Il Codacons avvia una azione legale a favore dei cittadini italiani vittime dell’uranio impoverito, metallo radioattivo come noto utilizzato in molti prodotti ma soprattutto per la costruzione di proiettili e bombe.
Le evidenze scientifiche hanno dimostrato in modo certo come l’esposizione all’uranio, metalli pesanti, polveri fini e nanoparticelle di origine bellica comporti nel corso degli anni l’aumento delle probabilità di insorgenza di effetti dovuti alla loro azione genotossica, principalmente tumori e malformazioni fenetiche nelle loro progenie – spiega il Codacons – Le persone più esposte all’effetto tossico delle polveri radioattive dell’uranio impoverito sono certamente tutti i militari che utilizzano le munizioni di guerra durante le missioni; in particolare i primi casi segnalati in Italia risalgono al 1999, a seguito della missione militare in Bosnia ed Erzegovina.
Ma anche i militari che hanno prestato servizio in basi nazionali o impiegati in speciali attività addestrative (Genio Artiglieri) costituiscono un gruppo potenzialmente esposto.
L’Autorità Giudiziaria ha ritenuto più volte che lo Stato è colpevole per la morte e la malattia di militari a causa dell’uranio impoverito. Il militare che contrae in missione una patologia grave è “vittima del dovere” e rientra nei beneficiari degli indennizzi previsti dalla Legge 266 del 23.12.2005 secondo cui:
“i soggetti che abbiano contratto infermità permanentemente invalidanti o alle quali consegua il decesso, in occasione o a seguito di missioni di qualunque natura, effettuate dentro e fuori dai confini nazionali e che siano riconosciute dipendenti da causa di servizio per le particolari condizioni ambientali od operative sono equiparati a -vittime del dovere-“.
Ancora più importanti le pronunce della giurisdizione ordinaria a favore di maxi-risarcimenti per i militari ammalati e gli eredi di militari deceduti. E’ altresì intervenuta la Cassazione con la sentenza n.23300 del 16.11.2016 delle Sezioni Unite e con l’Ordinanza n.14605 del 9 luglio 2020 Sez. III ha statuito che la prova del contagio da uranio impoverito può essere presuntiva, basata sul nesso eziologico del “più probabile che non”, ossia dell’assai probabile tra le circostanze di esposizione all’uranio e la patologia.
Il Codacons ha deciso quindi di scendere in campo per aiutare le vittime dell’Uranio impoverito o gli eredi dei danneggiati da tale metallo pesante consentendo loro di procedere per ottenere i benefici previdenziali previsti dalla legge e richiedere il risarcimento di tutti i danni subiti.
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