A Juta a Montevergine, Mamma Schiavona e le Sei sorelle

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“Di sei sette sore /Montevergine è ’nu tesoro, 
/di sei sette sorelle /Montevergine è la cchiù bella”

Canta così il popolo della tammorra ai piedi dell’effige di Mamma Schiavona, sulla strada della fede e del folklore che incontra Sette Madonne per sette riti antichissimi in diversi luoghi della Campania: la Madonna dell’Arco di Sant’Anastasia e la Madonna Pacchiana di Castello di Somma Vesuviana, poi c’è la Madonna delle Galline di Pagani, la Madonna dei Bagni di Scafati, la Madonna dell’Avvocata di Maiori, la Madonna di Materdomini di Nocera Superiore e la nostra Madonna di Montevergine che apre – a febbraio con la Candelora – e chiude – a settembre con la Juta – il ciclo del culto mariano.

Quest’anno la tradizionale festa di Ospedaletto d’Alpinolo – “’A Juta a Montevergine” – arriva alla sua 25ª edizione, un evento storico che vedrà di nuovo la direzione artistica della poliedrica artista Fiorenza Calogero.

Mamma Schiavona e le Sei Sorelle è il titolo immaginato per presentare questo evento che riunirà le Sette Sorelle in un’unica grande festa popolare e, in senso metaforico, terrà insieme tutte le tradizioni popolari del territorio regionale.

Musica, cultura, tradizione e devozione, è il mondo popolare a mantenere il filo rosso che lega queste festività, motivo che spinge la direttrice artistica Fiorenza Calogero – da sempre custode e testimone delle antiche tradizioni popolari – a riunire i riti delle Sette Madonne nel piccolo borgo irpino, alle pendici di Montevergine. Questo attesissimo anniversario della Juta sarà una celebrazione unica, un incontro di popoli, un racconto affascinante, di grande impatto storico e antropologico, una “sorellanza” che – secondo gli studiosi – rappresenta un richiamo al paganesimo, da cui traggono origine i culti e le tradizioni legate ai territori stabiesi, avellinesi, salernitani, agro nocerino sarnesi, napoletani e vesuviani.

Ad Ospedaletto si incontreranno queste Madonne scure, con volti popolani e allo stesso tempo regali, immagini dipinte o sculture antiche. Sono Madonne che sanguinano, che salvano pescatori o che proteggono la montagna, sono Mamme, tutte legate all’unica grande Madre Terra, generatrice di frutti benefici, in un ciclo di rigenerazione e rinascita che tradizionalmente si esprime nella danza della tammurriata, ritenuta ben augurante e propiziatoria. Ogni Madonna ha la sua tammurriata, ognuna ha un ritmo diverso, battuto sui tamburi per mettere in fuga le avversità e risvegliare la natura.

Da tempo l’artista Fiorenza Calogero si impegna per recuperare e custodire questi particolari canti, con i ritmi di festa che scandiscono la venerazione verso le Sette Madonne, portandoli ogni volta sui palchi di tutto il bacino Mediterraneo, e oltre. Un lavoro estremamente rilevante anche sul piano pedagogico, perché coinvolge nei “canti della tradizione” anche i giovanissimi, aiutandoli a riscoprire le proprie radici culturali, seguendo i miti e le straordinarie leggende della propria terra, di cui oggi, grazie ai canti popolari, possiamo ancora sentire l’eco.

Nel progetto grafico della 25ª edizione questo legame tra le Sette Sorelle è evidenziato attraverso l’uso dei simboli che rappresentano le Sette Madonne: L’arco per la Madonna dell’Arco di Sant’Anastasia, Il globo per la Madonna Pacchiana di Castello di Somma Vesuviana, La gallina per la Madonna delle Galline di Pagani, L’acqua per la Madonna dei Bagni di Scafati, L’ancora per la Madonna dell’Avvocata di Maiori, La mano che indica la via per la Madonna di Materdomini di Nocera Superiore, La candela per la Madonna di Montevergine


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