D’Angelo: “Avellino? Oggi manca il senso di appartenenza, quando c’ero io…”

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Hanno fatto clamore e spaccato di nuovo in due la tifoseria biancoverde le dichiarazioni rilasciate in un post sui social all’indomani del pareggio dell’Avellino a Cerignola.

Così Angelo D’Angelo, ex capitano dei lupi, aveva commentato l’1-1 al Monterisi: «Un giorno il presidente venne negli spogliatoi e ci disse che la domenica successiva avremmo dovuto vincere per forza perché, secondo lui, eravamo più forti. Un mio compagno di squadra si alzò e rispose: “Presidente, dove sta scritto che noi dobbiamo vincere per forza?”. È stato in quel momento che abbiamo capito che la vera vittoria non è solo sul campo, ma nella nostra testa. Da quella riposta cominciammo a costruire la nostra strada. Ci sono calciatori forti, con gli attributi; ci sono gli esempi, che trascinano. È una questione di mentalità vincente».

Intervistato da Il Mattino, D’Angelo è tornato su quel suo pensiero: “All’Avellino manca il senso di appartenenza. La prima cosa che si impara quando si arriva ad Avellino è che tutto passa, ma la maglia resta; che giocare nell’Avellino è un onore che comporta tanti oneri. Perinetti ha costruito un grande Avellino, ma bisogna andare a fondo e chiedersi perché non stia riuscendo a vincere il campionato. Quando c’ero io, se le cose andavano male la colpa era mia o al più di un paio altri calciatori e quando andavano bene il merito era di tutti. Era una sorta di giochino che a noi senatori piaceva moltissimo, toglieva pressione ai più giovani. Divido ancora la piazza? Sento ancora i ragazzi della Curva Sud. A me basta e avanza la loro riconoscenza e la loro amicizia. Mi scivola addosso chi mi attacca in maniera superficiale”.



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