Inchiesta tonno adulterato, revocati gli arresti domiciliari per il titolare del laboratorio analisi irpino difeso dall’avvocato Raffaele Tecce.
L’interrogatorio di garanzia, durato ben cinque ore, aveva rappresentato un momento cruciale per il titolare del laboratorio, durante il quale ha cercato di chiarire la sua posizione e rispondere a tutte le domande poste dal Gip. l’uomo ha ribadito con fermezza di non aver mai falsificato le analisi, sottolineando la massima correttezza e professionalità che contraddistingue da sempre il suo laboratorio.. In particolare, ha sottolineato che il laboratorio si occupasse esclusivamente di sicurezza alimentare e di analisi accuratamente condotte per garantire la tutela della salute dei cittadini.
Durante l’interrogatorio, il titolare ha anche avuto modo di fornire dettagli sulle attività svolte all’interno del laboratorio, cercando di dimostrare con documenti e testimonianze la trasparenza e la legalità delle proprie operazioni. La difesa dell’avvocato Tecce ha supportato con determinazione queste argomentazioni, contribuendo a rafforzare la posizione del suo assistito.
Complessivamente, sono 21 i soggetti indagati accusati di aver utilizzato sostanze che hanno causato oltre trenta intossicazioni alimentari, rendendo i prodotti nocivi per la salute. Le indagini si concentrano sulla sicurezza alimentare e sulle presunte violazioni commesse da queste persone. Le accuse ipotizzate a vario titolo:associazione per delinquere finalizzata, tra l’altro, all’adulterazione di sostanze alimentari, frode nell’esercizio del commercio e falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico.
Secondo quanto riferito dagli organi inquirenti le indagini avrebbero consentito di documentare che il prodotto, prima della sua immissione in commercio, veniva decongelato e adulterato con sostanze non consentite, nello specifico nitriti e nitrati, al fine di esaltarne l’aspetto ed il colore, ma rendendolo, di fatto, nocivo per la salute dei consumatori.
A smascherare l’associazione a delinquere sono stati i Nas di Bari, coordinati dalla procura di Trani, al termine di un’inchiesta che conta 21 indagati tra titolari e dipendenti di due aziende ittiche di Bisceglie, di un laboratorio e di una società di consulenza di Avellino.
Sette gli irpini coinvolti nelle indagine che hanno permesso di verificare il modus operandi degli indagati grazie a nove decreti di perquisizione eseguiti nel maggio dell’anno scorso, in collaborazione con i Nas di Napoli, Salerno, Campobasso, Taranto e Foggia.
Attraverso le intercettazioni telefoniche, gli inquirenti ritengono di aver anche accertato che gli indagati avrebbero messo in commercio ingenti quantitativi di salmone congelato che veniva venduto come fresco, di preparazioni a base di pesce lavorate in un’altra loro azienda, utilizzando prodotti ittici scaduti, e, in un caso, anche una partita di tonno in stato di alterazione e pericolosa per la salute, contaminata con alti livelli di istamina, un composto azotato ampiamente diffuso nell’organismo ma che, se ingerito in grossi quantitativi, può provocare gravi reazioni simili a quelli di un’allergia alimentare.
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