Di Nino Lanzetta
Si è insistito molto, e troppo a lungo, su fascismo e antifascismo della Meloni e dei suoi F.d.I. fino a far passare sotto silenzio problemi come il lavoro, gli immigrati e le deficienze del Governo facendo, così, il suo gioco. Si è scritto e ripetuto che la Costituzione italiana è nata dalla resistenza al fascismo (Ora e sempre resistenza ha ammonito Mattarella il 25 aprile) e chi giura su di essa non può essere che antifascista. Ma questa parola non è mai uscita dalla bocca o dalla penna della Premier anche se è stata invitata a pronunciarla dallo stesso Fini che, passando per Fiuggi è riuscito, poi, a dire che il fascismo è stato il male assoluto. Non poteva essere altrimenti considerando l’origine del partito direttamente dal MSI di Almirante, la cui fiamma è ancora nel simbolo di F. d. I. che è infarcito di ex fascisti e nostalgici che ricoprono alte cariche dello Stato e del Governo, a cominciare da Ignazio La Russa Presidente del Senato. Dopo il ridimensionamento del 25 aprile, festeggiato, secondo protocollo, è venuta la provocazione del 1 maggio con la seduta del C. d. M. e la polemica con la CGIL. (La festa dei lavoratori fu abolita da Mussolini nel 1923!) La storia cambia pagina e si tinge di passato.
Non poteva essere diversamente perché la Meloni, anche se si dichiara post fascista, se non altro per motivi anagrafici, rappresenta quell’estrema destra che permise a Mussolini la conquista del potere. Ma, comunque, la Meloni non né stupida né ingenua, ma scaltra ed intelligente e mastica di politica fin da ragazza. Sa che in Italia la destra (soprattutto quella estrema) non è mai attecchita; che ha sempre governato il moderatismo (rappresentante del ceto medio); che ha vinto le elezioni più per protesta e sull’onda del cambiamento promesso, come era successo con Berlusconi, Renzi, il grillismo e il leghismo, che per il programma; che non rappresenta la maggioranza degli italiani ma quella degli elettori con più del 40% di coloro che non vanno a votare; che deve convivere con la Lega e Forza Italia che perseguono interessi diversi e spesso opposti; che se vuole conservare il potere, come ha l’ambizione di fare, deve conquistare il ceto medio. Se, nel breve e medio termine, il cambiamento di passo, che pure ha cominciato a fare con più atlantismo e più Europa, non le è possibile per le resistenze del suo stesso partito e degli alleati, negli anni a venire dovrà attenuare gli obbiettivi di destra estrema e avviarsi verso un moderatismo più democratico e una trasformazione ideologica in senso più liberale ed europeo.
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