La felicità si può allenare. Ecco come fare secondo Matthieu Ricard

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La gioia non deriva dalla ricerca spasmodica di emozioni piacevoli ma dalla consapevolezza che tutto cambia continuamente. Se accettiamo gli alti e bassi della nostra vita impariamo ad apprezzare la bellezza del presente. Ce ne parla un monaco buddhista

Il nostro controllo sulla realtà, e sulle condizioni oggettive che la definiscono, come il Paese in cui viviamo, le leggi che lo governano, lo stato di benessere dei suoi cittadini, è limitato. In molti casi però il nostro stato d’animo può prevalere sul contesto generale. Sappiamo che possiamo sentirci infelici in un piccolo paradiso e, al contrario, conservare la nostra “gioia di vivere” anche in mezzo a circostanze difficili. Quindi, trasformare il modo in cui vediamo e viviamo il mondo, fa una grande differenza. Matthieu Ricard, la “voce francese” del Dalai Lama, autore del libro Come una goccia di miele (Ubiliber edizioni, 20 €) ci spiega come fare.

Su Google lei viene definito l’uomo più felice del mondo: perché?

È un articolo apparso sui giornali qualche anno fa. Ma come potremmo conoscere il livello di soddisfazione di sette miliardi di esseri umani? In realtà, chiunque può trovare la felicità se la cerca nel posto giusto. Occorre imparare a coltivare qualità essenziali per il nostro benessere come la saggezza, l’altruismo e la compassione, e iniziare a eliminare le tossine che affliggono costantemente la nostra mente come l’odio, l’ignoranza e la brama di possedere e prevaricare gli altri.

Nel libro che ha scritto sfata il luogo comune di avere “tutta la vita davanti a sé” e parla del valore inestimabile di ogni momento. Come possiamo diventarne consapevoli?

La nostra esistenza ci offre possibilità straordinarie, ma è fragile. La morte è certa, ma non possiamo prevedere quando accadrà. Riflettere sull’impermanenza ci fa capire il valore del tempo. Eppure, di solito lo lasciamo scivolare via come polvere d’oro tra le dita. Non serve saltare su e giù con impazienza per ottenere risultati il più velocemente possibile. Dobbiamo sviluppare una determinazione incrollabile a non sprecare il nostro presente in distrazioni che non hanno senso. Dovremmo usare il tempo che abbiamo a disposizione per diventare esseri umani migliori. Da adesso.

La nostra idea di felicità è quindi in realtà una fonte di dolore?

Se si cerca freneticamente la ricchezza, la fama, la bellezza, l’eterna giovinezza, lo status sociale e il prestigio, di sicuro. Essere contenti non è una successione infinita di sensazioni piacevoli: questa è una ricetta ideale per il burnout! La felicità autentica è una consapevolezza che abbraccia tutto ciò che ci capita, gioie e dolori compresi. È una resilienza disinteressata che ci offre le risorse interiori per affrontare la vita così come si presenta. Essere liberi dalla sofferenza è l’aspirazione fondamentale di tutti gli esseri senzienti, animali compresi. Se coltiviamo le qualità umane fondamentali e le abilità ad essa associate, come l’altruismo, la compassione, la libertà da stati mentali afflittivi, la pace interiore, possiamo sperimentare un senso di fioritura e di realizzazione interiore. E per farlo, è importante capire che il nostro benessere è incompatibile con l’egocentrismo: siamo tutti interdipendenti gli uni dagli altri. Se mettiamo sempre “Io, Io, Io” davanti al resto del mondo, renderemo infelici noi stessi e chi ci sta intorno.

Lei sostiene che per mettere da parte il nostro Ego occorre domare i nostri pensieri. Come si fa?

Possiamo essere il migliore amico o il peggior nemico della nostra mente. Alcuni stati d’animo ed emozioni come l’odio, l’ossessione, la gelosia e l’orgoglio inquinano e avvelenano la nostra attività mentale. E continuiamo a sottovalutare la nostra capacità di cambiamento, rafforzando le nostre abitudini e i nostri schemi, pensiero dopo pensiero. Non troviamo nulla di strano nel passare anni a imparare a camminare, a leggere e a scrivere o ad acquisire competenze professionali. Così come passiamo ore in palestra per mantenerci in forma perché siamo convinti che questi sforzi ci porteranno benefici a lungo termine. Ecco, il lavoro con la mente segue la stessa logica. Come potrebbe essere soggetta a cambiamenti senza il minimo sforzo, solo grazie al desiderio? Richiede costanza, pazienza e disciplina.

Capire come funziona il karma può aiutarci in questo cambiamento?

Certo. Karma è una parola sanscrita che significa “azione”. Si riferisce alle leggi di causa ed effetto che regolano le conseguenze dei nostri pensieri, delle nostre parole e delle nostre azioni. In pratica, se lanciamo un sasso in aria, non dobbiamo stupirci se ci cade in testa. Ogni volta che agiamo, dobbiamo essere consapevoli delle motivazioni che ci spingono. Come spiega il Dalai Lama: “Abbiamo preso in considerazione la situazione generale o stiamo considerando solo gli aspetti specifici? La nostra compassione e benevolenza si limitano solo alle nostre famiglie, ai nostri amici e a coloro con cui ci identifichiamo strettamente?” Prenderci cura degli altri significa occuparsi di noi stessi.

La pratica di gentilezza amorevole

La nostra mente è spesso confusa, agitata, ribelle e soggetta a innumerevoli schemi automatici. L’obiettivo di questo esercizio è affinare la nostra attenzione, sviluppare l’equilibrio emotivo, la pace interiore e la saggezza. Immagina un bambino che si avvicina con un grande sorriso, pieno di innocenza. Lo guardi con tenerezza e lo prendi in braccio. Stai provando un senso di benevolenza e di amore incondizionato. Lasciati pervadere completamente da questa sensazione che desidera solo il suo benessere. Poi estendi questo desiderio a tutti coloro che ti sono vicini: familiari, colleghi, conoscenti e progressivamente a tutti gli esseri. Infine, estendi questo desiderio ai tuoi nemici personali e poi ancora ai nemici dell’umanità in modo che rinuncino all’odio, all’avidità, alla crudeltà e all’indifferenza. Ora abbraccia mentalmente la totalità degli esseri senzienti con un sentimento di amore illimitato, come se fossero tutti quanti quel bambino che stai tenendo in braccio.

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