Melito Irpino. Adesso legge la Bibbia, Ralph. Così lo chiamano negli States, ma per tutti, oltreoceano, è ancora Raffaele, il ragazzino giocherellone che andava al” masto”, come si dice da queste parti, ad imparare il mestiere in una officina di Grottaminarda. E che, nella cittadina ufitana, conserva ancora tanti amici. E, poco tempo fa, ha ritrovato il suo maestro di seconda elementare. A fare il meccanico era anche molto bravo, dicono quelli che se lo ricordano ancora o ne hanno sentito parlare.
Ma la vita, a Raffaele Minichiello, gli doveva riservare delle sorprese. Non certo belle. Non immaginava nemmeno che, qualche anno più tardi sarebbe stato il primo dirottatore al mondo di un Boeing, quando il terremoto dell’ agosto del 1962 costrinse lui e la sua famiglia ad emigrare negli Stati Uniti. Arruolato in Vietnam, a 17 anni e mezzo, nei marines ha trovato una seconda famiglia.” Sono andato lì perché ci credevo”.
Ai vietcong Raffaele si presenta quasi con un grido di battaglia tatuato sul braccio:” Kill me if you can”. Che, poi, è diventato il titolo del docufilm presentato in questi giorni nelle sale cinematografiche irpine. E che è candidato, uno dei dieci migliori, al premio David di Donatello. Ma dalla guerra, allora dal Vietnam, si torna sconvolti. Sopratutto quando sei giovane come Raffaele.” Al ritorno, siamo diventati reduci. Non siamo stati accettati- dice ancora l’italo americano Minichiello-“.
Ed è scattato qualcosa nella sua testa: si è sentito, in qualche modo, ” tradito dalla bandiera”che aveva difeso a migliaia di chilometri da casa, ha pensato di tornare in Italia. Come ci sarebbe arrivato a Melito Irpino? Senza passaporto, non poteva comprare il biglietto da Los Angeles a Roma” l’unica possibilità era quella di salire sull’aereo e fargli cambiare rotta- dice l’ex marines”. Borsa a tracollo, entra nel Boeing e tra L.A.e San Francisco, ” dopo un quarto d’ora di volo, ho tirato fuori la carabina”.
“My nome is Raffaele Minichiello- dice dopo aver premuto pulsante per farsi sentire anche dall’equipaggio-. I take control of this airplain”. E aggiunge, forse con disperazione:” I have nothing to loose”. Davvero Raf non ha niente da perdere. All’atterraggio a Roma, allora le immagini dei tg erano ancora in bianco e nero, tutta Italia si incollò ai televisori per seguire quella vicenda. E non tutti facevano il tifo contro quel giovane melitese che voleva, a tutti i costi, tornare al suo paese. Tra questi Pierpaolo Pasolini che, in un articolo scritto sulla rivista”Tempo”, espresse tutta la mia simpatia per il marine Minichiello”.
Praticamente da lì comincia la storia che ha portato poi al film di Infascelli. Anche se, lo ricorda lo stesso protagonista, a fine aprile sarà sugli schermi un’altra coproduzione italo americana, tra questi Luca Barbareschi, girata interamente in lingua inglese, che vedrà come attore lo stesso Ralf Minichiello:” Ma non è sicuro, però, che io partecipi. Ho chiesto di recitare nella padre di mio padre”. La sua vita ha avuto alterne vicende. E sfortune.
“È stata abbastanza complicata. A causa dei miei errori e di cose indipendenti dalla mia volontà. Ma ogni volta che sono caduto mi sono rialzato. Avendo sempre come punti fissi, nella mia vita, onestà ed onore”. Oggi si rifugia nella lettura della Bibbia, perché dice che” conoscere Dio è importante e vuol dire capire sempre di più”. È lontano dal personaggio che ispirò anche Silvester Stallone per il primo” Rambo”. E per questa estate è atteso a Melito Irpino, dove lo aspettano per proiettare, nel cinema all’aperto, proprio il docufilm al quale ha assistito, presso il cinema di Mirabella Eclano, il sindaco Michele Spinazzola.” Lo inviteremo- infatti dice il primo cittadino-“.
Giancarlo Vitale
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