Di Andrea Covotta
Domani il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella sarà a Varsavia per una visita di Stato in Polonia, uno dei paesi chiave in questo momento nel delicato scacchiere della guerra in Ucraina. La Polonia, da quando è scoppiato il conflitto, ha accolto milioni di profughi ucraini ma al tempo stesso il governo non intende accogliere immigrati da altri Paesi. Varsavia è dentro l’Unione europea ma rivendica una sua accentuata autonomia e sostiene che i 27 Stati membri dell’Unione europea sono sovrani e spetta a loro decidere quali competenze vengono trasferite a Bruxelles. Il premier polacco Mateusz Morawjecki è stato tra i primi a congratularsi con Giorgia Meloni la notte della sua vittoria elettorale in Italia e il suo partito “Diritto e Giustizia” fa parte della stessa famiglia politica di Fratelli d’Italia al Parlamento europeo, il gruppo dei Conservatori, che conta 63 deputati provenienti da 15 Paesi diversi e riunisce le forze della destra, con venature euroscettiche. Ovviamente però l’Europa è indispensabile sia per Roma che per Varsavia e il problema diventa immediatamente politico perché, sia Morawjecki che la Meloni non possono tirare troppo la corda. I dossier aperti con Bruxelles sono molti, a partire dalla gestione del Pnrr che è l’ostacolo più ingombrante da affrontare. Come ha scritto Stefano Folli “da parte italiana, i ritardi e le incongruenze ci sono e ha poco senso negarlo. Il problema è come uscire dal labirinto senza danni per il paese. E senza aizzare uno scontro sulle responsabilità, remote e meno remote, di tali ritardi: scontro che equivale a una sorta di suicidio collettivo nel momento in cui l’interesse nazionale consiglierebbe di remare tutti nella stessa direzione, almeno per un breve tratto”.
da come si articolerà il consenso nei Paesi dove la destra è al governo. I punti di convergenza tra le destre europee sono tanti a partire dal pieno sostegno a Zelensky nella guerra in Ucraina e al sì senza condizioni per l’ingresso di altri paesi nella Nato. Resta però aperto il fronte immigrazione, la Svezia, ad esempio, ritiene che, non si può mettere in discussione il principio cardine del Regolamento di Dublino. Vale a dire: spetta al Paese di prima accoglienza vagliare le domande dei richiedenti asilo. Altra questione è quella relativa al rispetto del rigore finanziario che certo non favorisce l’Italia. La Meloni, quindi, dovrà capire come ottenere dei vantaggi da governi che prima dell’interesse comune pensano a quello del proprio Paese.
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