Malessere diffuso con mal di testa, irritazione a naso e gola, sensazione di sabbia negli occhi, scarsa attenzione, sonnolenza. Possono essere i sintomi della sindrome degli edifici malati. La patologia – nota anche con il nome di Sick Building Syndrome (SBS) – secondo le stime dell’Oms colpisce il 30% degli edifici moderni e causa malessere tra il 10 e il 30% di coloro che li abitano.
I sintomi più diffusi della sindrome degli edifici malati
In generale, le persone che soffrono di Sick Building Syndrome (SBS) avvertono respiro affannoso, raucedine, raffreddore e infezioni respiratorie, eruzioni cutanee. Ma anche nausea e affaticamento mentale, in particolare nelle ore pomeridiane.
Cosa fare se l’edificio è malato
«Il malessere diffuso che si avverte in alcuni edifici è imputabile principalmente alla qualità dell’aria troppo secca presente durante i mesi invernali, che determina anche una maggiore diffusione delle infezioni», spiega Paolo Carrer, professore ordinario di Medicina del lavoro, Dipartimento di scienze biomediche e cliniche “Luigi Sacco”, Università degli Studi di Milano e Direttore U.O. Medicina del Lavoro dell’ASST Fatebenefratelli Scacco.
«A partire dagli anni ’70 la nascita di edifici sempre più ermetici e il diffondersi del lavoro d’ufficio hanno fatto sì che gli abitanti restassero per l’80% del loro tempo all’interno di questi edifici, a contatto con fonti di inquinamento».
Le principali forme di inquinamento
Tra le principali sorgenti di inquinamento in questi edifici ci sono: stampanti laser, fumo di tabacco o prodotti di combustione, pavimenti e pareti con rivestimento tessile, un sistema di ventilazione assente o insufficiente a garantire un adeguato ricambio d’aria, funghi, muffe; oltre a un’ubicazione degli edifici in zone ad elevato inquinamento ambientale.
«L’aria troppo secca, ad esempio, favorisce il contagio da influenza e da Covid», aggiunge il direttore U.O. Medicina del Lavoro dell’ASST Fatebenefratelli. «Pertanto è fondamentale mantenere il livello dell’umidità dell’aria in un range ottimale, compreso tra il 40 e il 60%».
A chi rivolgersi se si avverte uno stato di malessere
Quando si avvertono questi sintomi principalmente in un luogo di lavoro, è opportuno informare l’azienda e contestualmente il medico di medicina generale e il medico del lavoro. «Spetterà al responsabile della sicurezza dei lavoratori verificare se ci sono problemi di inquinamento o di areazione e apportare i correttivi necessari per avere qualità dell’aria, temperatura e umidità ottimali», fa notare Carrer.
Se invece si tratta di una abitazione malata, è compito dell’inquilino prendersi cura della qualità dell’aria della propria abitazione.
Che cosa dice la legge
Se a essere malato è l’ufficio, la legge non ammette errori. L’articolo 2087 del Codice civile obbliga il datore di lavoro a tutelare la salute dei propri dipendenti, mentre il decreto legislativo 81 del 2008 indica una serie di procedure da seguire per prevenire malattie e infortuni sul lavoro, compresi i danni da esposizione quando si tratta di sindrome da edificio malato.
Differente la situazione se si tratta di un’abitazione: non ci sono leggi, ma solo una regola di buon vicinato da rispettare.
Un sensore per prevenire la sindrome degli edifici malati
Contrastare la sindrome degli edifici malati è possibile con una accurata prevenzione. Fondamentale, dunque, mantenere gli ambienti puliti così come controllare gli impianti idraulici per evitare la formazione di muffe, parassiti e agenti patogeni che potrebbero poi essere inalati e provocare disturbi allergici», sottolinea Carrer.
«È bene avvalersi di sensori, anche a basso costo, in grado di tenere sotto controllo, oltre a temperatura e umidità, anche anidride carbonica, formaldeide e compositi organici volatili. In caso di valori elevati sarà possibile intervenire velocemente per correggere le anomalie e ridurre l’inquinamento».
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