Di Gianni Festa
C’eravamo già dentro fino al collo, alcuni sapevano, tutti tacevano. Su quella parte della “MalAvellino,” Istituzione Comune, su cui indaga la Procura, a cui rivolgiamo come cittadini l’azione di ripristino della legalità, semmai essa fosse stata violata, è doveroso chiarire: Punto primo. Siamo assolutamente rispettosi dell’art. 27 della Costituzione che testualmente recita: “La responsabilità penale è personale. L’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva”. Non è quindi nostro compito intentare processi o farne di sommari. Punto secondo: rivendichiamo il diritto di cronaca che trova i suoi fondamenti nell’art. 21 della Costituzione che così recita: “Tutti hanno diritto a manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e altri mezzi di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazione o censure…”. Fatta questa doverosa premessa chiariamo che questo è l’ambito dentro cui questa testata opera nel rispetto delle Istituzioni e solo per il bene di Avellino, senza accettare provocazioni o, peggio, scadendo con i toni utili solo a confondere le idee. Che cosa è quella “MalAvellino” che alimenta un chiacchiericcio pettegolo mentre si ha bisogno di verità? E’ semplicemente la storia di una città malversata dentro cui alcuni protagonisti, vecchi e nuovi, immaginando di godere di impunità, e talvolta con complicità istituzionali, si sono ritagliati uno spazio di immoralità agendo come comitati di affari nel proprio interesse e contro ogni tutela del cittadino. Questo ripetiamo da sempre con la nostra testata che, doverosamente, ha sollevato e denunciato alcune malefatte sul territorio cittadino. Abbiamo avvertito per tempo, con narrazioni, desunte da ciò che i nostri occhi hanno visto (speculazione edilizia, inosservanza delle regole di rispetto verso il territorio, rischio camorra con clan che operano nella città servendosi di manovalanza locale, costruzione di antenne abusive, distrazione di fondi e clientelismo a tutto spiano ecc…), con il solo scopo di tutelare la città. Oggi registriamo una prima svolta, descritta nei particolari e con cronaca rigorosa nelle pagine seguenti, e che offriamo ai lettori e alle loro coscienze per una valutazione di quella che denominiamo “MalAvellino”. Il mio ringraziamento va a chi ha reso possibile la costruzione di questo dossier, con il rigoroso esame dei fatti e con i commenti di intellettuali preoccupati per il degrado che ha raggiunto il nostro territorio. Concludo con le parole del vescovo di Avellino, Arturo Aiello, la cui riflessione è una perfetta sintesi di ciò che serve: la moralità nella politica e nelle istituzioni.
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