IIA di Flumeri, spunta anche la strada della petizione

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Valle Ufita. È stata l’assemblea della “consapevolezza”. Per sindacati e tute blu dell’ Industria Italiana Autobus l’intesa raggiunta nella sede del Ministero del Made in Italy, qualche giorno fa, è stata “una cosa buona”.

Ma non risolve, certamente,  il problema. Perché, dopo tanto tempo, non è stato messo sul tavolo un piano industriale che risollevi le sorti dello stabilimento. Unito, ovviamente,  al prossimo, speriamo, aumento di capitale della società.”

ll problema di fondo non è stato ancora risolto- dice il segretario generale della Fismic, Giuseppe Zaolino-“. Le preoccupazioni sono di tutte le organizzazioni sindacali. Si punta ai prossimi incontri nella Capitale per dissipare dubbi e false speranze. Su un punto non si transige. Che la IIA debba avere, in futuro, la caratteristica pubblica. Innanzitutto.”

L’assetto societario è ancora transitorio e non definitivo- ha detto nel suo intervento Zaolino-. Tutto dipende da Invitalia, che cederà il suo 42 per cento quando se ne andrà”. Quando sarà si dovrà spingere verso una sola direzione. Quella, cioè,  della cessione delle sue quote a Leonardo (l’altro socio di maggioranza, ndr).” In modo da fargli acquisire più azioni- aggiungevil segretario Fismic- e fargli assumere gli impegni, per i prossimi dieci anni, per un rilancio dell’azienda”.

Per Zaolino è da qui che bisogna partire “altrimenti tutto il resto è secondario”. Durante l’assemblea è venuta fuori un’altra idea: quella di lanciare una petizione” che parta dalla fabbrica, compresi i 370 lavoratori,  per ribadire che IIA resti in mano pubblica. Specificando la cessione delle quote di Invitalia a Leonardo”.

La novità è che bisognerà allargarla a tutta la valle Ufita. “Perché la difesa di questo stabilimento è il primo investimento del governo Meloni al Sud”. E se non dovesse essere recepita?”

A quel punto- conclude Zaolino- non resta che la mobilitazione. Perché una eventuale privatizzazione deve essere rimandata indietro da tutto il territorio. Che deve mandare un messaggio forte e chiaro”.
Giancarlo Vitale



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