Biodigestore, Capaldo: su Chianche troppa fretta, ma quella scelta è un errore e va cambiata – IL CIRIACO

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Il gramsciano “ottimismo della volontà” per arrivare a cambiare una decisione semplicemente sbagliata. E che va inevitabilmente cambiata. Il fronte del no al Biodigestore di Chianche, però, conta anche sulla capacità di interlocuzione con chi ha gli strumenti per poter modificare questa scelta senza rinunciare, qualora fosse necessario, alla possibilità di inscenare azioni di forte protesta. E’ questo lo scenario che viene tratteggiato da Antonio Capaldo (foto winews.it), presidente dei Feudi di San Gregorio, un marchio che appartiene oramai al gotha dei produttori di vino. «Come abbiamo accolto – dice –  la notizia della scelta di Chianche? Sinceramente dopo tutto il lavoro fatto sul territorio e condiviso dall’opinione pubblica, dagli operatori del settore, dai comitati ed anche da alcuni rappresentanti delle istituzioni, non mi aspettavo questa accelerazione, anche perché ho saputo che c’erano delle candidature alternative meritevoli, per tutta una serie di ragioni, di essere valutate. Ecco perché non mi aspettavo questa accelerazione…».

Secondo lei per quale ragione c’è stata?

«Ci sarà stata, ma è una cosa del tutto legittima, una convergenza di interessi politici. Il punto è che non si tratta di una soluzione valida per un territorio che, ritengo, possa e debba valorizzare altre cose».

Sicuramente non un impianto di rifiuti…

«Non dubito che si tratti di impianti realizzati con la massima attenzione, il punto però è che la presenza di un impianto del genere abbia un significato quasi “controstorico” rispetto alle parole sulla valorizzazione del territorio e denoti un atteggiamento di demonizzazione verso l’uva bianca».

La decisione comunque è presta e a questo punto si attendono le contromosse: quale strategia avete in mente?

«Dobbiamo avere il giusto equilibrio e allo stesso tempo essere pronti a fare tutto il necessario. Con questo voglio dire che si può anche ripetere la bellissima manifestazione di qualche anno fa, ma credo che oggi sia necessario elevare il livello dei processi decisionali e fare in modo che ci sia l’ascolto dei produttori e dei cittadini durante l’iter amministrativo e tecnico».

A quale scopo?

«Dobbiamo capire bene quali saranno le conseguenze in tema di modifica del paesaggio e soprattutto per quale ragione quel sito è stato ritenuto il migliore in Irpinia per ospitare quel tipo di impianto. Sono convinto che se vogliamo investire sull’eno-turismo abbiamo la necessità di alzare il livello dell’interlocuzione e cercare di intervenire sulla decisione politica e su quella tecnica, spiegando soprattutto che esistono delle alternative».

Tante parole sul territorio da valorizzare e poi la politica decide in un altro modo, magari rifugiandosi dietro ai tecnici: vi sentite traditi?

«Non credo che esista una buona e una cattiva politica in ragione di una decisione. C’è la politica che ha deciso approfittando della presenza dei tecnici ma ci sono anche dei politici che non hanno partecipato alla decisione. Ma resta il fatto che si è deciso senza valutare altre ipotesi».

A fronte di una scelta fatta e della determinazione nel portarla a compimento, quanto siete ottimisti rispetto alla possibilità di riuscire a modificarla quella scelta?

«Saremmo dei pazzi se pensassimo di non farlo perché non ci sono le possibilità: quella scelta va cambiata perché è sbagliata e noi siamo convinti di poterci riuscire».

 

 



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