Bonus facciata, l’avvocato ed ex presidente del consiglio comunale di Solofra,Francesco Filodemo resta agli arresti domiciliari.
I giudici della Decima Sezione Tribunale del Riesame di Napoli hanno annullato parzialmente l’ordinanza emessa dal Gip del Tribunale di Avellino nei confronti dell’avvocato Francesco Filodemo, finito agli arresti domiciliari nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Avellino e dei militari del Nucleo Pef della Guardia di Finanza su una presunta truffa sui crediti del Bonus Facciate. Accogliendo parzialmente l’impugnazione del penalista Raffaele Tecce, i giudici del Tribunale della Libertà hanno annullato l’ordinanza per il capo di imputazione collegato alla truffa per il conseguimento di risorse pubbliche e l’autoriciclaggio. Confermato per il resto, ovvero l’accusa di riciclaggio contestata dalle indagini e alla base delle accuse contenute nell’ordinanza di misura cautelare firmata dal gip del tribunale di Avellino. Ridimensionato il quadro indiaziario nei confronti del professionista solofrano.
L’ordinanza di custodia cautelare degli arresti domiciliari chiesta dalla Procura di Avellino e firmata dal Gip del Tribunale di Avellino Francesca Spella per i delitti di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, impiego di denaro di provenienza illecita, riciclaggio ed autoriciclaggio di ingenti crediti di imposta, illecitamente acquisiti per inesistenti lavori edili relativi ai cosiddetti Bonus Facciata.
Il nome del professionista e’ finito nell’ indagine dei militari del Nucleo Pef di Avellino, in cui risultano coinvolte altre nove persone, indagate per riciclaggio dei proventi illeciti ottenuti e nei mesi scorsi si era già proceduto a sequestri da parte di Procura e Fiamme Gialle. Le indagini sono coordinate dal pm della Procura di Avellino Vincenzo Russo.
Oltre alla misura cautelare si e’ proceduto all’esecuzione di un decreto di sequestro preventivo della somma per 319.000,00,euro eseguito in via diretta, cioè mediante acquisizione delle disponibilità patrimoniali dell’indagato, ovvero per equivalente, cioè mediante apprensione di beni o altre utilità di cui il prevenuto abbia la disponibilità.