Centro per l’Autismo, tanto rumore per nulla. Il Consiglio si chiude tra le scintille e un niente di fatto

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di Alessio Capone

Tanto rumore per nulla. Volano gli stracci tra maggioranza e opposizione, tra i vari esponenti delle associazioni di categoria. Il Centro per l’Autismo può aspettare, ancora. Il consiglio comunale di Avellino, convocato in seduta monotematica per discutere della struttura di Valle non ha partorito nessuna decisione.

Al di là degli interventi politici, sono state invitate a partecipare anche gli esponenti di numerose associazioni – Soma, MID, Araba Fenice, Ufficio garante diverse abilità, – che hanno messo al centro della sala consiliare il nervo scoperto – che quasi sfociava in rissa -, la sofferenza, le difficoltà che crescono in maniera esponenziale. “Le famiglie non ce la fanno più” afferma Carlo Pecora di Incontro Autismo, riportando i consiglieri comunali alle loro responsabilità rispetto a una tematica molto, molto delicata: “Ve la sentite di votare un qualsiasi cosa sull’autismo senza averne conoscenza? Aspettiamo sempre, pure sui posti per i disabili. E nell’attesa tuo figlio ti sfonda il vetro dell’auto. Oggi c’è l’asl che vuole investire, con una progettualità. Vogliamo un servizio adatto per i nostri figli. Qui sembra che tutti siano esperti in materia“.

L’opposizione consiliare sviscera le perplessità legate alle intenzioni della giunta Festa, una dopo l’altra, cercando di spiegare al meglio il merito e la motivazione che ha portato alla presentazione della mozione della quale si discute.

Questo consiglio comunale oggi dovrebbe aiutare l’amministrazione non a perdere altro tempo. Se c’è una soluzione siamo pronti ad ascoltare, come quando approvammo l’acquisizione sanante. – afferma Nicola Giordano del Partito Democratico -. Il sindaco torna inspiegabilmente indietro rispetto alle sue posizioni di qualche mese fa. Il patrimonio comunale non è nella disponibilità della giunta, è patrimonio di tutta la città. Per cui spetta a questo consiglio comunale scegliere il modello di gestione. Noi abbiamo solo il merito di dare una gestione, ma i fondi e la nascita di questo finanziamento è merito della consigliera Iaverone e della consigliera Lenzi“.

E’ dello stesso tenore l’intervento di Costantino Preziosi, che esorta il sindaco a fornire chiarezza sulle sue intenzioni e di quelle della giunta: “Vogliamo chiarezza da parte del sindaco. Chi lo gestirà? A questo punto qualcuno deve uscire fuori e dirci chi lo farà, altrimenti abbiamo perso ulteriormente tempo”. Continua Amalio Santoro, che parla di “una città dai diritti negati, nella quale sono le famiglie a farne le spese“. Ma è Francesco Iandolo a riportare la discussione sui binari iniziali: “Chiediamo la gestione del Centro per l’Autismo venga affidata all’Azienda Sanitaria Locale. Questa amministrazione spacca il fronte di chi richiede aiuto, di chi ha bisogno”.

Una discussione che si protrae per tre ore. Le parole del sindaco Gianluca Festa, che dovevano sancire la fine del consiglio comunale, ribalta completamente lo scenario: “Perché non chiedere all’Asl di realizzare lo stesso quello che ha in progetto in una propria struttura e non metterlo in contrapposizione con Avellino, ma aggiungerlo? Se c’è una maggiore possibilità di cura per i ragazzi non possiamo mettere in contrasto le proposte. Non ho mai parlato di privato, nonostante lo faccia anche l’Asl a Sant’Angelo dei Lombardi. Il Comune farà a brevissimo la sua parte e farà partire un Centro che possa ospitare venti ragazzi in regime di semi-residenzialità e l’Asl sarà spronata a fare la stessa cosa. Non accetto che si dica o il Centro di Valle o non si avranno i venti posti. Sono discorsi da campagna elettorale, noi abbiamo a cuore i ragazzi e non sfruttiamo le famiglie. Avellino a breve farà il suo lavoro”.

E, qui, il caos: “Invito la mia maggioranza a presentare un emendamento per chiedere all’Asl di procedere con il progetto che aveva stilato per il quale sono stati stanziati 1,4 milioni“. Detto, fatto. Il consigliere Diego Guerriero presenta l’emendamento annunciato dal primo cittadino che, di fatto, smentisce la mozione. L’opposizione si vede costretta a ritirare la mozione prima della votazione – per non dover sconfessare quanto detto votando contro sé stessi – e parte la bagarre. La seduta si scioglie, tra imprecazioni e inviti a vergognarsi lanciati da una parte e  dall’altra.

 


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