Regionali, tra malumori e ripicche la lunga marcia verso le liste – IL CIRIACO

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La lunga marcia di avvicinamento alla presentazione delle liste, fissata tra poco meno di due mesi, offre già degli spunti di riflessione importanti. L’estate caldissima della politica, costretta dal Covid a prendersi la luce dei riflettori nel periodo tradizionalmente dedicato alla pausa estiva, è solo agli inizi eppure quanto sta accadendo all’interno di partiti e schieramenti proiettati verso le regionali di settembre sta facendo discutere molto. Nel centrodestra non c’è stato nemmeno il tempo di metabolizzare l’investitura di Stefano Caldoro nel ruolo di sfidante dell’uscente Vincenzo De Luca che tra i partiti della coalizione sono ripresi i botta e risposta polemici. A quelle latitudini si sono resi conto di quanto sia vero che tutto può cambiare in un giorno e quindi, a maggior ragione, in tre mesi. A metà febbraio la Lega riuniva i vertici regionali ad Avellino in un clima di strabordante entusiasmo e consolidate certezze. E’ vero, non c’era ancora il candidato apicale (il Carroccio avrebbe voluto un altro nome diciamolo chiaramente), ma il vento spirava forte alle spalle del centrodestra pronto a tornare alla guida di Palazzo Santa Lucia mentre dall’altra parte si lavorava, Pd in primis, per giubilare De Luca in nome della riproposizione dell’alleanza di governo con il M5S costruita sul nome del ministro Sergio Costa. Tre settimane dopo l’Italia chiudeva per pandemia e lo scenario cominciava a mutare drasticamente. Oggi, poco più di 100 giorni dopo, De Luca è l’unico e indiscusso candidato del centrosinistra dopo essere uscito da trionfatore dalla fase di emergenza, il Movimento Cinque Stelle, anzi i 3347 iscritti che hanno votato su Rousseau, ha rimesso in pista la Ciarambino. E il centrodestra? Da Caldoro a…Caldoro dopo aver coltivato il sogno (la Lega soprattutto) di convincere il pm Catello Maresca ad essere la punta di diamante di uno schieramento di rinnovamento. Sarebbe un errore sottovalutare la polemica sulle liste pulite perché invece si tratta della spia di un malessere che c’è nella coalizione, segnatamente tra Lega e Forza Italia, partita in ritardo e oggi, oggettivamente, alla ricerca di un’impresa. E’ evidente che Caldoro oggi è un candidato imposto più che voluto e che lo scontro sulle liste pulite sembra essere una ripicca leghista verso l’alleato che non ha voluto cedere sul nome del candidato Governatore, visto che quelle presenze e quei voti oggi contestati sono stati parte integrante dei successi del centrodestra negli anni scorsi e sempre accettati senza colpo ferire. La sfida è quasi impossibile e se Caldoro non dovesse farcela è facile prevedere che voleranno gli stracci, anche perché la Lega vuole essere il primo partito della coalizione e per farlo deve necessariamente smantellare.

Se Sparta piange Atene non ha, nonostante tutto, tanti motivi per ridere. Sul carro di De Luca, ritenuto il probabile vincitore, sono saliti in tanti, forse troppi, provenienti da tutte le parti, soprattutto da destra. Il Pd invoca statuti e codici etici ma è in evidente imbarazzo (se poi garantisce il Governatore come fai a dire no?) e non riesce nemmeno a tenere a freno le tante ambizioni che ci sono al suo interno. L’Irpinia è uno casi che fanno scuola e lo scontro interno ai democratici di casa nostra si è trasferito dal congresso al posto in lista. La sfida che Areadem ha lanciato al commissario Cennamo con la candidatura di Ciarcia al posto della donna che avrebbe chiuso il pacchetto della lista è il segnale di un possibile scontro dai toni durissimi tra le mura di via Tagliamento. Non solo. Anche le zone di influenza territoriale rischiano di diventare motivo di polemica. La fantapolitica (?) di questa fase che precede le liste, infatti, racconta di una possibile candidatura di Giuseppe Moriello, sindaco di San Nicola Baronia e marito della manager Asl Maria Morgante nella lista dei Popolari di De Mita. E questa possibile candidatura non avrebbe raccolto le simpatie, diciamo cosi, di una parte del Pd per il radicamento e la possibilità di erodere consensi in quel pezzo di territorio. Vero o falso che sia il clima è questo e «l’assembramento» nelle liste a sostegno di De Luca rischia di diventare un problema, uno dei tanti da qui alla fine di agosto perché i giochi sono ben lungi dall’essere fatti.



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