Era stato più volte ospite in Irpinia Domenico De Masi, scomparso all’età di 85 anni, a Roma. Nato a Rotello (Campobasso) il 1º febbraio del 1938, era stato professore emerito di Sociologia del lavoro presso l’Università degli Studi «La Sapienza» di Roma, dove aveva ricoperto il ruolo di preside della facoltà di Scienze della comunicazione. Come studioso, insegnante, ricercatore e consulente aveva rivolto grande attenzione alla sociologia del lavoro e delle organizzazioni, alla società postindustriale, allo sviluppo e al sottosviluppo, ai sistemi urbani, alla creatività, al tempo libero, ai metodi e alle tecniche della ricerca sociale con particolare riguardo alle indagini previsionali. A stroncarlo una malattia che aveva scoperto di avere soltanto meno di un mese fa, mentre era in vacanza a Ravello, nella sua adorata Costiera amalfitana.
La Campania era stata la sua seconda patria: nato a Rotello, in Molise, aveva frequentato il liceo classico a Caserta e insegnato prima all’Università Federico II di Napoli, poi all’Orientale, infine è diventato presidente della Fondazione Ravello.
Notevole il suo impegno civile, sociale e politico: di recente è stato un consulente del Movimento 5 Stelle, che lo ha omaggiato nell’annunciare la sua morte spiegando che era “sempre dalla parte dei più deboli e dei giovani, il suo chiodo fisso”.
Due anni fa si era confrontato al Circolo della stampa sul volume “Navigator a vista – Storia e storie del Reddito di Cittadinanza” con i membri dell’Associazione Associazione Nazionale Navigator (A.n.n.a.), Carmine De Blasio del Consorzio A5 e Carlo Mele della Caritas. Era considerato ispiratore di molte battaglie del Movimento 5 Stelle: su tutte, il reddito di cittadinanza. E proprio i 5S lo hanno prontamente ricordato con una nota a firma degli europarlamentari: “Dall’ozio creativo al lavoro agile. Con Domenico De Masi – si legge – ci lascia un fine intellettuale, precursore dei tempi con le sue teorie innovative e difensore dei diritti sociali e civili. Da preside della Facoltà di Sociologia della Comunicazione de “La Sapienza” aveva dimostrato di essere sempre dalla parte dei più deboli e dei giovani, il suo chiodo fisso. Le nostre condoglianze alla famiglia e alla comunità di Ravello, comune che aveva apprezzato negli anni il suo attivismo culturale e il suo impegno sociale”.
Qualche anno prima, al Circolo del nuoto di Avellino, nell’ambito della rassegna “Incontri in salotto” aveva presentato “Tag le parole del tempo”, una riflessione a tutto campo sui fattori a cui è legata la nostra felicità come l’estetica, la scoperta e l’invenzione alla dialettica del potere nelle sue forme democratiche (media, partiti). A prendere forma un quadro del mondo contemporaneo, dal quale emergono con forza la sperequazione economica, la scomparsa della classe media, lo sfruttamento selvaggio delle risorse naturali. “Il pianeta – osserva l’autore – era stato abitato da una massa cerebrale così imponente e, per di più, così istruita e così fornita di protesi meccaniche e informatiche. Perché questa immensa intelligenza dovrebbe fallire di fronte al compito di salvaguardare l’ecosistema assicurandosi in tal modo la sua stessa sopravvivenza?”.
L’ozio creativo è il titolo di una delle sue pubblicazioni: è un’idea che nasce dall’esigenza della società post-industriale, dove non va bene né essere cicala, crogiolandosi nel dolce far niente, né formica, troppo dedita alla produzione per innovare. Si può lavorare – pensavaDe Masi, fautore dello smart working – coniugando dovere e piacere.
“Non è possibile – scrive Giuseppe Conte – riassumere in poche righe la profonda umanità, la raffinatezza intellettuale, l’energia vitale, il coraggio e l’amore per la conoscenza di Domenico De Masi. Ci sono ingegni che studiano appassionatamente per una vita intera, che si impadroniscono di intere materie divenendo per l’intera comunità scientifica punti di riferimento, e ciononostante conservano l’umiltà e la curiosità di chi sa che ha ancora tanto da imparare e, soprattutto, non perdono mai di vista che al centro di tutto, della conoscenza, delle nostre costruzioni teoriche, delle nostre conquiste scientifiche c’è l’essere umano, con la sua insopprimibile e irrinunciabile dignità. Ecco questo era Domenico De Masi, e tante altre cose ancora”.
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