In difesa della stampa libera, la nuova sfida del Corriere dell’Irpinia: dal giornalismo che cambia agli spazi di resistenza necessari

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E’ stata una riflessione a tutto campo sulle trasformazioni che hanno attraversato la l’universo del giornalismo, sul ruolo che ancora può rivestire l’informazione per la rinascita dei territori il confronto promosso dal centro studi Nicola Vella a sostegno della nuova sfida lanciata dal Corriere dell’Irpinia con il periodico.

E’ stato Rocco Pignatiello, presidente del centro studi Vella, a sottolineare come la chiusura del Quotidiano del Sud abbia rappresentato una grave perdita per il territorio “A venire meno è stato il pluralismo di idee, pensieri e opinioni. Manca quella voce libera che ci ha aiutato a leggere e interpretare la crisi che l’Irpinia sta vivendo, che ha raccontato la disoccupazione, lo spopolamento, lo smantellamento di scuola e sanità, la grave emergenza del Sud, accentuata dall’autonomia differenziata.

Il direttore Festa ha scelto come riferimenti del proprio impegno meridionalisti come Guido Dorso, a partire dalla sua lotta al trasformismo clientelare, vera causa dell’arretratezza del Sud e dalla polemica nei confronti della classe dirigente e Carlo Levi, con la sua consapevolezza del legame tra passato e futuro. La scelta di rieditare la storica testata di Guido Dorso  è stata l’occasione per ribadire quanto l’informazione possa essere preziosa per il progresso della società, uno strumento di riflessione in un mondo di grandi cambiamenti. In un tempo in cui anch’essa ha dovuto fare i conti l’avvento dell’intelligenza artificiale che finisce per ridurre il costo del lavoro e insieme gli spazi di libertà, la sfida di un progetto come il Corriere dell’Irpinia è una scelta coraggiosa. Ma è chiaro che il ruolo del giornalista non potrà mai essere sostituito dall’intelligenza artificiale, c’è bisogno, oggi più che mai, di una riforma del mestiere del giornalista nel segno della ricerca della verità. Un giornalismo che non può essere soggetto a vessazioni e intimidazioni. Ecco perchè c’è bisogno di un sostegno da parte delle istituzioni”.

Dell’assenza di una coscienza critica  determinata dall’avvento dell’intelligenza artificiale ha parlato il professore Antonio Severino dell’Università di Salerno “Con la fine di idee e ideologie mancano menti pensanti mentre c’è bisogno di costruire una nuova coscienza critica. Quello che accade in Irpinia è frutto del solipsismo che caratterizza la società di oggi, siamo monadi a sè stanti, che pensano di poter vivere da soli. Ecco perchè ci troviamo di fronte a un territorio che non riesce a raccontarsi perchè scompaiono le intellighenzie. Eppure anche quella del periodico può essere un’opportunità. Perchè racconta la necessità del tempo della riflessione in questa bulimia di informazione che oggi viviamo, del pensiero e della consapevolezza del territorio”.

Aldo Vella, ideatore dell’incontro, ha posto l’accento sulla forza che scaturisce solo dalla varietà di voci e dal confronto, di qui l’importanza di valorizzare un’espetrienza come quella del Corriere. Lo storico Paolo Speranza si è soffermato sulla ricchezza della tradizione giornalistica dell’Irpinia, grazie a esperienze come Cronache Irpine e il Corriere dell’Irpinia “Se guardiamo a questa tradizione ci stupiremo nello scoprire che sono proprio i periodici a raccontare meglio il territorio, appaiono ancora oggi ricchi di stimoli poichè non si appiattiscono sui fatti di cronaca. L’Irpinia è cresciuta proprio grazie al contributo della stampa, che ha fatto sì che il dibattito politico si mantenesse sempre elevato. In un tempo in cui il livello della politica si è abbassato notevolmente assistiamo ad un’emergenza dell’analisi e del pensiero. Ecco perchè voci che promuovano confronti, dossier, inchieste, che si facciamo portatori di ragionamenti e idee sono importantissime e hanno bisogno di essere sostenute”.

Fiorenzo Iannino ha raccontato la propria esperienza di storico collaboratore dell’inserto culturale del Quotidiano e prima del Corriere “Ho collaborato per oltre 25 anni a questa testata, sempre in piena libertà, portando avanti quel percorso di ricerca che avevo cominciato sui Quaderni Irpini. Ho sempre pensato che l’inserto domenicale fosse uno spazio di resistenza, capace di stimolare il dibattito culturale. Una funzione che è oggi assegnata al settimanale con la speranza di riuscire a restituire dignità a questo territorio”.

Ivana Picariello, caporedattrice del Corriere e poi del Quotidiano, si è soffermata sulla forza di un giornale che è stata una scuola, capace di formate tanti colleghi che oggi collaborano a testate prestigiose, di insegnare loro a vivere e insieme ad analizzare la società. Un giornale che è riuscito sempre ad affondare nei territori, radicandosi nella provincia. Quindi ha ribadito come, di fronte alle trasformazioni legate alle nuove tecnologie, tra app e social, che hanno determinato la crisi del cartaceo, con la chiusura di tante edicole, si avverta l’esigenza di ricostruire il pensiero, ripensare la formazione dei giornalisti, spesso costretti a ripiegare sulla professione di ufficio stampa che finisce per snaturare il mestiere.

Ha scelto di raccontato la sua esperienza al Corriere e poi al Quotidiano Floriana Guerriero, dal mestiere imparato sul campo, grazie agli insegnamenti dei colleghi, al confronto con le molteplici realtà del territorio nel tentativo di raccontarlo, uomini e donne, intellettuali e giovani di diversa formazione e idee, che chiedevano di avere voce, una eterogeneità che esisteva anche all’interno della redazione, con sempre nuovi ingressi e partenze. Quindi ha ribadito l’esigenza di un’informazione che non si fermi alla sola notizia, che sia capace di approfondire e restituire il piacere di leggere.

Il direttore Gianni Festa ha parlato del progetto del nuovo periodico del Corriere dell’Irpinia – in edicola ogni sabato – frutto di una scelta precisa “Avevo 17 anni quando sono entrato nella redazione del Corriere dell’Irpinia di Guido Dorso, ho sempre creduto nel valore di una stampa democratica e ho cercato di tradurre questa idea in azione concreta con l’obiettivo di formare una classe dirigente”. Non ha nascosto la sua amarezza per la mancanza di una cultura editoriale del Sud che ha determinato la chiusura di esperienze come il Quotidiano, “troppi sono coloro che usano l’informazione per fare i propri affari nel Sud. Mi sono sempre messo in discussione cercando di difendere la mia libertà e quella degli altri e nel momento in cui questa libertà era messa in pericolo ho scelto di fermarmi. Ma è chiaro che abbiamo bisogno del sostegno dei lettori perchè questa esperienza possa andare avanti”.

 



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