Il linguaggio di fiori e piante: come imparare a decifrarlo

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In un bosco, in un prato, nel nostro giardino non siamo mai davvero soli: gli occhi di corteccia degli alberi ci guardano, i fiori sentono le vibrazioni dei nostri passi e il soffio del nostro respiro, le foglie ci sfiorano. E, se ci mettiamo in ascolto, ogni pianta ha un messaggio da comunicare. Stefania Piloni, medico e docente di fitoterapia, ci insegna a decifrare il loro linguaggio. Nel suo ultimo libro Le piante ci parlano (Vallardi editore) ci accompagna in un viaggio unico attraverso la storia, i benefici e i comportamenti delle nostre amiche verdi. E ci svela i segreti del “popolo in piedi”, come chiamavano gli alberi gli antichi Celti.

«Si stima che circa la metà dei farmaci oggi in uso derivi da principi attivi vegetali», sostiene il medico epidemiologo Franco Berrino nella prefazione del manuale. «Come per esempio l’acido acetilsalicilico, che ha origine dal salice ed è un efficace antidolorifico. Ma c’è ancora molto da scoprire, e per farlo occorre parlare con le piante e imparare a leggerle».

Quando soffriamo, ci viene naturale piangere. E non a caso: il pianto migliora il ritmo cardiaco e la circolazione sanguigna, libera dal picco del dolore fisico e dal trauma psichico, attiva il sistema immunitario. Il pianto, quindi, è un calmante naturale, che abbassa la percezione di rabbia e tristezza. Ma anche le piante possono svolgere la stessa funzione delle lacrime, aiutandoci a lenire la sofferenza.

L’agrifoglio (Holly è il fiore di Bach) è in grado di sedare la rabbia e frustrazione per una ferita che non si rimargina o per un’offesa che non riusciamo a dimenticare.

La calendula (Calendula Officinalis) invece, è capace di curare piaghe, cute lesionata e irritata. Questo fiore, che si dice sia nato dalle lacrime di Venere per il suo amato Adone, ha il dono di guarire senza bruciare. La crema di calendula è ottima per le scottature solari, sulla cute irritata dei neonati, sulle labbra screpolate, sui geloni invernali, sulle ragadi e sui tessuti disidratati.

Infine la cineraria marittima (Jacobaea Marittima), che cresce selvatica sulle nostre spiagge, dà sollievo alle infiammazioni oculari degli allergici. Dalle sue foglie si ricava un collirio che cura le congiuntiviti e e le irritazioni delle palpebre. È indicato anche in caso di affaticamento visivo, per chi sta troppo davanti al pc o ha un’ipersensibilità alla luce.

I brividi servono a mantenere in equilibrio la temperatura del corpo: i muscoli si contraggono e si espandono attraversati da una lieve scossa per accumulare calore. È un processo di termoregolazione che ci è utile per la sopravvivenza. Non solo: tremiamo anche quando siamo in tensione o abbiamo paura. Ma il brivido non è una caratteristica solo umana: anche le piante sanno tremare.

287265L’anemone primaverile (Pulsatilla Vernalis), un fiore delicato e vibrante, è caratterizzato da un lieve tremore naturale. Per similitudine è il fiore delle persone ipersensibili ed emotive e, quindi, un ottimo rimedio omeopatico per gli individui che, per esempio, arrossiscono facilmente e hanno bisogno di contatto, calore e incoraggiamento.

Anche il gelsomino (Gelsemium Sempervirens) è una pianta vibrante: dal fusto molto sottile, è un rampicante che cresce bene dove può aggrapparsi. In omeopatia, questo rimedio vegetale è ideale per le persone che desiderano il sostegno degli altri. Il loro lato fragile li spinge a cercare relazioni e amicizia, ad affrontare la vita in squadra.

  • Piante che fanno l’amore

287266In ogni cultura l’erboristeria abbonda di bevande afrodisiache miracolose, filtri d’amore, estratti vegetali portentosi. Nel mondo vegetale il tribolo (Tribulus Terrestris) è una pianta autoctona che cresce sulle nostre coste e ha il merito di innescare e rinvigorire il testosterone, l’ormone che accende il desiderio sessuale negli uomini e nelle donne. È disponibile in compresse nelle erboristerie.

