Visioni, il Centrodonna riparte dal cinema per parlare di pace ma non dimentica l’Eliseo: sia confermata la destinazione d’uso di casa del Cinema

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Il cinema come strumento per comprendere il nostro tempo e guardare al futuro, senza dimenticare il ruolo centrale che può rivestire l’Eliseo come polo culturale della città. E’ la nuova sfida che lancia il Centrodonna con la XXXIII Rassegna del cinema d’autore VISIONI, promossa in collaborazione con Quaderni di Cinemasud, al via l’8 marzo al Partenio. “Come ogni anno – scrive Vittoria Troisi del Centrodonna – oltre a seguire i sentieri sicuri della qualità del cinema d’autore, ci fidiamo del cinema per trovare risposte al presente. E interroghiamo, per capire il nostro tempo, i registi che fiutano il vento nuovo e come rabdomanti sentono l’acqua dove per gli altri non c’è. Nel nostro caso chiediamo al cinema parole nuove per prepararsi al futuro, seguendo tracce  che già ci sono e che dobbiamo solo immaginare per poterle trovare. E quest’anno chiediamo al cinema concetti e parole nuove per alimentare la Pace. Le parole della guerra già le conosciamo: vince chi vince, chi avanza, distrugge di più, conquista. Ma forse si può vincere in due. Guarda al futuro la Pace, come l’amore che vive grazie ad amanti “disarmati” nello spazio nuovo che si è creato, arretrando entrambi. Uno spazio che prima non c’era in cui può vivere il nuovo del loro incontro e del loro desiderio.Come scrive la poetessa Livia Chandra Candiani. La pace si nutre di Verità. E la verità è complessa e coraggiosa. Bisogna, però, stare di fronte, guardarsi, riconoscere nell’altro il proprio destino e fare spazio al nuovo rappresentato dalle ragioni di entrambi per una pace giusta per due. Pace multilaterale, si chiama. E non abbiamo molto tempo per affermare questo modo nuovo di guardare alla guerra e alla pace. Ma solo questo modo nuovo di guardare, di guardarsi, apre crepe di vita sulla superficie sconvolta dalla distruzione e dalla morte”. Lo ribadisce con forza Troisi “La nostra Rassegna quest’anno segue il desiderio di una geografia nuova dei rapporti, segnato dallo sguardo dell’altro e dal coraggio di cambiare. Due film in particolare ci guidano, perché più vicini ai mondi che oggi si fronteggiano e perciò più utili, perché scavano più in fondo per dare argomenti nuovi alla pace “Parlate a voce bassa” di Esmeralda Calabria e “Master Gardener” di Paul Schrader. Esmeralda Calabria nel Doc presentato al Tff 2022 tratta della memoria del passato attraverso le voci dell’Albania contemporanea. Quali tracce ha lasciato un regime dittatoriale, tra i più duri, in un Paese dell”ex URSS, durato più di 50 anni?  Il risultato fa pensare. ‘I testimoni sono ancora tutti dentro la struttura politica e civile di quegli anni.Struttura entrata nella pelle delle persone, ma pur sempre Visione del mondo che, a quanto pare, il transito alla Democrazia non ha ancora adeguatamente rimpiazzato. Soltanto una dialettica razionale di sguardi sul passato può condurre il transito, il passaggio’. Passato da non cancellare rapidamente e acriticamente ma da indagare. Presente, nella sua complessità, non salvifico in sé, ma che deve fare i conti con le persone reali, i loro sguardi, le attese, la memoria. Dall’altra parte del mondo, negli USA, un altro film apre squarci di verità e di complessità “Master gardener” di Paul Schrader.  ‘Dopo i terribili traumi della guerra in Iraq con First Reformed e il Collezionista di carte, questa volta per Paul Schrader è il suprematismo bianco di estrema destra il fantasma latente con cui l’America paladina della democrazia nel mondo deve fare i conti.     Anni prima Narvel, il protagonista, ha fatto parte di una violentissima organizzazione paramilitare neonazista. Quando rinnega questo mondo affida alla floricolturail suo percorso di cura.    Ma i traumi non possono essere cancellati con rituali e ascesi. Schrader qui non sembra voler perseguire la liberazione violenta o nichilista dei film precedenti. Il regista fa la scelta della “coltivazione” letterale e simbolica del rapporto con l’alterità, sulla necessità di un avvicinamento, sul ritorno alla sensazione umana di vicinanza, di confronto e di conforto e non sul crollo di tale rapporto.” Due film, la stessa urgenza. La vita è padrona e non vive di crolli ma di legami. Senza certezze incrollabili da sostenere, senza blocchi traballanti da difendere”. Il Centrodonna riparte con un unico obiettivo, guardando al sogno di un Eliseo aperto alla comunità “Una Rassegna per pensare, la nostra, ma anche con il piacere di sempre di incontrarci in tante, in tanti per godere del cinema di qualità.  Quest’anno VISIONI cade in un momento interessante per la cultura in città. Uno spazio pubblico: l’Eliseo, è stato aperto dal Comune: anche se in modo parziale, ancora nebuloso ed in solitaria. Ma perché la città sia “illuminata” dalla cultura, l’Eliseo aspetta altre cose. Aspetta che dalla Amministrazione Comunale sia confermata la destinazione d’uso dell’Eliseo   a “Casa del Cinema”, già stabilita dall’Europa, tenendo conto che il Cinema è uno dei punti di forza della identità condivisa della città.  L’Eliseo aspetta anche che diventi operativa la Fondazione di Partecipazione per potersi  aprire alla città, al suo contributo di idee e di progetti.E questo non potrà che far bene a tutti, ai cittadini e alle Istituzioni. Buona VISIONE a tutte e a tutti”.  La rassegna prende il via l’8 marzo con “Un bel mattino” di Mia Hanse Love, in cui l’incontro casuale con un vecchio amico, Clément, si trasforma per Sandra in una relazione appassionata, prosegue il 15 marzo con “Gli spiriti dell’isola” di Martin Mc Donagh, il 22 marzo appuntamento con “Californie” per la regia di Cassigoli e Kauffman, protagonista Jamila, ragazza marocchina che vive in una città portuale dell’Italia del Sud, costretta a fare i conti con l’emarginazione al punto da desiderare di tornare nel sui paese d’origine. il 29 marzo “Parlate a bassa voce” di Esmeralda Calabria, spaccato dell’Albania a trent’anni dalla caduta del regime comunista, il 5 aprile “Gagarine” per la regia di Liotard e Trouilh, ambientato alla periferia sud di Parigi, dove l’enorme complesso residenziale Cité Gagarine, sta per essere demolito dopo anni di degrado rampante ma il sedicenne Youri, che lì è cresciuto,  non si vuole rassegnare.  Il 12 aprile “Alcarras” di Carla Simone, con la famiglia Solé che trascorre l’estate a raccogliere le pesche dal frutteto di proprietà ad Alcarràs, un piccolo villaggio della Catalogna, rischierà di perdere quello di cui ha sempre vissuto, penultimo appuntamento il 19 aprile con “Eo” di Jerry Skolimowsky, racconto del viaggio di un asino in giro per l’Europa, come un novello Ulisse. il 26 aprile “Master Gardener” per la regia di Paul Schrader

 

 



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