laser da inserire ogni giorno 20 minuti nel condotto uditivo, per 3 mesi. Ai pazienti veniva poi chiesto di dare un punteggio, in termini di miglioramento, di tutti i parametri relativi alla percezione degli acufeni. Fra il gruppo curato con il laser la valutazione finale era di 17,1 punti, contro i 7,3 di quello di controllo trattato con placebo».

Un piccolo miglioramento, quindi, non stabile nel tempo e molto costoso, visto che il paziente deve sobbarcarsi il costo della penna-laser. Alla stessa conclusione è giunta una metanalisi condotta a Taiwan, pubblicata nel 2020 su Brain Sciences: molte aspettative, scarsi risultati. «Il vizio di fondo sta nel pensare che basti agire sulle cellule ciliate per far zittire gli acufeni», continua l’esperto. «È vero che si generano nell’orecchio interno, ma poi si espandono e mantengono nelle vie acustiche cerebrali, che non vengono raggiunte dal laser».

TRT: una soluzione valida

Da trent’anni anni fornisce un aiuto concreto a chi soffre di acufeni. Come la luce bianca è la somma di ogni colore, la TRT (acronimo di Tinnitus Retraining Therapy) miscela tutte le frequenze per approdare a dei suoni neutri, indifferenti per l’ascoltatore poiché non recano alcun disturbo.

«Indossando una miniprotesi acustica, discreta e leggerissima, si inviano all’orecchio dei suoni “distraenti”, come lo sciabordio delle onde, per distogliere l’attenzione ossessiva verso l’acufene», spiega il professor Domenico Rosario Cuda. «Contrariamente a quanto si pensa, non si tratta di suoni di copertura, ma di una cura sonora che ha lo scopo di riprogrammare la rete neuronale, decondizionandola dall’abitudine di prestare ascolto agli acufeni. Nell’arco di 6-10 mesi, infatti, in genere nel paziente si riscontra un adattamento a queste sonorità neutre, per nulla fastidiose e capaci di ridurre sensibilmente l’attenzione al proprio disturbo». Un depistaggio naturale che maschera l’acufene soltanto in parte, ma con il vantaggio di distogliere il paziente dalla sua “fissazione”.

La terapia del suono: “musica” per le tue orecchie

Se vuoi capire cosa sia la terapia del suono e quali sono le differenze con la TRT, scarica l’app Tinnibrain: scoprirai un training innovativo e personalizzato che non si basa sull’invio di suoni standard ma su stimoli sonori di fondo che sarai tu stesso a scegliere.

«Al paziente viene chiesto di fare una scelta tra decine di rumori che diventeranno il suo sottofondo, percepibile tramite apparecchi collegabili allo smartphone o al pc, cuscini sonori (da usare a letto) e persino dispositivi acustici da tenere sul comodino», spiega il professor Domenico Rosario Cuda.

«Il repertorio da selezionare è davvero vasto e spazia dai suoni della natura, come quello di un ruscello, un debole vento, onde del mare calmo o del sottobosco animato da un tenue canto degli uccellini, fino alle musiche new age, orientali o con l’arpa celtica. Ognuno ha i suoi gusti in fatto di suoni che distraggono. Una volta selezionata la compilation che calma gli animi e le orecchie, il paziente prende l’abitudine di collegarsi al proprio mondo sonoro per far quasi scomparire l’acufene. Inoltre, impara a eseguire dei salutari esercizi di ascolto: l’app, infatti, chiede di trascrivere quando il suono si interrompe, aumenta o diminuisce di volume, allenando quindi l’udito in modo attivo».

Occorre però precisare che la terapia del suono funziona se coordinata da una cabina di regia, cioè un otorino o un audiologo esperto in questo tipo di trattamenti e capace di guidare verso l’esplorazione dell’universo sonoro prescelto. «Inoltre, per avere un buon successo (circa l’80%) è fondamentale associarla alla psicoterapia cognitivo-comportamentale».

L’app è disponibile per iOS e android ed è possibile provare l’allenamento gratuitamente per 15 giorni. Il costo è di 300 € e dura 160 giorni.

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