Un’altra pianta nota per stimolare le capacità amatorie è il mandorlo (Prunus Dulcis), simbolo di fertilità: i suoi frutti sono conosciuti come afrodisiaci fin dal Medio Evo. E non è un caso che i confetti nuziali siano a base di mandorle dolci.

Infine la maca (Lepidium meyenii): questa radice delle Ande cresce a 4000 metri di altezza ed è famosa per le sue proprietà toniche e stimolanti. Ricca di aminoacidi, in particolare dell’arginina, è un ottimo rivitalizzante della sessualità per chi, dopo una faticosa giornata di lavoro, rischia di addormentarsi sul divano.

Fin dall’antichità l’uomo ha estratto i colori dalle piante: un prato fiorito è una tavolozza di tinte e sfumature ambite da ogni pittore e l’industria tessile ancora oggi in tutto il mondo utilizza l’arcobaleno tintorio offerto dai vegetali. Ottiene il giallo dallo zafferano e dalla curcuma, il rosso dalla robbia, l’azzurro dal guado, per citarne alcune. Ma le sostanze pigmentate delle piante sono spesso preziose anche per la salute.

Una pianta tintoria molto comune nel nostro territorio (e spesso denigrata) è l’ortica (Urtica Dioica e Urens). Il suo alto contenuto di clorofilla la rende un’alleata considerevole per le tinture: dal macerato delle sue foglie si ottiene un bel colore verde bosco. Mentre in cucina è utile per depurarsi: ricca di minerali e nutrienti, stimola la diuresi, la sudorazione e l’espettorazione. Previene inoltre le infezioni delle vie urinarie: è raccomandata nelle recidive di cistite.

  • Piante che sanno amare se stesse

Spesso non riusciamo a seguire le nostre inclinazioni perché ci affanniamo ad assecondare le aspettative altrui. A volte invece è necessario fermarsi per prendersi cura di sé e difendere il proprio spazio. Fai come gli alberi, che hanno imparato che non è necessario muoversi in mille direzioni per vivere con meraviglia e consapevolezza. Crescono tra i rami e le radici amando e curando il proprio territorio, abitando l’ombra e la luce.

Se ti senti soffocata dalle pressioni altrui, prendi esempio dal noce da frutto (juglans regia) che mal tollera i suoi simili e non permette ad altre piante di crescerle accanto. Rilascia infatti nel terreno intorno a sé lo juglone, un composto che inibisce la germinazione di semi di altre piante e gli consente di non avere vicini indesiderati. Non a caso nei Fiori di Bach la sua essenza è il Walnut, che serve a proteggere dalle influenze esterne e a mantenere il proprio spazio vitale limpido e pulito. Solo in un “campo neutro”, libero dai giudizi altrui, è possibile una reale crescita e trasformazione.

287267La natura è un grande orto senza confini: riconoscere le piante e portarle in tavola è un modo divertente per sperimentare nuove ricette e ritrovare un’antica usanza che affonda le sue radici nella tradizione culinaria italiana. La raccolta delle piante spontanee (il foraging) non si improvvisa però: come per i funghi, è essenziale farsi accompagnare da un esperto per riconoscere quelle tossiche. Vanno evitate le piante che crescono in acque stagnanti e in posti inquinati, come il ciglio delle strade, le aree urbane e quelle vicino ai campi coltivati di cui non si conoscono i trattamenti utilizzati.

Sì invece ai campi incolti, gli argini dei fossi, i boschi o le rive dei ruscelli. Una pianta commestibile molto interessante è la portulaca (Portulaca Oleracea) in Italia è considerata un’infestante, ma ha molte proprietà nutritive. È una pianta grassa che fa fiori coloratissimi, le sue foglie sono ricche di acidi grassi polinsaturi Omega 3, come quelli contenuti nel pesce. Tra i benefici che apporta, potenzia la memoria, protegge tendini, articolazioni e i vasi sanguigni e tiene sotto controllo il colesterolo. È ottima nelle frittate, in insalata, per esempio con pomodori e cetrioli, o in zuppe e minestre.

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