Regionali, De Caro: Petitto non si tocca altrimenti si ridiscute tutto. Le zone interne? Strada tracciata, andiamo avanti – IL CIRIACO

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«Se si mette in discussione Petitto, si mettono in discussione tutti gli altri. Ma la sintesi non spetta a me. Confido nell’equilibrio di Cennamo, saprà decidere tra ambizioni tutte assolutamente legittime». Il parlamentare sannita Umberto Del Basso De Caro blinda la candidatura del suo riferimento provinciale Livio Petitto nella lista Pd. E sul futuro delle aree interne «Irpinia e Sannio vanno connesse con il Paese. La strada è tracciata, ora bisogna seguirla».

Il segretario Zingaretti ha prorogato l’incarico di commissario provinciale del Pd ad Aldo Cennamo. Ora deve tranquillizzarsi chi voleva per forza il congresso prima delle regionali?

«Che il congresso non poteva tenersi in questa fase, era evidente a tutti. Le scadenze per la presentazione delle liste sono praticamente dietro l’angolo, se si vota il 20 e 21 settembre, un mese prima bisogna chiudere sulle candidature. Il congresso si farà dopo e bene ha fatto il partito nazionale a confermare, nelle funzioni e nell’incarico, l’onorevole Cennamo che ha dimostrato di essere non solo una persona perbene, ma piena di equilibrio e saggezza. Gli ho sempre dato fiducia, e continuerò a farlo».

Sulle spalle di Cennamo e su quelle della direzione regionale, c’è l’onere di sciogliere il nodo delle candidature e di scontentare uno tra Petracca, Petitto e Ciarcia. C’è stato ieri il tentativo di mediazione con Orlando?

«L’incontro con il vicesegretario c’è stato, ma nelle scorse settimane. Voglio però chiarire che non ho mai posto ultimatum a nessuno e mi meraviglio molto che persone di esperienza possano leggere le cose in questi termini. Le aspirazioni sono tante, tutte legittime ma alla fine decide il Partito. Ci sarà un’istruttoria fatta dal commissario Cennamo e poi si arriverà ad una decisione. Il mio auspicio è che si arrivi a sintesi ad Avellino, altrimenti si farà a Napoli».

Se il partito blinda gli uscenti, quindi Petracca e D’Amelio, quali dovrebbero essere i criteri per scegliere le altre candidature?

«Ci sono equilibri interni noti a tutti. Il sottoscritto è l’unico parlamentare Pd per Irpinia e Sannio. Credo di dover essere quantomeno ascoltato. A sostegno della candidatura di Petitto poi ci sono il sindaco di Avellino, moltissimi amministratori, dirigenti di partito, segretari di circolo penso che siano la prima delle realtà. Poi ci sono altre aspirazioni che, ripeto, sono tutte legittime. Non spetta a me né stabilire criteri né fare sintesi».

Qualora Petitto, che è il candidato della sua area, dovesse essere estromesso dalla lista Pd, cosa accadrebbe?

«Il qualora non esiste, per me Petitto è già candidato e questo è più certo dell’esistenza di Dio. Non c’è discussione. Perché lui non dovrebbe esserne titolato e gli altri si? Se si mette in discussione lui, si mettono in discussione tutti gli altri. Personalmente ho grande fiducia nell’operato di Cennamo e nel suo saper essere equilibrato. Penso che saprà leggere la realtà del Pd irpino».

Al di là delle candidature, quale dovrebbe essere il ruolo dell’Irpinia e delle aree interne nel futuro della Campania?

«Dovremmo definire le funzioni territoriali come abbiamo scritto con i parlamentari meridionali del Pd in un documento che disegna il ruolo del Mezzogiorno e delle zone interne. Dobbiamo proseguire con l’opera di aprire il territorio connettendolo con il resto del Paese. Il collegamento con Roma e Napoli è essenziale, avere efficaci ed efficienti collegamenti viari e ferroviari e aree industriali attrezzate, è la premessa per lo sviluppo. Come si può pensare che un imprenditore venga ad Avellino e Benevento se non si determinano queste condizioni? La battaglia per le piattaforme logistiche, come quella di Flumeri, tiene conto che in quell’area c’è una destinazione importante ferroviaria con la stazione Hirpinia, e stradale con la Napoli-Bari e con l’asse Lioni-Grottaminarda- Contursi e quindi il collegamento con la Salerno-Reggio Calabria. Dobbiamo fare in modo che i nostri territori diventino appetibili per chi vuole investire, che deve trovare una sua convenienza con aree attrezzate e una legislazione fiscale vantaggiosa come quella delle Zone Economiche Speciali».

Le Zes sono state istituite, tre solo in Irpinia. Ora però dovrebbero partire.

«Vanno fortemente valorizzate per il nostro sistema produttivo. Questo è il lavoro che devono fare politica, istituzioni e associazioni di imprenditori. Personalmente vedo una speranza per le nostre zone, siamo rimasti in poco più di 700mila tra Irpinia e Sannio ma su un territorio vastissimo che è cerniera sulla dorsale appenninica Centro Meridionale. Benevento e Avellino collegano la Campania a Puglia, Basilicata, Molise. Sono direttrici di sviluppo trasversali lungo l’asse Tirreno Adriatico. Non a caso la Napoli Bari serve esattamente a questo, rendere centrale lo snodo Irpinia Sannio. Ecco perché è fondamentale che intorno a questi assi ferroviari si sviluppino le aziende. E’ evidente però che la piattaforma logistica non la fa un decreto, la fa il mercato. Nella scorsa legislatura da sottosegretario al Ministero delle Infrastrutture ho dato tutte queste risposte, ora dobbiamo proseguire sulla strada tracciata».

 



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