Montevergine, il cardinale De Donatis: vi porto la benedizione del Papa. Lasciamoci provocare dalla santità di Guglielmo

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L’Irpinia celebra san Guglielmo, fondatore di Montevergine. Dalla fiera di San Guglielmo alla Celebrazione Eucaristica del Cardinale Angelo De Donatis, Vicario Generale di Sua Santità per la Diocesi di Roma. Un appuntamento inserito nell’ambito dei 900 anni del santuario di Montevergine. Ad impreziosire la celebrazione il Coro ed Ensamble strumentale del Conservatorio Domenico Cimarosa, diretto dal Maestro Luciano Branno, direttore d’orchestra il Maestro Massimo Testa.  E’ l’abate di Montevergine Riccardo Guariglia a sottolineare come “la presenza del cardinale è un ulteriore gesto di vicinanza del Pontefice al nostro santuario, a cui rivolgiamo la nostra preghiera per la sua pronta guarigione. Il cardinale mi ha confidato di essere già stato pellegrino in questo luogo, ma sono certo non avrà perso lo stupore del pellegrino che incontra la madre di Dio. Nella memoria del nostro fondatore, i cui resti veneriamo sotto questo altare, celebriamo la nostra storia e vogliamo trarre impulsi di nuova linfa per accrescere la nostra fede. Quella di San Guglielmo è la storia di un cercatore di Dio, che percorre le strade dell’Europa, pe poi fermarsi in queste montagne, fondando Montevergine e poi il Goleto. Sono modi di ricerca del Signore e San Guglielmo che assapora in cielo la compagnia di San Benedetto e ci assicura della bellezza di vivere la nostra vita nella ricerca del volto di Dio. La presenza di tanti sindaci della provincia, in questa giornata, testimonia l’amore filiale di tutta l’Irpinia nei confronti del patrono”

“E’ una grande gioia – spiega il cardinale De Donatiis – per me celebrare l’eucarestia in questo luogo così significativo, nel nono centenario della nascita di questo santuario e della comunità monastica, nel solenne ricordo del fondatore San Guglielmo. Ringrazio il padre abate per le parole di accoglienza, a tutti porto la benedizione del Papa. La celebrazione di San Guglielmo è non solo occasione di festa, ci dà l’occasione di meditare le varie tappe della vita del santo perchè si rinnovi l’intensità del suo carisma. La parola di Dio si intreccia con la vicenda terrena di Guglielmo. Ogni passaggio della sua esistenza è la più bella esegesi. “Noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito”, sono queste le parole che rappresentano l’asse portante della vita monastica. Presupposto è il lasciare tutto, la propria vita passata, la propria storia, carica di conquiste e errori, gioia e sofferenza. L’incontro con Cristo non può non generare il nuovo ma è un incontro che deve ripetersi nell’arco di tutta la vita. Si protende in avanti ad alimentare ogni possibilità di futuro, tutto ciò che viene dopo Cristo si realizza solo attraverso Cristo, non può prescindere da Lui. Un messaggio che risplende nell’esperienza di Guglielmo, il suo carattere penitenziale, il digiuno incessante, la precarietà dell’alloggio, la scelta del pellegrinaggio manifestano il desiderio del santo di essere crocifisso con Cristo. E’ questa la forma di martirio a cui tutti siamo chiamati. Fu spinto dallo spirito nell’oscurità eremitica, purificata dagli attaccamenti all’universo dei sensi. Vivere nella fede è l’esperienza della trasfomazione totale. Ogni parte di noi acquista misura divina e siamo riempiti della pienezza della vita”.  De Donatiis ricorda come “C’è in Guglielmo la mitezza, virtù che non è facile vivere, la docilità alla volontà di Dio. Coltivava in sè il desiderio di raggiungere la Terra santa, un desiderio che non si realizzerà mai, sarà dissuaso prima da san Giovanni Matera e poi da un’aggressione subita, segni che interpreterà come espressione della volontà di Dio. Il mite sa riconoscere nelle parole e nei fatti del quotidiano ciò che il Signore desidera per lui. Da cercatore di Dio diventa a Montevergine padre di una moltitudine. Intorno a Guglielmo cominciano a radunarsi uomini e donne affascinati dalla sua vita luminosa, desiderosi di compiere la stessa crocifissione. Continua a vegliare su tutta l’Irpinia”.  Di qui l’invito ai fedeli “Lasciamoci provocare dalla sua vita, dalla sua santità, riscopriamo il suo appello, non abbiate paura di rinnovare il desiderio di fare sul serio col Signore, di rimuovere gli ostacoli che ci costringono a giocare al ribasso. Siamo chiamati a qualcosa di grande se ci lasciamo condurre con mitezza. In questo giorno possiamo sentire la sua presenza. Qualcuno di noi è salito al santuario con un carico di pesantezza, qui troviamo il volto di Dio, carico di Misericordia. Ecco perchè chiedo oggi per tutti noi il dono della mitezza”

Quest’anno è stato il sindaco del Comune di Frigento, Carmine Ciullo, in rappresentanza della collettività del proprio comune e della comunità parrocchialea donare l’olio destinato alla lampada che arde davanti all’urna contenente il corpo di San Guglielmo nel segno di una tradizione che vede ogni anno la partecipazione istituzionale di un comune irpino nella solenne ricorrenza di San Guglielmo, riferimento religioso per l’Irpinia tutta. “Il dono dell’olio – ha spiegato il sindaci Ciullo – ha visto i frigentini particolarmente partecipi e sentimentalmente coinvolti non solo perché San Guglielmo è patrono dell’intera comunità irpina ma anche perché la figura del santo eremita richiama quello di un altro pio viaggiatore ed eremita anch’esso che secoli prima aveva trovato rifugio nei boschi di Frigento diventando guida spirituale dell’umile gente locale, il pastore amatissimo. San Marciano era greco di origine, e nel suo viaggio verso Roma centro della cristianità si fermò sulle pendici del monte frigentino e da lontano veniva anche San Guglielmo che nel pellegrinaggio verso luoghi santi della preghiera in zone isolate ed elevate quasi a cercare un contatto con Dio aveva fatto la sua principale ragione di vita. Entrambi trovano in Irpinia la sede e l’atmosfera ideale per il raggiungimento di quel contatto spirituale tanto desiderato e sperato con la divina Trinità ed entrambi resero l’anima a Dio in terra d’Irpinia. Dunque come antico e saldo il legame di noi frigentini con San Marciano guida spirituale della nostra comunità e con la Beata Vergine dell’Assunta a cui è intitolata la nostra cattedrale altrettanto significativa è la nostra devozione per la Madonna di Montevergine il cui santuario viene visitato frequentemente dai fedeli per il nostro paese grati a San Guglielmo per aver fondato una comunità religiosa del monte partenio promotrice della diffusione di Mamma Schiavona nelle nostre contrade. Sono perciò molto onorato di essere oggi qui in qualità di sindaco di Frigento ad offrire per la prima volta nella storia del nostro comune dell’olio per la lampada di San Guglielmo e con grande umiltà ma anche con immensa fiducia e devozione”.

Nelle prime file i primi cittadini della provincia, rappresentanti di istituzioni e forze dell’ordine. Tanti i figuranti, tra dame e cavalieri presenti alla cerimonia. Quindi nel pomeriggio spazio ai Menestrelli del Borgo, li Chierici Vaganti alla ricerca della Perfetta Letizia, I Viandanti di Montevergine, I Cavalieri della Rosa e della Spada – duello all’arma bianca, i De Alchimia, I Viandanti di Montevergine. Alle 19 si rinnova il rito dei vespri nella  basilica, alle 17.30 sarà di scena il Corteo Storico che partità dalla stazione della funicolare di Montevergine per arrivare al chiostro con la rievocazione dell’incontro tra Gaitelgrima e San Guglielmo. Alle 18.30 protagonisti gli Sbandieratori e Musici Città Regia  e i Menestrelli del Borgo. Alle 20.30 al chiostro del Palazzo Abbaziale del Loreto Enzo Avitabile in concerto.


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